Finti agenti immobiliari: «paghi e poi spariscono». L’appello alle altre vittime | MaremmaOggi Skip to content

Finti agenti immobiliari: «paghi e poi spariscono». L’appello alle altre vittime

Contratto, chiavi e visita in casa: sembrava tutto regolare. Ma spariscono con la provvigione e nessuna ricevuta: «Aiutiamo chi ha paura di parlare»

GROSSETO. Una casa da prendere in affitto, pubblicizzata sui social. Una coppia pronta ad accompagnare l’aspirante inquilino a vederla. Solo che poi, una volta incassa la caparra e la provvigione, la casa sparisce. I due, un uomo e una donna che si presenta come broker, smettono di rispondere. 

Una storia di raggiri nel mercato degli affitti, che secondo la vittima non sarebbe un caso isolato. E della quale ci siamo già occupati qualche giorno fa.

Solo che ora, una donna che si è vista assottigliare il conto di oltre duemila euro, dopo aver sporto denuncia in questura, ha deciso di lanciare un appello alle altre vittime della coppia. Per spronarli a trovare il coraggio di farsi avanti. 

L’annuncio online e il primo incontro: «Sembrava un’agenzia vera»

Tutto sarebbe iniziato con un annuncio su Internet, pubblicato come fosse di una regolare agenzia immobiliare.
La vittima, Alessandra Salvaterra, entra in contatto con due persone che si presentano come broker: rispondono da un numero Whatsapp business, forniscono informazioni sull’immobile e fissano un appuntamento per visitarlo.

L’appartamento esiste davvero, è a Grosseto, e una delle due persone apre la porta con le chiavi.
«Ho pensato fosse tutto in regola – racconta Salvaterra – Nessun dubbio che stessi parlando con due professionisti del settore. La casa andava bene per le mie esigenze, quindi ho deciso di prenderla».

La firma del contratto e i soldi versati: 2.280 euro totali

Dopo alcuni giorni arriva la proposta di affitto. Pronta da firmare, comprensiva di tutti i dati.
Alla signora Salvaterra vengono chiesti 1.200 euro suddivisi in due pagamenti per i due mesi di affitto anticipato. «Mi è sembrata una richiesta normale, ragionevole – dice – Quindi ho pagato. Poi però, hanno voluto anche 1.080 euro di provvigione dell’agenzia che corrisponde al 15% del canone annuo, cifra presentata come standard».

La donna quindi, in totale ha versato 2.280 euro.

«Mi hanno detto che la ricevuta arrivava subito dopo, per quest’ultimo pagamento – spiega – Mi ripetevano: “ti arriva, ti arriva”. Ma non è mai arrivata».

I primi sospetti: «niente incontro con la proprietaria, poi spariti nel nulla»

Quando la donna chiede di incontrare la proprietaria, le viene sempre detto che non è possibile.
Ogni richiesta di documenti ufficiali viene rimandata. 

«Volevo parlarle – dice – Chiederle altre cose sull’appartamento. Ma la risposta che mi è stata data è che la proprietaria era partita, che non c’era». 

Nel frattempo, dopo l’ultimo pagamento, i due non rispondono più al telefono né ai messaggi.

«L’agenzia non esiste»: il controllo dei vicini e la denuncia in questura

I sospetti aumentano quando la vittima parla con i vicini di quella che doveva essere l’agenzia immobiliare. A Salvaterra era stato dato un indirizzo, al quale, però, ci sarebbe stato soltanto l’appartamento di un parente di uno dei due agenti. 
«Quando sono andata a cercarli, i vicini mi hanno detto chiaramente che non esiste nessuna agenzia in quel palazzo – spiega –  A quel punto sono andata in questura e ho fatto la denuncia».

Ad oggi, dice, nessuna ricevuta, nessun contratto valido, nessun contatto con la presunta proprietaria.

«Deridono e intimidiscono le vittime su Facebook»

Quando Salvaterra prova a chiedere pubblicamente spiegazioni, racconta di essere stata presa in giro sui social dalla persona coinvolta.

«Si sente al di sopra della legge – dice – Risponde ai commenti con toni sprezzanti. Mi ha anche accusata di non essere italiana, come se quello mi rendesse meno credibile e più attaccabile».

Un comportamento che, secondo la vittima, rivela il modus operandi: puntare su persone fragili, magari straniere o con difficoltà linguistiche.

Non è l’unico caso: «Ci sono altre vittime che non hanno denunciato»

Dopo aver raccontato la sua storia online, Salvaterra viene contattata da altre persone che avrebbero subìto lo stesso schema: un uomo grossetano, che non aveva trovato il coraggio di denunciare, un giovane ragazzo nigeriano, che non parla bene italiano e sarebbe stato facilmente convinto a non presentarsi alle forze dell’ordine.

«Ho capito che non sono sola  –  dice –  Ma molti non denunciano per paura o perché pensano che non serva a nulla».

«È un dovere civico»: l’appello pubblico

«Io lavoro da sempre nel sociale, come volontaria e attivista  – conclude Salvaterra  – È per questo che vado avanti: per proteggere chi non può farlo da solo. Non è più solo un problema mio, serve una rete per fermarli».

Chi ritiene di aver vissuto un caso simile può contattarla al: 329 – 783 3108. «Le persone che sono rimaste vittime di questa brutta situazione possono contattarmi – dice – Magari creiamo un comitato, o comunque proviamo a fare in modo che altri non ci caschino». 

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