GROSSETO. Svolta per Farmacie Comunali, la società che gestisce le sette farmacie pubbliche di Grosseto. Il socio privato Farvima, titolare del 49% del capitale, ha manifestato la volontà di vendere la propria quota.
La cessione aprirebbe al Comune la possibilità di acquistare l’intero pacchetto e riportare il servizio sotto controllo pubblico, tramite diritto di prelazione.
La struttura societaria vede oggi il Comune di Grosseto al 50,615%, il Comune di Scansano con una quota sotto l’1% e Farvima al 49%. Pur in presenza di maggioranza pubblica, i patti parasociali affidano al socio privato il ruolo gestionale e strategico, con delega operativa e amministratore delegato di nomina privata. Una governance che, nei fatti, ha garantito sinora efficienza e risultati economici, ma che consegna l’orientamento industriale dell’azienda quasi totalmente al partner minoritario.
La proposta Farvima e la posizione della giunta
La volontà di Farvima di dismettere il 49% ridisegna gli equilibri. L’azienda privata intende cedere le proprie quote, ma la giunta avrebbe già espresso orientamento contrario all’acquisto, invitando i consiglieri a votare no quando il tema approderà in aula.
Il passaggio decisivo sarà il consiglio comunale del 28 novembre, dove si dovrà scegliere se rinunciare alla prelazione lasciando l’ingresso a un nuovo soggetto privato, oppure assumere il controllo dell’intero pacchetto societario.
Grosseto Città Aperta: «Occasione storica per tornare al modello pubblico»
Sulla vicenda interviene Grosseto Città Aperta con una nota articolata che introduce un elemento nuovo: le cifre dell’operazione. La cessione sarebbe possibile a un prezzo di 7.686.582 euro, valutazione legata ai conti economici della società, che registra oltre 14 milioni di valore della produzione annua, una redditività stabile, con utili vicini a 1 milione di euro l’anno, equilibrio gestionale e performance consolidate.
Numeri che il gruppo consiliare giudica incompatibili con la narrazione della “operazione non sostenibile” attribuita all’assessorato alle partecipate. L’acquisto, sostiene la nota, potrebbe al contrario essere un investimento a ritorno costante e misurabile.
Grosseto Città Aperta pone una seconda questione politica: se il Comune diventasse proprietario al 100%, tutti gli utili tornerebbero direttamente nel circuito pubblico, con possibilità di reinvestimento nel welfare territoriale. L’ipotesi proposta è concreta: calmieramento dei prezzi dei farmaci, sostegno sociale, servizi socio-sanitari, progetti integrati con Coeso.
L’idea è semplice: trasformare il margine industriale in valore sociale, anziché distribuirlo tra governance e asset misto pubblico-privato.
Patti parasociali e governance: perché una quota al 100% cambierebbe tutto
Il cuore del dibattito politico è il controllo.
Oggi, nonostante la maggioranza pubblica, le linee gestionali sono in larga parte delegate alla componente privata. Con la dismissione del socio Farvima, il Comune potrebbe:
| Attuale assetto | Scenario con acquisto |
|---|---|
| maggioranza pubblica formale, gestione privata | 100% controllo pubblico |
| strategia in capo all’amministratore delegato privato | strategia e nomine integralmente pubbliche |
| utili reinvestiti parzialmente | utili reinvestibili totalmente nel welfare |
Per Grosseto Città Aperta si tratta di un passaggio storico — una seconda municipalizzazione dopo quella che, anni fa, aveva aperto al privato.



