GROSSETO. Un’assemblea pubblica gremita, dieci sindaci seduti in prima fila e il presidente della Provincia Francesco Limatola accanto ai relatori. L’incontro organizzato da Italia Nostra – sezione Maremma Toscana, con il patrocinio della Provincia, è diventato in poche ore un vero e proprio grido d’allarme contro quella che viene definita «la nuova speculazione dell’eolico industriale».
Il presidente di Italia Nostra, Francesco Pratesi, ha aperto i lavori ricordando che negli ultimi dodici mesi sulla Maremma «sono piovuti quindici progetti eolici industriali, oltre 150 aerogeneratori alti fino a 200 metri, distribuiti tra Castiglione della Pescaia, Orbetello, Scansano, Manciano e altre aree sensibili». Una prospettiva che, secondo l’associazione, rischia di alterare per sempre l’identità paesaggistica e agricola della regione, riconosciuta nel mondo per il suo equilibrio naturale e culturale.
Pratesi ha chiarito lo spirito dell’iniziativa: «Dare ai sindaci uno spazio libero da pressioni, dove affrontare con documenti e competenze le conseguenze reali di questi impianti e i tanti strumenti giuridici già a disposizione dei Comuni».
Le proiezioni e lo spettro dell’inquinamento: il caso tedesco e i rischi per terreni e fauna
Nel corso dell’incontro è stata mostrata la puntata delle Iene dedicata alla speculazione sulle rinnovabili. Il pubblico ha visto anche un secondo filmato, con studi scientifici condotti in Germania, che raccontano una realtà inquietante: erosione delle pale eoliche, rilascio nelle campagne di sostanze cancerogene come PFAS e Bisfenolo, contaminazione della fauna, soprattutto dei cinghiali, e dispersione di microplastiche difficili da rimuovere.
Una testimonianza che ha fatto da sfondo agli interventi tecnici, rafforzando il quadro di rischio già delineato nei mesi scorsi dagli ambientalisti.
Strumenti giuridici, avifauna, consumo di suolo e contraddizioni del green deal
Nel dibattito si sono alternati esperti di vari settori. L’avvocato Michele Greco ha spiegato l’evoluzione della giurisprudenza sulle energie rinnovabili e ha richiamato l’attenzione sulle fasi in cui i Comuni possono intervenire nei procedimenti autorizzativi nazionali. L’ornitologo Guido Ceccolini ha ricordato il valore unico dell’avifauna maremmano, spiegando come l’impatto delle pale sarebbe irreversibile soprattutto per i rapaci e lungo le rotte migratorie che attraversano la provincia di Grosseto.

Il professor Michele Munafò di ISPRA ha mostrato i dati relativi al consumo di suolo, un fenomeno legato non solo all’eolico ma anche all’espansione incontrollata di fotovoltaico e agrivoltaico. Ha parlato di un effetto cumulativo che somiglia più a un “assalto” che a una transizione ordinata.
L’ingegnera Monica Tommasi, presidente di Amici della Terra, ha evidenziato la contraddizione centrale del green deal: voler salvare l’ambiente sacrificando l’ambiente stesso. Ha ricordato che nella sola provincia di Grosseto sono arrivate richieste per 4.860 MW tra eolico, fotovoltaico e sistemi di accumulo, con il rischio di trasformare il territorio in una piattaforma industriale diffusa.
La coordinatrice Lucia Minunno, dal movimento TESS della Tuscia, ha raccontato come il Lazio abbia già vissuto le conseguenze di un approccio indiscriminato alle rinnovabili. Ha annunciato la presentazione in Parlamento, il prossimo 12 dicembre, di un piano alternativo che non consuma suolo agricolo e punta su una transizione energetica priva di speculazioni.
Il contributo economico è arrivato da Fabrizio Quaranta, che ha illustrato come la transizione energetica stia già costando all’Italia più di quanto restituisca in termini di riduzione effettiva delle emissioni globali.
Il ruolo dei sindaci e la posizione della Provincia: «Grosseto produce già più energia pulita di tutti»
Il presidente Francesco Limatola ha parlato a nome dei sindaci presenti, ricordando che la provincia di Grosseto è già oggi la prima in Italia per produzione di energia “pulita”. Ha definito «ingiusto» che proprio il territorio più virtuoso sia quello chiamato a sopportare il peso maggiore delle nuove installazioni.
Un messaggio che molti amministratori hanno accolto come una richiesta di equità e di pianificazione strategica, non di un rifiuto ideologico della transizione energetica.
Le conclusioni: «Difendere la Maremma significa difendere una storia millenaria»
Nelle conclusioni, Francesco Pratesi ha richiamato l’eredità morale di Italia Nostra: «Da settant’anni difendiamo la bellezza e la biodiversità di questa terra. Non possiamo accettare che per ottenere energia pulita per vent’anni si comprometta per sempre un territorio dalla storia millenaria».
L’assemblea si è chiusa tra applausi e molta preoccupazione. Perché il tema non è se produrre energia, ma a quale prezzo e con quale futuro per la Maremma.



