GROSSETO. Mancano neuropsichiatri infantili e vengono tagliate ore di educativa scolastica: è questa la drammatica fotografia della situazione in provincia di Grosseto e nell’Amiata.
Le famiglie denunciano tempi di attesa infiniti, certificazioni bloccate e sostegni scolastici ridotti anche del 40%.
«Ogni giorno perso per un bambino è un diritto negato» hanno ribadito le associazioni che questa mattina, lunedì 29, hanno organizzato una conferenza stampa per richiamare l’attenzione delle istituzioni.
La conferenza stampa delle associazioni
L’iniziativa è stata promossa dall’Associazione italiana persone con sindrome di Down – sezione Grosseto, con la partecipazione di Ironmamme Autismo, Unione italiana ciechi e l’associazione Pollyanna.
A portare testimonianze dirette sono state Sara Restante e Catuscia Forti, che hanno parlato di una vera e propria emergenza che mette a rischio il diritto allo studio e all’inclusione scolastica. Oltre a Cinzia Cottini, vicepresidente dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti di Grosseto.
Presente anche la neo assessora ai servizi sociali del Comune, Carla Minacci, che ha ascoltato le associazioni e promesso di interessarsi al problema.
Carenza di neuropsichiatri infantili
Il problema più grave è la drastica carenza di Npi (neuropsichiatri infantili). Attualmente i professionisti in servizio non bastano a coprire i bisogni di diagnosi e presa in carico dei minori.
Le famiglie segnalano tempi di attesa anche di un anno per una visita o un controllo, con conseguenze pesanti: diagnosi tardive, trattamenti riabilitativi interrotti e percorsi scolastici compromessi.
Chi ha la possibilità si rivolge al privato, chi non ce l’ha resta indietro: «una discriminazione inaccettabile» secondo le associazioni.
I tagli all’educativa scolastica
In molte scuole del territorio si registrano riduzioni fino al 30-40% delle ore di educativa scolastica, con bambini che hanno visto dimezzare il supporto.
Questo significa lasciare i più fragili senza assistenza proprio nelle ore cruciali della giornata, compromettendo il percorso di inclusione e il diritto sancito dalla legge 104/92 e dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità.
«Quando il Comune taglia le ore di educativa scolastica per mancanza di fondi dovute a tagli effettuati dal CoeSo, non sta facendo una scelta amministrativa neutra – dice Danila Montinaro dell’Aipd – sta violando un diritto fondamentale. L’educativa non è un servizio accessorio, ma rientra nei Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali e deve essere garantita per legge. Tagliare significa lasciare soli bambini e ragazzi fragili, costringere le famiglie a rinunciare al lavoro, aumentare isolamento e disagio».
Quasi 4 milioni di euro al Coeso
La quota pro-capite sociosanitaria che il Comune di Grosseto versa alla Società della Salute (COeSO) è 46 euro per abitante (riferimento: popolazione al 31/12/2023).
Per il Comune di Grosseto (81.608 abitanti) la quota totale prevista nel Bilancio COeSO 2024 è 3.753.968 euro.
«Lo voglio dire con chiarezza: i diritti non si tagliano per mancanza di bilancio. La Legge 104 e la Convenzione ONU parlano chiaro. Se le istituzioni locali non garantiscono il servizio, le famiglie hanno il dovere – e gli strumenti legali – per difendersi – aggiunge Montinaro – Ma non dovrebbe toccare a loro: è il Comune, insieme alla Regione e alla Società della Salute, a dover assicurare continuità e qualità. Ogni ora tolta non è un risparmio, è un danno inflitto ai nostri figli».
L’educativa scolastica rientra nei LEPS (Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali): ha quindi priorità assoluta. «Se il Comune non stanzia abbastanza, può/dovrebbe ridurre spese non essenziali per garantire i diritti fondamentali (es. eventi, spese di rappresentanza, consulenze esterne, ecc.) – aggiunge – Ci sono sentenze che hanno stabilito che i Comuni non possono giustificare i tagli ai servizi per disabili con “mancanza di fondi”: devono riorientare le risorse».
Le richieste delle associazioni
Dal tavolo della conferenza sono arrivate tre richieste precise:
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rafforzare subito l’organico dei neuropsichiatri infantili;
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ripristinare le ore di educativa scolastica tagliate;
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creare un tavolo permanente con Asl, Ufficio scolastico, Comuni, famiglie e associazioni per monitorare la situazione.
«Non si può risparmiare sui diritti dei bambini e dei ragazzi con disabilità – hanno ribadito –. La presa in carico non è un privilegio, è un diritto sancito dai Lea e dalla legge 104».
L’appello di Catuscia Forti
Catuscia Forti, segretario dell’associazione Pollyanna, ha spiegato: «Presa in carico significa seguire e supportare un bambino in modo continuativo. Le Ufsmia dovrebbero garantire questo percorso, ma oggi non riescono più a farlo».
Ha portato la sua esperienza personale: «Mio figlio ha potuto ricevere una diagnosi precoce e terapie tempestive. Oggi, invece, molte famiglie sono lasciate sole. Un bambino senza diagnosi non accede a logopedia, fisioterapia o terapie comportamentali. E chi interrompe i trattamenti rischia perfino di perdere le autonomie già acquisite».
Certificazioni e terapie bloccate
Dopo le dimissioni del dottor Ettore Caterino a maggio 2025 e con il nuovo primario (Bruno Sales) assente per malattia, certificazioni 104 e rinnovi sono rimasti fermi.
Sono in sospeso anche trattamenti logopedici e fisioterapici, mentre nell’Amiata da tre anni manca un terapista della neuropsicomotricità. Le famiglie denunciano inoltre difficoltà per ottenere presidi fondamentali come sedie posturali e tutori ortopedici.
Sara Restante: «Inaccettabile discriminazione»
Anche Sara Restante, referente di Aipd Grosseto, ha sottolineato come il problema stia creando una discriminazione economica tra famiglie: «Chi può si rivolge al privato, gli altri restano senza nulla. Non possiamo accettare che l’inclusione diventi un privilegio. Le istituzioni devono garantire a tutti i bambini le stesse possibilità. Vogliamo risposte anche dal Comune e dal Coeso».
Diritti violati
Le associazioni ricordano che questa non è una difficoltà tecnica, ma una vera violazione di legge.
«Lo Stato deve rispondere di ogni giorno perso dai nostri figli – hanno dichiarato –. Non sono privilegi, sono diritti fondamentali. Se non ci saranno soluzioni immediate, continueremo a denunciare pubblicamente e valuteremo azioni legali e istituzionali».
L’Asl: «In corso il rafforzamento del servizio»
L’Asl Sud Est spiega che sta provvedendo all’assunzione di nuovi medici e conferma la piena disponibilità al confronto.
«L’Azienda Usl Toscana sud est – si legge in una nota dell’azienda- conferma il proprio impegno per il rafforzamento dei servizi di Neuropsichiatria infantile sul territorio grossetano. In un contesto di difficoltà nel reperimento di nuove figure professionali, Asl Tse sta assumendo nuovi medici. Grazie alla Regione Toscana è stata approvato una procedura concorsuale esclusiva per l’azienda che permetterà di incrementare a breve termine i neuropsichiatri infantili nell’area provinciale grossetana».
«La Uoc diretta dal dottor Bruno Sales conferma che certificazioni e rinnovi sono possibili grazie al lavoro degli psicologi dell’Ufsmia grossetana.
L’Azienda Usl Toscana sud est ribadisce la propria disponibilità ad un confronto con le istituzioni e le associazioni locali al fine di modellare la propria risposta alla domanda di assistenza che proviene dal territorio, anche con riferimento a quegli aspetti, come l’assistenza scolastica, che non sono di sua diretta competenza».



