Dieta facile, tutti pazzi per la semaglutide: «Ma solo col medico» | MaremmaOggi Skip to content

Dieta facile, tutti pazzi per la semaglutide: «Ma solo col medico»

Settembre è il mese della ripartenza dopo le vacanze per rimettersi in forma. L’endocrinologo Alessandro Brancatella: «Farmaci sicuri che hanno anche effetti protettivi per altre malattie ma devono essere utilizzati secondo le prescrizioni: muovendosi e stando a dieta»
Nel riquadro l’endocrinologo Alessandro Brancatella

GROSSETO. Quante volte, alla fine di agosto, lo abbiamo detto: a settembre, mi metto a dieta e ricomincio ad andare in palestra. E ora che è quasi arrivato il momento di tornare alla routine con la voglia di affrontare l’autunno con nuove energie, ecco ripresentarsi lo stesso obiettivo.

Ma se fino a qualche anno fa, parlare di diete significava pensare solo al sacrificio del piattino con due foglie d’insalata e alla tristezza di una sala pesi o alla fatica dei primi passi per riprendere a correre, oggi ci sono alcuni farmaci che mese dopo mese, sono diventati sempre più rilevanti: sono quelli contro l’obesità, una delle sfide sanitarie più urgenti degli ultimi decenni.

Sfida che a Grosseto è ancora più difficile da vincere dal momento che le persone che presentano un peso ponderale eccessivo sono il 5% in più del resto della Toscana.

Grossetani che negli ultimi mesi si sono rivolti con sempre maggiore frequenza al dottor Alessandro Brancatella, endocrinologo che svolge la libera professione alla Salus a Grosseto e al Centro Costa D’Argento ad Orbetello.

La voce dello specialista

Il dottor Brancatella è un medico endocrinologo e diabetologo che si è specializzato alla scuola “Aldo Pinchera” di Endocrinologia di Pisa dove ha poi conseguito un dottorato di ricerca. Attualmente lavora come libero professionista in varie regioni: Toscana, Liguria e Veneto. Regioni nelle quali i problemi di sovrappeso sono presenti, se non in egual misura, ma comunque senza grandissimi scostamenti tra i numeri.

«Il maremmano medio ha una grande cultura del cibo, del mangiare bene e in abbondanza – spiega – ma non ho notato differenze sostanziali rispetto ad altre zone d’Italia. Il sovrappeso è presente ovunque (circa il 40% della popolazione italiana ha un eccesso ponderale) e, con esso, aumentano i rischi per la salute: malattie cardiovascolari, diabete, alcuni tumori. Per questo è un problema da affrontare seriamente. Da circa un anno abbiamo però due “armi” in più (recentemente l’obesità è stata riconosciuta ufficialmente come patologia cronica, ndr): la semaglutide e la tirzepatide, molecole molto efficaci nel favorire il calo di peso e con un profilo di sicurezza elevato, se utilizzate sotto controllo medico».

Una rivoluzione farmacologica

Fino a pochi anni fa, i farmaci per l’obesità erano spesso inefficaci o addirittura pericolosi. Basti pensare all’uso, oggi bandito, delle amfetamine. Ma oggi la situazione è radicalmente cambiata.

«La vera rivoluzione di semaglutide e tirzepatide – prosegue Brancatella – è che, nei pazienti idonei, non solo favoriscono un dimagrimento ma  ma hanno anche dimostrato di ridurre il rischio di eventi cardiovascolari (come l’infarto) e di sviluppare diabete. E, rispetto al passato, offrono una tollerabilità nettamente migliore. Naturalmente, come tutti i farmaci devono essere prescritti solo da uno specialista e inseriti in un programma di cura strutturato».

Questi farmaci agiscono riducendo il senso di fame e migliorando il controllo sull’alimentazione, favorendo quel “clic mentale”: muoversi di più, mangiare meglio e prendersi cura della propria salute.

Tuttavia, non sono bacchette magiche. «Il principio di base però non cambia – aggiunge – si dimagrisce se si assumono meno calorie di quante se ne consumano. Il farmaco è un aiuto importante, ma non sostituisce uno stile di vita sano: alimentazione equilibrata e attività fisica restano i pilastri di qualsiasi percorso di dimagrimento».

Vip in hotel con l’Ozempic e altre leggende

Negli ultimi mesi, anche grazie alla copertura mediatica e ai social, la conoscenza di questi trattamenti è aumentata.

«I pazienti arrivano talvolta già chiedendo la semaglutide – racconta – ma serve cautela: non tutti sono candidati adatti e la prescrizione deve seguire linee guida precise».

Quello che succede ad esempio negli Stati Uniti, dove l’Ozempic (nome commerciale della semaglutide) viene utilizzato da personaggi dello spettacolo con la leggerezza con cui si beve un bicchier d’acqua, è un esempio da non seguire.

«Negli Stati Uniti, ad esempio, la semaglutide è spesso utilizzata con troppa leggerezza. È un approccio sbagliato – spiega il medico – Il piano terapeutico deve essere fatto dal medico che deve seguire il paziente».

Qui invece, «Da una parte ci sono persone che arrivano già informate – spiega Brancatella – dall’altra chi ha paura del farmaco a causa di notizie distorte o poco affidabili».

Di informazioni errate, alimentate da fonti non mediche o da esperienze isolate, ne circolano tante.  «A volte si fa del vero terrorismo psicologico, parlando di rischi non confermati da studi scientifici – spiega il medico – Una corretta informazione e il supporto di uno specialista sono fondamentali: servono sia a evitare l’uso inappropriato in persone non idonee, sia a non escludere senza motivo pazienti con grave obesità e alto rischio cardiologico, per i quali il non intervenire è il vero pericolo».

Ma se chi assume il farmaco è seguito costantemente dal medico, può trarre reale beneficio. E non solo dal punto di vista estetico, ma soprattutto per la salute.

Costo e accessibilità: il pericolo della “golden dose”

Un altro ostacolo all’accesso a questo tipo di farmaci è il costo.

«Il trattamento può costare dai 200 ai 300 euro al mese, una spesa importante per molte famiglie – ammette – e al momento non è rimborsato dal Servizio Sanitario, nonostante l’obesità sia una malattia seria. La speranza è che in futuro possa esserlo almeno per i pazienti più a rischio».

Ed è anche in questo contesto che, a volte, nascono rischi legati all’uso improprio. Le penne pre-riempite di questi farmaci (si somministrano con iniezione sottocutanea settimanale, ndr) contengono una quantità leggermente superiore alle dosi standard, e una minima parte di farmaco rimane nella penna. Sui social questa rimanenza è stata ribattezzata “golden dose”.

«Estrarla è pericoloso – spiega – perché non si può sapere la dose esatta e perché, una volta aperta la penna, il farmaco perde efficacia in poco tempo. Siccome le penne esistono in vari dosaggi e a ogni aumento di dose corrisponde un prezzo maggiore, il modo sicuro per spendere meno non è improvvisare ma confrontarsi con il medico per trovare il dosaggio ottimale».

Ingegnarsi per estrarre quella piccola quantità, oltre a essere complicato, può essere inutile o persino dannoso.

Attenzione ai più giovani

Infine, un punto cruciale: i bambini. «La semaglutide è stata recentemente approvata dai 12 anni in su, mentre la tirzepatide resta indicata sopra i 18 anni – precisa –. Nei più giovani però la priorità deve essere educazione alimentare e movimento: è nell’infanzia che si pongono le basi della salute futura. L’obesità pediatrica è un problema in crescita e bisogna intervenire presto. Un bambino obeso rischia seriamente di diventare un adulto malato».

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