Corte tributaria a rischio chiusura: «Un danno per i cittadini» | MaremmaOggi Skip to content

Corte tributaria a rischio chiusura: «Un danno per i cittadini»

Avvocati e commercialisti uniti nel chiedere un intervento urgente della politica: «Contribuenti costretti ad andare fino a Pisa per discutere accertamenti da poche centinaia di euro»
Un momento del convegno: da sinistra Gianluca Ancarani, Paolo Mazzetti, Giovanni Puliatti e Alessandro Oneto

GROSSETO. Grande partecipazione e interventi di qualità al convegno “Riflessioni a margine della Riforma delle Corti Tributarie”, organizzato da Ordine degli avvocati e Ordine dei commercialisti nella Sala avvocati del tribunale.

Al centro del confronto, la riforma della Giustizia tributaria, prevista dalla Legge 130/2022, che introduce nuovi strumenti processuali e una magistratura tributaria professionale. Ma parallelamente a questi passi avanti, è emerso con forza un tema delicato e urgente: la possibile chiusura nel 2026 della sede della Corte di Giustizia Tributaria di Grosseto.

Su questo punto tutti i relatori hanno insistito: perdere questo presidio significherebbe allontanare la giustizia dai cittadini, rendendola meno accessibile e più costosa.

«Spostare la Corte lontano dai territori significa togliere diritti ai cittadini»

Il presidente dei Commercialisti, Paolo Mazzetti, ha espresso soddisfazione per il successo dell’incontro e ha ribadito il ruolo centrale di Grosseto nel dibattito fiscale italiano. «Il confronto di oggi è stato fondamentale. La riforma, con l’introduzione della magistratura tributaria professionale, impone una profonda riflessione non solo sui nuovi strumenti processuali – ha detto Mazzetti – ma anche sull’assetto territoriale e sui principi deontologici che devono guidare i rapporti tra Fisco e Contribuente. Grosseto si è dimostrata ancora una volta un punto nevralgico per il dibattito su temi di rilevanza nazionale».

Ma il passaggio più forte è arrivato dal presidente dell’Ordine degli Avvocati Alessandro Oneto, che ha espresso una preoccupazione netta e fondata.

«La chiusura della Corte – ha spiegato – limiterebbe la libertà di difesa dei cittadini. Non è accettabile che un contribuente di Grosseto, Orbetello o Arcidosso debba recarsi fino a Pisa per discutere un accertamento magari di poche centinaia di euro. La giustizia tributaria serve proprio a tutelare il contribuente dallo Stato, e togliere questo presidio significa indebolire quella tutela».

Un messaggio chiaro, comprensibile e diretto: un territorio senza Corte è un territorio meno protetto.

Una chiusura che peserebbe sulle imprese, sulle famiglie e sul tessuto economico

Da quanto emerso nel convegno, la chiusura della sede grossetana sarebbe un grave danno non solo per i professionisti del settore, ma per tutta la provincia. Vorrebbe dire costringere cittadini e aziende a percorrere centinaia di chilometri per far valere i propri diritti, con tempi più lunghi e costi più alti.

Ridurre la presenza dello Stato sul territorio, quando si parla di giustizia, significa rendere più difficile l’accesso al processo e scoraggiare chi vorrebbe contestare decisioni ritenute ingiuste. E tutto questo avverrebbe senza alcuna reale motivazione, se non quella di un riordino amministrativo che non tiene conto delle necessità della Maremma.

Al convegno una richiesta chiara: la politica deve muoversi, subito

Il convegno è stato aperto e moderato da Giovanni Puliatti, con la partecipazione del presidente del Consiglio di Presidenza Corte di Giustizia Tributaria Carolina Lussana. Un convegno che è servito non solo ad analizzare la riforma, ma evitare che Grosseto perda un presidio essenziale.

Dai relatori è arrivato un appello preciso: le istituzioni locali – sindaco, presidente della Provincia, rappresentanti parlamentari – devono prendere una posizione chiara e determinata. Serve che Grosseto si faccia sentire, che chieda risposte e che pretenda che la sede resti aperta.

La città non può affrontare questo passaggio in silenzio. Sarebbe un colpo al diritto di difesa dei cittadini, un arretramento per il territorio e un passo indietro sul piano dei servizi pubblici.

E questa volta non si parla di formalità o procedure: si parla del diritto di ogni contribuente di essere ascoltato e difeso a casa propria.

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