Coltelli in tasca, passamontagna e furti: la baby gang e le lacrime dei genitori | MaremmaOggi Skip to content

Coltelli in tasca, passamontagna e furti: la baby gang e le lacrime dei genitori

Un negoziante riconosce il 17enne che ha rubato due bottiglie di superalcolici e chiude la porta: il Nos della municipale interviene e avvisa il padre che risarcisce. Ma il ragazzino scappa: trovato in centro con un coltello e denunciato
Controlli della polizia municipale in via Roma (foto d’archivio)

GROSSETO. Passamontagna nero e guanti tutti uguali. Una specie di divisa. A Grosseto, la baby gang che da mesi si è fatta conoscere a suon di risse, bottigliate, coltellate, domenica 30 novembre si è ripresentata in via Roma.

Proprio dove la Prefettura ha intensificato i controlli nelle ultime settimane, la tensione è esplosa ancora una volta.

Il personale del nucleo di prossimità della polizia municipale, quella zona la controlla palmo a palmo ogni giorno. domenica c’erano anche i colleghi del Nos, il nucleo operativo sicurezza, in borghese. Sono stati loro a sentire delle voci concitate arrivare dal negozio multietnico che si trova nella via. 

Urla dal negozio, poi la corsa fuori: «Quello è tornato»

Erano da poco passate le 17 quando dal negozio multietnico di fronte alla ex agenzia delle entrate si è sentito gridare. Fuori, tre ragazzi – tutti minorenni, tutti già noti – si agitavano e urlavano. Dentro, uno di loro: voleva comprare qualcosa, o almeno così aveva detto entrando.

Ma i proprietari gli avevano sbarrato la porta: il giorno precedente quel ragazzo, grossetano di 17 anni, aveva rubato due bottiglie di superalcolici. Probabilmente, lo avrebbe fatto di nuovo, anche domenica. 

Avrebbe preso altre cose e se ne sarebbe andato. 

Gli agenti del Nos sono intervenuti subito. Prima hanno cercato di riportare la calma, poi hanno chiamato il padre del ragazzo. L’uomo è entrato nel negozio con il passo di chi sa già cosa sta per trovare. Il figlio diceva che voleva pagare, ma in tasca aveva solo 30 euro, mentre il conto da saldare era di 57. Quando il padre ha aperto il portafoglio e ha pagato di tasca propria, qualcosa si è spezzato.

L’uomo si è messo a piangere. Una scena dolorosa, sotto gli occhi degli agenti che provavano a convincere il giovane a seguirlo a casa.

La fuga con l’amico

La porta dell’auto era aperta. Bastava un passo. Gli agenti del Nos e il babbo del ragazzo sembravano averlo convinto a tornare a casa con il genitore. 
Invece il ragazzino è fuggito, spalleggiato da un amico che lo aspettava fuori. È sparito tra le vie del centro affollate di cittadini. 

Gli agenti del Nos si sono messi a cercarlo e qualche ora dopo lo hanno trovato in piazza San Francesco. In tasca aveva un coltello ed è stato denunciato. 

I commercianti bengalesi, dopo che il padre ha saldato il conto, hanno preferito invece non fare querela. 

Altro minore fermato

L’altro ragazzo coinvolto nella fuga è stato identificato dopo aver dato un nome falso. Anche lui minorenne, anche lui conosciuto. Sono stati chiamati i genitori: è arrivata la madre, in lacrime come l’altro padre. L’ha riportato a casa.

Non era la prima volta. Il gruppetto aveva cercato di scappare senza pagare dopo una cena in un ristorante giapponese. Anche lì, un genitore era tornato a saldare il conto. Come una scia di debiti morali e reali, lasciata tra tavoli, scaffali e marciapiedi.

«Rubano e si vantano»

Rubano al supermercato, rubano in negozi, rubano per sfida. Si vantano dei colpi, del fatto di essere stati affidati a comunità, di avere una denuncia sulle spalle. Girano con passamontagna e guanti tutti uguali, come una divisa non dichiarata.

Sono stati coinvolti in risse, piccoli furti, intimidazioni. Uno di loro è indagato anche per le rapine di Gallipoli insieme ad un altro grossetano, anche lui minorenne. Un altro diciassettenne invece, per quelle rapine, tentate rapine e aggressioni è finito in carcere

Una città che guarda e si interroga

Grosseto oggi non è spettatrice distratta. Le ultime ore hanno mostrato una scena che colpisce più dei furti: i genitori che piangono, i figli che scappano, gli agenti che trattengono la notte con le mani nude.

E una baby gang che sembra crescere nell’idea che il reato sia un distintivo, un racconto da fare al bar o nei parchi, tra l’odore del fumo e il metallo di un coltello in tasca o di qualche dose di hashish da spacciare. Perché tra i precedenti di alcuni di quei ragazzini, c’è anche questo. 

La città attende risposte. E sicurezza. Nel frattempo, resta l’immagine di via Roma: una porta chiusa, un padre che paga, un figlio che fugge.

 

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