Coldiretti: «A Manciano 66 allevamenti chiusi in 10 anni» | MaremmaOggi Skip to content

Coldiretti: «A Manciano 66 allevamenti chiusi in 10 anni»

Secondo il rapporto Ispra sono 3.300 gli esemplari di predatori, di cui quasi 2.400 nelle regioni della zona peninsulare
Le pecore vittime di predazione davanti al municipio di Manciano

GROSSETO. Portare in piazza le pecore uccise e lasciarle davanti all’entrata del municipio di Manciano, è stato un gesto forte, simbolico e dettato dalla disperazione. Coldiretti è tra le prime associazioni a intervenire cercando di dare al gesto degli allevatori Masala di oggi, 1° giugno, supporto con numeri e dati, per tentare di spiegare ancora meglio una situazione dai contorni sempre più cupi.

La presenza del lupo e dei predatori ibridi si è moltiplicata negli ultimi anni, così come il ripetersi di stragi negli allevamenti che hanno costretto alla chiusura molte attività e all’abbandono intere zone come quella quelle montane. Questo è quanto evidenzia Coldiretti Grosseto in seguito all’ennesima mattanza in Maremma a danno ancora una volta degli allevatori di Manciano Simone Masala e Carmelo Masala che hanno portato i capi vittime dell’attacco, in piazza.

Tante chiusure e predatori in aumento

«I numeri diffusi da Ispra nelle scorse settimane – spiega Milena Sanna, direttrice Coldiretti Grosseto – confermano che il lupo ormai, non è più in pericolo. A rischio estinzione ora ci sono gli allevamenti che oggi le leggi nazionali non tutelano affatto».

«Solo nel comune di Manciano – prosegue Sanna – in un decennio, hanno chiuso 66 allevamenti, uno su tre, con tutto ciò che ne consegue dal punto di vista economico, sociale e di tutela delle tradizioni e del paesaggio. Serve un vero e serio impegno delle istituzioni per arrivare alla definizione di un piano nazionale che guardi a quello che hanno fatto altri Paesi UE come Francia e Svizzera per la difesa dal lupo degli agricoltori e degli animali allevati».

La direttrice Sanna spiega che: «Il rischio vero oggi è la scomparsa della presenza dell’uomo delle montagne e delle aree interne per l’abbandono di tantissime famiglie, ma anche di tanti giovani che faticosamente sono tornati per ripristinare la biodiversità perduta con il recupero delle storiche razze italiane di mucche, capre e pecore».

3.300 gli esemplari dei predatori

La maremma con 1.270 allevamenti, 147 mila capi tra ovini e caprini, è la provincia più colpita dal fenomeno delle predazioni secondo una recente rapporto. Secondo il rapporto Ispra sono 3.300 gli esemplari di predatori, di cui quasi 2.400 lungo nelle regioni della zona peninsulare con una probabilità di presenza molto elevata in Toscana dove ha colonizzato quasi la totalità degli ambienti idonei.

«Il ritardo nell’affrontare il tema – spiega la direttrice Sanna – pregiudica la sua soluzione dopo che i risultati dell’indagine hanno fornito elementi utili ad una revisione delle politiche di conservazione. Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare le montagne e a garantire la bellezza del paesaggio. Senza i pascoli le montagne muoiono, l’ambiente si degrada e frane e alluvioni minacciano le città».

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