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Il ciclismo amatoriale fa i conti con l’antidoping

Ciolfi (Marathon Bike): «Un bene che i controlli si intensifichino. Ne va della credibilità del nostro sport. E della salute degli atleti»
Maurizio Ciolfi
Maurizio Ciolfi

GROSSETO. Ciclismo e agonismo sì, ma in sicurezza e nel rispetto delle regole. E soprattutto della salute degli atleti.

Alle corse di ciclismo amatoriale Uisp i controlli antidoping si intensificano e Maurizio Ciolfi, presidente del Marathon Bike, ne è felice.

«Con la gara ciclistica di mercoledì 25 maggio – afferma – abbiamo organizzato 334 manifestazioni tra ciclismo, podismo e camminate ludico motorie.  Un mercoledì di qualche settimana fa, all’ultima prova del Trittico di Maremma, abbiamo avuto il secondo controllo antidoping della nostra lunga storia, partita 18 anni fa. Il primo era stato al raggiungimento della 300 gare, il 18 agosto 2021 al Trofeo Paesetto».

«Ciò significa – afferma il patron del Marathon Bike – che abbiamo dovuto aspettare 17 anni per il primo controllo antidoping  e appena 8 mesi per il secondo. Questo cambio di rotta repentino è un bene per tutti: per noi organizzatori, per la gente che ci segue e ovviamente per gli atleti».

Ciolfi sull’antidoping: «Il vento è cambiato»

«Significa che il vento è cambiato – spiega Ciolfi – ci auguriamo che i controlli continuino con questo ritmo e che anzi si intensifichino».

«Se da una parte il controllo antidoping  prevede una procedura lunga e per certi versi invasiva per gli atleti sorteggiati,  è anche vero che è  necessario per dare più trasparenza e credibilità al nostro ambiente. L’intento ovviamente è anche quello  di scoraggiare chi cerca scorciatoie per arrivare a un risultato mettendo a rischio la  propria salute».

«Solo continuando così si potrà essere d’esempio per tutti e richiamare sempre più ciclisti alle nostre corse. Il nostro è uno sport amatoriale e solo attraverso la lotta al doping si può dare spazio ai veri valori sportivi dei vinti e dei vincitori e di tutto l’ambiente cicloamatoriale».

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