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Centro storico, scoppia la “guerra” tra commercianti

Il caso del bar Perugina: eventi regolari, ma in cinque settimane controlli a ogni aperitivo. Glovi: «Sono deluso dai miei vicini di attività»
Il bar Perugina durante un evento e Guglielmo Glovi
Il bar Perugina durante un evento e Guglielmo Glovi

GROSSETO. «Io investo in centro storico e sono gli stessi commercianti intorno a me a remarmi contro». È amareggiato Guglielmo Glovi, che da qualche mese ha rilevato lo storico bar Perugina. L’imprenditore investe sul territorio da anni e mai si è trovato in una situazione del genere.

«Il Comune fa bandi per incentivare gli investimenti nel centro della città, c’è un Ccn dove tutti si fanno in quattro per provare a salvare questa zona, centro storico a cui tutti dovrebbero essere affezionati, ma con personaggi di questo calibro al commercio, tutto diventa vano. Anche io nel mio piccolo ci provo e, per fare i miei eventi, fra Siae, marche da bollo, impatto acustico e permessi vari ho speso più di mille euro – dice  – poi mi trovo le forze dell’ordine davanti al locale perché qualcuno ha chiamato dicendo che la musica è troppo alta alle 18.15 del pomeriggio».

L’imprenditore: «Ho i permessi in regola»

Glovi nel suo locale ha deciso di organizzare qualche evento per l’orario dell’aperitivo, con un po’ di musica fino alle 22. Una scelta che qualcuno dei suoi vicini di attività non ha visto di buon occhio e ha iniziato a chiamare le forze dell’ordine, che, giustamente, sono intervenute.

«Avere la pattuglia davanti al locale non è una bella pubblicità, ma fortunatamente sia gli agenti che i militari mi hanno sempre ascoltato e hanno compreso bene la situazione – dice l’imprenditore – perché ho tutti i permessi in regola per fare i miei eventi ed essere “boicottato” da altri commercianti è veramente molto deludente. Capisco se avessi organizzato un rave party o avessi avuto una marea di gente a pogare dentro il locale, ma per un po’ di musica anni ’80 suonata da professionisti locali, in orario di aperitivo mi pare esagerato».

Questa situazione per Glovi è molto pesante, anche perché nelle ultime cinque settimane a ogni evento ha ricevuto un controllo dalle forze dell’ordine. Si è quindi dovuto fermare dal lavoro per mostrare che fosse tutto in regola. E lo era, visto che ha i permessi fino alle 22.

«I militari o gli agenti, una volta ricevuta la chiamata, non possono far altro che intervenire e credo che abbiano cose più serie a cui pensare rispetto al mio locale che fa un po’ di musica per ravvivare una zona dimenticata dall’allegria – dice l’imprenditore – io non ce l’ho in alcun modo con le forze dell’ordine, ma mi lascia molto deluso il comportamento di chi, come me, ha un’attività in centro. Tutti ci facciamo in quattro per animarlo e questa è la risposta degli altri commercianti».

Il controllo dell’Arpat e la comunicazione fra uffici

Le forze dell’ordine durante gli interventi non sono dotate di un fonometro e per analizzare il livello del suono è necessario contattare il Comune e chiedere l’intervento dell’Arpat. Ma se il riscontro dimostrasse che Guglielmo non aveva la musica troppo alta, il segnalatore dovrebbe pagare l’intervento, che si aggira intorno ai 450 euro.

«Ripeto che le forze dell’ordine mi hanno ascoltato e hanno capito bene la situazione – dice Guglielmo – e quello che mi dà fastidio è che io, nel mio piccolo, sto investendo nel centro e che chi lavora vicino a me mi mette i bastoni fra le ruote».

La deroga e i permessi vengono rilasciati dal Comune e Guglielmo ha ricevuto controlli, oltre che dai carabinieri e dalla polizia, anche dalla polizia municipale, che risponde direttamente all’ente. Dai controlli degli agenti e dei militari è risultato che tutto fosse a norma. Esisterebbe anche un modo per verificare la situazione prima dell’intervento e spesso le forze dell’ordine effettuano il controllo sia a priori che sul posto, per controllare al meglio la situazione.

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