FOLLONICA. Il caso politico esploso nell’ultima seduta del consiglio comunale non si placa. Dopo il duro intervento in aula, Riccardo D’Ambra passa ai fatti e deposita una memoria formale indirizzata al presidente del consiglio Alberto Aloisi, al sindaco Matteo Buoncristiani, al segretario comunale Marianna Masella, ai consiglieri e, soprattutto, alla Prefettura di Grosseto. Un documento che suona come una lezione.
Nel documento D’Ambra contesta sia l’ammissibilità che il contenuto dell’ordine del giorno presentato dai capigruppo di maggioranza sul presunto «mutato assetto della maggioranza consiliare».
Durante l’ultimo consiglio comunale del 5 dicembre scorso, infatti, il capogruppo di Fratelli d’Italia Jacopo Ricceri ha presentato un ordine del giorno per chiedere ufficialmente l’esclusione di Riccardo D’Ambra dalla maggioranza. La richiesta portava la firma dei tre capigruppo di maggioranza.
«Atto non conforme al regolamento: riguarda solo dinamiche interne»
Nella memoria, D’Ambra sostiene che l’ordine del giorno sia privo dei requisiti richiesti dal regolamento comunale. Secondo l’articolo 20, infatti, gli ordini del giorno devono riguardare questioni di interesse generale per la comunità, con valore politico o sociale.
«L’atto non riguarda alcun tema di interesse generale – scrive – non ha riflessi sulla comunità locale e non contiene proposte politiche. Si limita a trattare dinamiche interne della maggioranza e il funzionamento delle commissioni». Per questo, sostiene che lo strumento sia stato utilizzato «in modo improprio».
«Non ho mai lasciato la maggioranza: nessuno può attribuirmi una collocazione politica»
Uno dei passaggi più duri riguarda la frase contenuta nell’ordine del giorno secondo cui il consigliere «deve ritenersi formalmente non più parte della maggioranza consiliare».
D’Ambra respinge totalmente questa ricostruzione: «Non esiste alcun atto formale con cui io abbia dichiarato di collocarmi all’opposizione o di uscire dalla maggioranza. La collocazione politica di un consigliere è una prerogativa personale, tutelata dal principio di libertà del mandato elettivo. Nessun organo può revocarla o attribuirla unilateralmente». Per questo, definisce quella frase «priva di valore giuridico».
«Accuse gravi e immotivate: mai mancata la lealtà al programma elettorale»
Il consigliere contesta poi le espressioni usate nel testo dell’ordine del giorno, che farebbero riferimento a presunte condotte «dolose», «ostruzionistiche» o di «inazione». «Sono accuse gravi e immotivate – scrive – che non trovano alcun riscontro nella lealtà che rinnovo al programma per il quale abbiamo chiesto la fiducia ai follonichesi».
Commissioni in orari di lavoro: «Convocazioni in violazione del Tuel»
D’Ambra richiama anche l’articolo 38 del Tuel: nei comuni sotto i 15.000 abitanti le sedute di consigli e commissioni dovrebbero tenersi «preferibilmente in orari non coincidenti con gli impegni lavorativi».
Secondo lui questo non sarebbe avvenuto: «Commissioni e consigli sono sempre stati convocati in orario di lavoro, rendendo difficile la mia presenza. Inoltre, sono stato espulso dai gruppi WhatsApp in cui venivano comunicati giorni e orari delle convocazioni».
Una scelta che, sostiene, avrebbe inciso sulla possibilità di partecipare, ma non sulla sua collocazione politica: «Le assenze non costituiscono motivo per definire l’appartenenza di un consigliere».
«Uso distorto dell’ordine del giorno: un precedente pericoloso»
Il consigliere ritiene che l’atto presentato dalla maggioranza abbia un carattere «accusatorio» e configuri una «forzatura impropria» dello strumento.
«L’ordine del giorno tenta di impegnare il presidente del consiglio ad avviare verifiche sulle commissioni basandosi su una presunta modifica della maggioranza non dichiarata» scrive.
Una scelta che, a suo giudizio, rischia di creare un precedente pericoloso, perché utilizza l’ordine del giorno per disciplinare dinamiche interne e non per affrontare questioni d’interesse pubblico.
La richiesta: «Non discutere l’ordine del giorno»
La memoria si conclude con una richiesta precisa: «Che l’ordine del giorno non venga portato in discussione in consiglio comunale».
D’Ambra chiede inoltre che la sua memoria venga allegata agli atti del consiglio. Il caso, già caldo in aula, ora arriva anche alla prefettura. E promette di far discutere ancora.




