Caccia alla pavoncella: le associazioni diffidano la Regione Toscana | MaremmaOggi Skip to content

Caccia alla pavoncella: le associazioni diffidano la Regione Toscana

Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Lipu e Wwf diffidano la Regione Toscana per l’autorizzazione alla caccia alla pavoncella: «decisione politica che esclude la scienza». Chiesta la revoca immediata
Un esemplare di pavoncella

GROSSETO. Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Lipu e Wwf Italia hanno inviato una diffida formale alla Regione Toscana dopo la decisione di autorizzare la caccia alla pavoncella, specie considerata in declino.

Secondo le associazioni, la Regione avrebbe adottato questa scelta basandosi su una norma recentemente modificata che «antepone la politica alla scienza», equiparando il parere del Comitato tecnico faunistico venatorio nazionale (Ctfvn) – definito come organo a orientamento politico – a quello di Ispra, l’ente tecnico-scientifico nazionale.
Una modifica che, sostengono, «elimina di fatto ogni contributo scientifico indispensabile per valutare gli impatti della caccia sulla biodiversità».

«Scavalcato il ruolo di Ispra»

Le associazioni puntano il dito contro la scelta della Toscana di avvalersi della nuova norma, arrivando – affermano – a «strumentalizzarla per cancellare completamente il ruolo di Ispra, unico garante tecnico previsto dalla normativa nazionale e dalle direttive europee».

Per gli ambientalisti, la decisione «mina il principio di precauzione e apre la strada a provvedimenti basati su interessi politici e venatori, anziché su evidenze scientifiche».

Chiesta la revoca immediata del provvedimento

La specie, ricordano, era già stata esclusa dall’attività venatoria negli ultimi anni grazie a richieste dell’Unione europea e a ricorsi delle stesse associazioni ambientaliste.

Con la diffida, i gruppi chiedono alla Regione la revoca immediata dell’autorizzazione alla caccia, il ripristino del primato tecnico-scientifico nelle decisioni sulla fauna e anche il rispetto di norme nazionali ed europee a tutela del patrimonio naturale.

«In gioco non c’è solo la sopravvivenza di una specie – concludono – ma la credibilità delle istituzioni e il rispetto delle regole».

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