Bilancio vendemmia, tra piogge, cali e qualità del vino | MaremmaOggi Skip to content

Bilancio vendemmia, tra piogge, cali e qualità del vino

I temporali hanno complicato la raccolta: aziende divise tra difficoltà e ottimismo. L’Ansonica si conferma vitigno chiave del vino toscano. Cosa dicono i produttori
Sa sinistra: Francesco Taviani, Luca e Lorenzo Scotto e Riccardo Lepri
Sa sinistra: Francesco Taviani, Luca e Lorenzo Scotto e Riccardo Lepri

GROSSETO. La vendemmia in Maremma è quasi giunta al termine, ormai mancano una manciata di giorni alla fine. In alcune zone della provincia già si parla di un’annata ottima, che potrebbe regalare soddisfazioni al palato. Ma le continue piogge hanno dato fastidio a qualcuno.

«Per noi la vendemmia è diversa perché lavoriamo con vitigni precoci e quindi iniziamo molto prima. Per quanto riguarda il meteo, spesso quello che vale per gli altri non vale per noi – dice Riccardo Lepri, titolare di Tenuta Montauto, che si trova a Manciano – Abbiamo avuto un’ottima escursione termica, ma è stata abbastanza difficile: da un lato perché facciamo una raccolta manuale e dall’altro perché, durante la seconda parte della vendemmia, le piogge ci hanno dato fastidio».

Nella zona del Montecucco – quindi Cinigiano, Seggiano, Castel del Piano, Civitella Paganico, Arcidosso, Roccalbegna e Campagnatico – si osserva una riduzione media dei volumi di produzione fra il 20 e il 30%. Ma l’andamento climatico, rispetto agli ultimi tre anni, è stato più regolare: l’estate è stata molto meno calda rispetto agli anni passati e accompagnata da piogge più distribuite.

Come il tempo incide sull’uva

Non si può parlare di vendemmia senza citare il tempo, perché insieme al terreno e all’altezza del vitigno regala tante caratteristiche all’uva: freschezza, intensità, aromi e profumi.

Per esempio, se piove troppo poco prima della vendemmia, sorge il rischio che si perdano un po’ di aromi; mentre se piove poco in estate o in primavera, il vino potrebbe risultare molto più intenso, quasi concentrato.

«Noi abbiamo avuto una buona escursione termica, ma nella seconda parte della vendemmia le piogge hanno complicato un po’ il tutto – dice Lepri – Abbiamo avuto meno in termini quantitativi, ma per quanto riguarda la qualità sembra essere molto promettente. Su questo, però, è ancora troppo presto per esprimersi».

Il vino si fa in vigna o in cantina?

In alcune zone la raccolta è stata molto difficile e questo riporta al dubbio che da secoli attanaglia l’enologia: il vino si fa in vigna o in cantina? La risposta è: dipende. Dipende proprio da tutte le variabili che si trovano in vigna, fra cui la pioggia.

«Quest’anno la vendemmia è stata molto complicata: fino al 20 di agosto è andata bene, ma poi le piogge torrenziali ripetute non hanno permesso alla vigna di recuperare – dice Luca Scotto, titolare dell’azienda Santa Lucia che si trova a Monte Argentario – Dalla prima fase ci aspettiamo ottimi risultati, ma per le uve della seconda fase tutto è in mano all’enologo e non prevediamo vini da invecchiamento. L’unica certezza è che lavoreremo sodo affinché i nostri prodotti rispettino i nostri standard qualitativi».

Le zone più clementi

Per molti la seconda parte della vendemmia ha significato la distruzione di un duro lavoro, raccolto a incastri fra una pioggia e l’altra. Per altri, però, la situazione è stata ben diversa: chi ha concluso la raccolta prima del peggioramento del meteo si ritrova con uve molto interessanti.

Infatti, nella zona del Montecucco, dove molte imprese hanno terminato la vendemmia prima del 20 agosto, la situazione è stata ben diversa.

«Quest’anno abbiamo avuto un andamento climatico più regolare rispetto alle ultime tre vendemmie, con un’estate meno estrema e, in particolare, un luglio e un agosto miti. Abbiamo avuto piogge che sono arrivate nei momenti giusti, senza eccessi né eventi dannosi – dice Giovan Battista Basile, presidente del Consorzio di Tutela – Tutto questo ci ha permesso di portare in cantina uve sanissime, con acini piccoli e buccia ricca di estratti polifenolici, perfetti per ottenere vini longevi e di struttura».

«Per quanto riguarda la mia azienda, abbiamo iniziato la raccolta l’8 settembre con il Merlot, poi il Vermentino e infine il Sangiovese in due fasi, per aspettare il giusto punto di maturazione – conclude – In molti, come me, hanno chiuso la vendemmia intorno al 20 settembre, giusto prima delle precipitazioni di fine mese. È un’annata eccellente: clima equilibrato, nessun problema fitosanitario, uve belle e sanissime, con buone acidità e un grande potenziale per l’affinamento».

Nell’area di Campagnatico si è osservata qualche difficoltà in più, soprattutto nei vigneti biologici, a causa di episodi di peronospora primaverile – una malattia della vite causata da un fungo. Ma l’allarme è subito rientrato e le uve portate in cantina hanno mostrato grande concentrazione e un ottimo stato sanitario.

Il futuro? L’Ansonica

La Maremma è molto vocata per i vini, rossi o bianchi che siano, ma c’è un vitigno in particolare che qui trova la sua massima espressione: l’Ansonica. Una vite che per anni è stata dimenticata, ma che oggi si sta conquistando la sua fetta di mercato. Ha inoltre una buccia resistente, che la protegge dalla pioggia.

«Amo sperimentare e l’Ansonica, per questo ho collaborato con altre aziende del territorio in tre zone diverse: una a Ribolla, una a Capalbio e una a Manciano. E non posso che essere soddisfatto di questa vendemmia: le uve erano tutte molto sane e dai mosti sembrano anche molto interessanti – dice Francesco Taviani, piccolo produttore e appassionato di vitigni reliquia – Quest’anno ho intenzione di sperimentare con due filosofie diverse, una mirata al futuro e l’altra al passato».

Per Taviani, l’annata è andata molto bene, anche perché luglio e agosto hanno tamponato un giugno molto afoso.

«L’Ansonica regge bene anche la pioggia: a Capalbio abbiamo vendemmiato dopo le precipitazioni e l’uva non ne ha risentito, anche a Manciano ha retto bene nonostante i 120 millimetri di acqua caduti – continua – Credo che per questo vitigno ci siano presupposti molto interessanti per quest’anno e spero di avere un ottimo confronto con quello prodotto nel 2024. La mia missione è quella di restituire dignità ai vitigni dimenticati e vocati della nostra zona, per proporre al mercato cose diverse e fatte bene».

Un settore che affronta l’ennesima crisi

Dazi e instabilità economica hanno tirato un brutto scherzo al settore dell’enogastronomia. Per molte aziende del territorio, questo colpo del maltempo è stato l’ennesimo duro colpo da incassare.

La situazione economico-finanziaria e la crisi rendono difficile per i consumatori acquistare beni e molte persone si trovano costrette a rinunciare a un piccolo piacere, come un calice di vino. E questo incide molto sulle aziende produttrici.

«Abbiamo lavorato sodo per 12 mesi e poi abbiamo visto tutto rovinarsi negli ultimi giorni di vendemmia. Questo perché la campagna è figlia del meteo e ogni anno ci troviamo a sperare che l’ultimo mese di vendemmia sia clemente – dice Scotto – Speriamo che la situazione economico-finanziaria si risolva e ci dia una mano. Questi ultimi due anni sono stati molto difficili, anche per situazioni che non ci competono».

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