Auto clonate, nei guai anche un artigiano di Gavorrano Skip to content

Auto clonate, nei guai anche un artigiano di Gavorrano

In quattro all’obbligo di dimora: sono accusati di ricettazione, falso e favoreggiamento. L’indagine della polizia stradale cominciata dopo il furto di una Opel
Una pattuglia della polizia stradale

GROSSETO. In quatto all’obbligo di dimora e di presentazione alla polizia: è finita con un’ordinanza cautelare emessa dal tribunale di Viterbo, l’indagine della polizia stradale di Grosseto e Viterbo, per quattro uomini, accusati di ricettazione di auto, falso e favoreggiamento

Sulle tracce di un’auto rubata

L’indagine della stradale di Grosseto era cominciata la scorsa estate quando i poliziotti, insieme ai colleghi di Viterbo, avevano sequestrato un’auto di grossa cilindrata, una Opel Insignia, che risultava essere stata “clonata” e nazionalizzata presso la Motorizzazione civile di Agrigento. L’auto, arrivata dalla Spagna, apparteneva a una società di Agrigento che ne aveva denunciato il furto. Sull’auto sequestrata era stato punzonato un numero di telaio appartenente ad un veicolo regolarmente circolante in Spagna, creando così un clone di quell’auto, mentre il telaio originare era quello della vettura rubata.  I documenti, quindi, erano stati falsificati

L’auto rubata era stata poi intestata alla moglie dell’acquirente finale, dopo essere stata fittiziamente intestata a una società di compravendita. A fare da intermediario a questo affare, sarebbe stato un 47enne di Gavorrano, proprietario di un’officina di autodemolizioni

Auto rubate rivendute in tutta Italia

I poliziotti della stradale, dopo la segnalazione ricevuta dai colleghi di Agrigento, si sono messi sulle tracce della banda: nel registro degli indagati sono finiti i nomi dell’amministratore delegato della società che si era intestata fittiziamente l’auto, un 68enne della provincia di Viterbo, un albanese di 38 anni, marito della donna alla quale era stata intestata l’Insignia, un 24enne e un 36enne di Viterbo e il 47enne di Gavorrano.

Per quattro di loro, il giudice ha disposto la misura cautelare dell’obbligo di dimora e della presentazione alla polizia

L’uomo di origini albanesi si era innamorato di quell’Opel insignia e aveva deciso di acquistarla: era nell’officina di un carrozziere siciliano e, per acquistarla e pagarla a rate, si era rivolto al proprietario della società di compravendita di Viterbo. I soldi pattuiti per la consegna, li aveva dati in contanti all’uomo, che li aveva fatti arrivare al carrozziere siciliano grazie ad alcuni camionisti, che ritiravano il contante al casello di Orte

Il passaggio di proprietà, hanno scoperto poi gli uomini della stradale, era stato fatto in un’agenzia di pratiche auto di Grosseto. A portare i documenti era stato l’autodemolitore di Gavorrano. 

Auto di lusso vendute su Internet

Non c’è stata solo l’Insignia a finire nel mirino degli investigatori: pochi mesi dopo, la stradale riceveva un altra richiesta di accertamento, questa volta arrivata da Venezia, per una Bmw distrutta da un incendio che era stata messa in vendita sul sito Autoscout24. Ma la vettura finita su Internet, sebbene avesse lo stesso numero di targa di quella distrutta dall’incendio, era in perfette condizioni. Era stata riparata e riverniciata di bianco. 

L’uomo al quale era intestata l’auto, però, non sapeva nulla degli incidenti: la vettura era stata intestata al proprietario della Bmw da un altro appartenente alla banda, che aveva utilizzato un’agenzia di pratiche auto questa volta di Orbetello. 

Pochi giorni dopo, la stessa Bmw era stata rimessa di nuovo in vendita sul web. Gli indagati, intercettati dalla polizia stradale, volevano disfarsi di quell’auto. La stradale, poco dopo, ha trovato e sequestrato anche la Bmw che era stata portata all’autodemolizioni di Gavorrano, di proprietà dell’unico indagato maremmano. 

Poco dopo, la Bmw era stata portata a Roma, in un parcheggio al servizio dell’aeroporto e lì è stato sequestrato dalla stradale che hanno così scoperto come anche quell’auto era stata rubata

Ruoli precisi e prestanome: sgominata la banda

Ruoli precisi, prestanome per non farsi scoprire, guadagni ingenti: sono queste le caratteristiche della banda scoperta dalla polizia stradale, caratterizzata – scrive il giudice del tribunale di Viterbo Giacomo Autizi – da professionalità. In particolare, deve essere considerata la precisa suddivisione dei ruoli, l’uso di prestanome per nascondere le operazioni, la presenza di soggetti terzi che si prestano a fornire false dichiarazioni in loro favore, la disponibilità di luoghi per l’occultamento dei veicoli lo scaltro utilizzo delle utenze per evitare le intercettazioni, la disponibilità di contatti con soggetti che hanno capacità tecniche per modificare i telai». 

C’è, secondo il magistrato, il pericolo di reiterazione dei reati. Per questo il giudice ha disposto l’obbligo di dimora e la presentazione alla caserma dei carabinieri per la firma. 

 

Autore

  • Francesca Gori

    Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

    Visualizza tutti gli articoli

Riproduzione riservata ©

Condividi su

Articoli correlati

Reset password

Inserisci il tuo indirizzo email e ti invieremo un link per cambiare la tua password.

Powered by Estatik