GROSSETO. Ci sono storie in cui le pareti di una casa non proteggono, ma trattengono. Storie in cui l’intimità familiare diventa terreno di paura e resistenza, più che rifugio. A Grosseto, secondo l’ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari Giuseppe Coniglio, questa sarebbe la fotografia di una convivenza divenuta insostenibile.
L’indagato è un giovane di 26 anni, difeso dall’avvocato Thomas Vignoli, che abita con i genitori e i fratelli, per il quale la magistratura ha disposto l’allontanamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati da madre, padre e fratelli, con distanza minima di 500 metri.
Un provvedimento che arriva dopo anni di tensioni, litigi, minacce e presunte aggressioni, documentate da denunce, testimonianze e interventi delle forze dell’ordine.
Le accuse: colpi, urla, oggetti scagliati e paura quotidiana
Secondo la ricostruzione dei carabinieri, ai quali erano state presentate diverse denunce, il ventiseienne avrebbe più volte reagito con violenza ai familiari conviventi. Si parla di spintoni alla madre, minacce al padre, litigi ripetuti con i fratelli fino ad arrivare a episodi fisicamente più gravi: un pugno al padre nel maggio 2025, un’aggressione al fratello con prognosi di cinque giorni, oggetti lanciati all’interno dell’abitazione, una porta sfondata.
Nelle pagine si legge il racconto di una famiglia che vive da tempo in allarme: porte sbattute, telefonate ai carabinieri, discussioni che degenerano. Una catena di episodi che, secondo il giudice, avrebbe consolidato un quadro di “pericolosità attuale” e rischi di reiterazione. Il padre del ragazzo, che per molti anni aveva lavorato fuori città, è stato costretto a chiedere al titolare dell’impresa edile per la quale lavora, di essere trasferito a Grosseto, in modo tale da tornare a vivere con la moglie e i figli per difenderli.
Il tribunale: necessario interrompere il circolo della violenza
L’ordinanza parla di un clima familiare segnato da paura, stress e imprevedibilità. I magistrati valutano un profilo emotivo definito “impulsivo e non contenuto”, aggravato dall’uso di alcol o sostanze.
Ed è qui che entra in gioco la misura cautelare: rompere lo schema, separare, dare respiro.
Il giudice ordina l’allontanamento immediato e vieta qualsiasi accesso all’abitazione senza autorizzazione. Ogni contatto con le persone offese diventa illecito: telefonate, messaggi, incontri casuali sotto casa.
Una distanza che non è solo metrica, ma psicologica, necessaria per evitare uno scontro ulteriore.



