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Alla chiesa dei Bigi il ricordo di Claudio Amerighi

Venerdì 4 febbraio alle ore 18 presentazione del libro “Oro e veleno” di Mario Filabozzi per la rassegna “Aperitivi letterari al museo”
Claudio Amerighi
Claudio Amerighi

GROSSETO. A 15 anni dalla scomparsa, nella chiesa dei Bigi si ricorda Claudio Amerighi con la presentazione del libro “Oro e veleno” di Mario Filabozzi. È il nuovo appuntamento della rassegna “Aperitivi letterari al museo” organizzata dal Polo culturale Le Clarisse di Fondazione Grosseto Cultura in collaborazione con l’associazione Letteratura e dintorni: venerdì 4 febbraio alle ore 18 sarà ospite l’autore del libro, pubblicato nel 2006 da Innocenti Editore, intervistato dalla giornalista Francesca Ciardiello.

Il biglietto d’ingresso costa 5 euro (ridotto a 3 euro per i soci di Fondazione Grosseto Cultura) e comprende una degustazione di vini della Fattoria San Felo e la visita al Museo Collezione Gianfranco Luzzetti e alla mostra “Furio Cavallini ovvero il Crazy Horse di Bianciardi” con il catalogo in regalo (per informazioni e prenotazioni chiamare il numero 0564 488066 o scrivere a prenotazioni.clarisse@gmail.com); nell’occasione sarà possibile sottoscrivere o rinnovare la Grosseto Card, la tessera socio di Fondazione Grosseto Cultura.

Mauro Papa: «Amerighi ha condizionato, le mode e costumi cittadini»

«Claudio Amerighi, pittore e personaggio vivace e creativo – dice il direttore del Polo culturale Le Clarisse, Mauro Papa – ha condizionato le mode, i costumi, le abitudini cittadine e i pruriti di provincia, attraverso relazioni e amicizie con personaggi di primo piano nel mondo dell’arte, dello spettacolo, della cultura. Tutto questo e altro “affrescano” le pagine del libro biografico “Oro e veleno”».

Particolarmente stretto il suo legame con le Clarisse: alla fine degli anni ’60 aprì il suo atelier proprio nell’attico dell’edificio, dove viveva.

«Qui si faceva arte, qui sono nate le mode – dichiarava Amerighi – ed è stato vissuto il Sessantotto. I primi capelloni e i primi figli dei fiori grossetani hanno visto la luce in casa mia».

E nel 1968, a 22 anni, organizzò mostre d’arte, feste in maschera e sedute spiritiche nel vecchio convento di clausura. Un “personaggio” (come lui stesso si definiva) eccentrico e scandaloso, che nell’ambiente grossetano – piccolo, chiuso e conformista – segnò un’epoca con la sua esibita e straripante omosessualità.

Nato a Grosseto nel 1946, Claudio Amerighi si è scoperto artista sin dalla tenera età. Già nei primi anni ’60 il mondo della pittura grossetana si è accorto di lui, dei suoi tratti inconfondibili, dei soggetti pescati di volta in volta dagli angoli più reconditi della sua anima.

Ma la definitiva esplosione è avvenuta quando, accanto all’artista, ha iniziato a mostrare il “personaggio” Amerighi: anima eclettica, scomoda, trasparente e abbagliante al tempo stesso. I suoi vestiti e i suoi modi sgargianti e provocatori, le sue feste sempre velate di colori e di presunta ambiguità, l’hanno reso un personaggio amato e criticato, ma sempre e comunque in primo piano.

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