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Agostini: la storia della fotografia nata in Libia

Silvio fu nominato fotografo ufficiale durante la guerra e una volta tornato dall’Africa ha messo le basi per un mestiere che ancora oggi viaggia di pari passo col cognome di famiglia
Paolo Agostini, a destra una foto d’epoca dall’archivio di famiglia

FOLLONICA. A Firenze gli Alinari, a Grosseto i Gori, sul golfo gli Agostini. Fotografi da tre generazioni la famiglia ha immortalato i momenti più grandiosi della città sbocciata ai confini della provincia.

La loro bottega storica si trova in via Bicocchi, una delle vie che parla di storia, e che ha trainato il periodo glorioso per il commercio e la vita dell’intera cittadina. A nord la stazione ferroviaria e il cinema Roma, poi verso il centro si trovano l’albergo Minerva, il cinema Tirreno, via Roma, l’Ilva, il palazzo comunale, la chiesa. Una delle strade più frequentate, la migliore dove aprire un’attività. Senza contare che spesso e volentieri al piano di sopra ogni attività aveva la casa dei proprietari.

“Uscio e bottega” si diceva prima, e si dice anche ora quando il lavoro è nelle vicinanze di casa. La famiglia Agostini è nata come una di quelle.

Libia: andata e ritorno

Silvio, classe 1892, era di Cortona (Arezzo) e arrivò con la famiglia a Piombino, dove il padre trovò lavoro. Nel 1912 partì per la guerra in Libia: qui fu deciso buona parte del suo destino. Silvio fu nominato fotografo ufficiale di guerra.

Silvio Agostini
Silvio Agostini

Nel 1915, tornato a Piombino, mise a frutto tutto quello che aveva imparato e con il fratello Giovanni aprì il primo studio fotografico della zona.

Come spesso accade, i due fratelli decisero di separare le loro carriere. Silvio, che in estate affittava la casa a Follonica per fotografare i villeggianti, si trasferì lì definitivamente nel 1918, diventando il primo fotografo presente “in paese”.

Dopo breve tempo, nella casa accanto alla sua arrivò dal Frassine una famiglia di agricoltori, i Carli. Tra i loro quattro figli c’era Rosa. La scintilla con Silvio scoccò immediatamente, portando i due verso le nozze.

Silvio si costruì una casa sua, sotto c’erano i locali predisposti per la bottega. In quella casa nacquero quattro figli, tra i quali Ilio, il babbo di Paolo. La palazzina al civico 93/95 di via Bicocchi è stata il teatro della maggior parte della vita degli Agostini. Davanti all’obiettivo delle machine fotografiche ha corso un’epoca intera, anzi due.

Agostini oggi

Sulle orme del padre Silvio (morto nel 1956) il figlio Ilio proseguì l’attività di fotografo insieme alla moglie Diva Giusti (grossetana), fino al 1986. Nel 1961 poi nacque Paolo al quale Ilio passò esperienza e mestiere nel corso dei successivi 20 anni. Oggi è proprio Paolo a portare avanti l’attività di famiglia, insieme alla moglie Catia Nencini.

Ilio Agostini e Diva Giusti
Ilio Agostini e Diva Giusti

«Ricordo che fino ad un certo punto ho giocato nella chiostra dietro al negozio come molti altri bimbi, figli dei commercianti di allora – racconta Paolo – Poi, raggiunta l’età per poter dare una mano, libero dalla scuola, venivo sistematicamente ingaggiato per le uscite di lavoro di babbo. Facevo l’aiuto assistente, diciamo. È così che ho imparato i trucchi del mestiere».

La Follonica di oggi cresce nelle loro fotografie

Guardare Paolo nella sua bottega è come fare un viaggio nella storia della città, intervistarlo è stato un vero tuffo nei ricordi.

La costruzione della scuola elementare di via Buozzi
La costruzione della scuola elementare di via Buozzi

La vostra famiglia ha praticamente immortalato la crescita di questa città

«In effetti è così – racconta – mio nonno e mio babbo hanno fotografato anche tutti gli avvenimenti importanti, oltre alle foto su commissione per matrimoni o battesimi. Come la costruzione della scuola elementare di via Buozzi, o la Torre Azzurra. Non c’è cosa che non sia stata fotografata».

La costruzione di Torre Azzurra
La costruzione di Torre Azzurra

Immagino che l’archivio sia immenso

«È notevole in effetti – racconta Paolo – anche se molte cose sono andate perdute con l’alluvione del ’66. Le lastre stavano quasi tutte in basso, sugli scaffali dei piani di lavoro: furono le prime ad essere irrimediabilmente danneggiate. È rimasto comunque tantissimo, un patrimonio di immagini e storia che pochi altri paesi hanno a loro disposizione».

Quelli che al tempo erano bambini, oramai cresciuti, ricordano ancora bene Ilio Agostini. «In estate – racconta Marco, uno di loro – quando non era sulla sua barchetta dove immortalava le immagini della spiaggia, passeggiava sul bagnasciuga con la macchina fotografica e una papera di plastica, gli serviva per intrattenere i bambini che, su richiesta dei genitori, sarebbero stati “catturati” dal suo obiettivo».

La barca di Ilio Agostini
La barca di Ilio Agostini

Anche da questi piccoli particolari, si percepisce la passione e l’importanza dell’estro che necessariamente deve far parte di chi è destinato a lasciare una traccia indelebile nella propria professione.

E così, se qualcuno per caso cercasse qualche immagine del passato, magari di una giornata al mare di tanti anni fa, sappia che molto probabilmente si trova qui. Nella bottega Agostini, da qualche parte, dove comunque il profumo dello sviluppo o del fissaggio è ancora vivo.

Autore

  • Collaboratrice di MaremmaOggi. Il turismo e l'accoglienza sono nel dna familiare, ma scrivere è l'essenza di me stessa. La penna mi ha accompagnato in ogni fase e continua a farlo ovunque ce ne sia la possibilità. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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