FOLLONICA. C’è voluto un anno di lavoro, meticoloso, da parte dei carabinieri del norm di Follonica per chiudere il cerchio e individuare uno dei responsabili dell’accoltellamento avvenuto in piazza XXV Aprile a Follonica, il 6 luglio dell’anno scorso. Lite che sarebbe scoppiata a causa di una trattativa per la cessione di droga finita male: nel corso di una telefonata tra l’uomo che avrebbe dovuto acquistare e lo spacciatore, sarebbero volate parole grosse. Parole vendicate in seguito, durante l’aggressione scoppiata in piazza e ripresa dalle telecamere di videosorveglianza installata vicino alla Torre Azzurra.
Clienti minorenni nella piazza della droga
Le indagini dei carabinieri, cominciate la notte dell’accoltellamento, quando il giovane nordafricano finì all’ospedale con un trauma cranico e varie escoriazioni, hanno permesso ai carabinieri di ricostruire tutta la rete di spaccio messa su da Jemei Hamza, tunisino di 27 anni, che mercoledì 16 novembre è stato arrestato dai militari della compagnia di Follonica su ordine del giudice Marco Mezzaluna.
Due i giovani tunisini finiti nell’indagine dei carabinieri, accusati entrambi di spaccio: sarebbero stati loro, insieme a un terzo ragazzo non ancora identificato, a picchiare l’uomo con il quale Hamza aveva litigato al telefono. Bilel Bejaoui Tayaechi, l’altro ragazzo accusato di spaccio, era già stato arrestato insieme al fratello a febbraio e condannato per spaccio a sei anni e sei mesi e 44.000 euro di multa.
Hamza sarebbe stato riconosciuto da diversi ragazzi che nel corso della primavera e dell’estate dell’anno scorso, avevano acquistato hashish dal ventisettenne nel triangolo tra il Congo bar, il Sox e la pineta adiacente al supermercato Conad. Spiaggia e pineta, quindi, i luoghi d’incontro con i giovani clienti, alcuni dei quali minorenni. Ragazzi che in diverse occasioni, anche 50 in un caso, si erano riforniti da Hamza. Un ragazzo alto un metro e novanta e magro e con gli orecchi a sventola: così lo hanno descritto i giovani acquirenti, due dei quali minorenni, che si sono presentati insieme alle loro madri in caserma per essere sentiti.
Incastrato dalle telefonate
I carabinieri hanno passato al setaccio i tabulati telefonici dei numeri in uso al ventisettenne e hanno anche avuto la conferma che si trattasse proprio di lui, grazie alle immagini delle telecamere di videosorveglianza della Torre Azzurra e grazie anche al riconoscimento fotografico.
I giovani clienti non avevano nemmeno sempre bisogno di prendere un appuntamento telefonico con Hamza: bastava loro andare a cercarlo nei punti in cui aveva allestito la piazza di spaccio per acquistare hashish. Qualche volta, ai ragazzi che erano diventato suoi clienti, offriva anche cocaina. I quantitativi venduti, di volta in volta, erano piccoli. Pochi grammi, uno o al massimo due di hashish. Ma il fatto che le cessioni siano state in pochi mesi 90 (almeno quelle accertate), ha portato il giudice a ritenere che la rete di spaccio fosse consolidata.
Illegale sul territorio e senza fissa dimora, l’unica misura individuata dal giudice per le indagini preliminari è il carcere, dove mercoledì 16 novembre, Jemei Hamza, è stato portato.
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Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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