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A Natale regalate vino (anche per sopportare i parenti)

I consigli dei ristoratori maremmani per scegliere bottiglie del territorio tra 20 e 30 euro, fra Sangiovese, Merlot e Vermentino
Da sinistra: Guido Conti, Leonardo Peccianti e Nicolò Dezi
Da sinistra: Guido Conti, Leonardo Peccianti e Nicolò Dezi

GROSSETO. Ah il Natale, con i suoi momenti da dedicare alla famiglia e agli amici. E si sa, in quei contesti un bicchiere di vino – che sia per sopportare chi è un po’ invadente o per condividere i sapori della Maremma – non guasta mai. Per questo abbiamo chiesto a quattro ristoratori quali siano i loro consigli per un regalo natalizio o per gustarsi, anche in solitaria, un calice con un ottimo rapporto qualità-prezzo.

I vini selezionati sono tutti del territorio e raccontano i sapori che terra, sole e vento regalano alle uve. Sapori made in Maremma, capaci di conquistare ogni palato e di trovare posto anche sotto l’albero di Natale.

Il vino è uno dei regali più rappresentativi del territorio, anche per chi non è un intenditore, perché non esiste Maremma senza vino. Nel Grossetano sono tre le Doc: Monteregio, Morellino e Montecucco, ma al di fuori di queste denominazioni ci sono molte aziende che portano la loro filosofia di vino in tutta Italia.

I rossi, potenti e delicati

La fascia di prezzo di riferimento è compresa tra i 20 e i 30 euro a bottiglia. Un prezzo contenuto, ma che, se si sa scegliere, permette di portare a casa vini capaci di regalare grandi soddisfazioni al palato. Certo, non si tratta di un Brunello di Montalcino Biondi-Santi 2016 o di un Barolo di Roberto Voerzio 2014, ma qualche corda sanno comunque come smuoverla.

«Fra i 20 e i 30 euro mi sento di consigliare il Roccapesta, uno dei Morellini di Scansano più eleganti che ci siano – dice Guido Conti, coproprietario della Cantina di Piazza del Sale – ma per chi preferisce qualcosa di più morbido, con dolcezza, bevibilità e fragranza, consiglio il Ciliegiolo di Rascioni & Cecconello. Merita una menzione anche il Capatosta di Poggio Argentiera: un vino verticale, potente ed esplosivo, capace di regalare molte emozioni al palato».

La Maremma è un territorio vasto e complesso, capace di produrre vini molto diversi tra loro. E anche Leonardo Peccianti della Locanda de’ i Medici ha qualche consiglio: «Aulus di SanFelo è un Cabernet Sauvignon piacevole e strutturato – spiega il sommelier – ma una menzione va anche al Babone di Muralia, un 50% Sangiovese e 50% Syrah che fa legno, con acidità e verticalità».

Qualche altro rosso, ma più ruffiano 

L’enologia è ormai parte integrante della cultura toscana e, per chi si avvicina al vino, esistono quei rossi definiti “ruffiani” o “morbidi”, capaci di accarezzare il palato come petali di un fiore. Questo non significa che siano vini meno validi: il vino va scelto in base a ciò che piace e a ciò che il palato è pronto a comprendere.

E poi diciamolo: anche Merlot, Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon, in Maremma, vengono su una meraviglia. In alcune zone, soprattutto vicino al mare, le uve crescono più cariche di zuccheri, regalando vini più rotondi e avvolgenti.

«Consiglio il Francesca Romana, un Cabernet Sauvignon e Merlot di Terenzi: è un vino strutturato e morbido, con note di noce moscata e ciliegia matura – racconta Alessandro Sabatini dell’Enoteca Scansanese – Interessante anche Spalle Larghe, un 50% Sangiovese e 50% Carignano, aromatico ma in equilibrio con la freschezza pungente del Sangiovese. E poi c’è Belguardo delle Tenute Mazzei, a base di Cabernet Franc e Sauvignon, dolce ma con acidità e freschezza».

Dal nord della provincia arrivano invece vini con caratteristiche diverse, come racconta Nicolò Dezi del Bar Spinetti di Follonica. «A Massa Marittima ci sono blend di Sangiovese e Cabernet Sauvignon che mi hanno colpito per struttura e carattere – dice – Di Podere La Cura, invece, il Merlot in purezza è un vino strutturato che richiama subito carni e salumi».

Spazio anche ai bianchi

Il sangiovese in Toscana ha trovato la sua massima espressione ed è alla base di tantissimi vini della zona, non a caso le nostre tre Doc sono a base, appunto, di Sangiovese. In base alla zona, trova struttura, eleganza, corposità e carattere. Ma c’è un altro uvaggio importato che conquista i palati: si tratta del Vermentino, originario della Sardegna.

È vero, il freddo chiama il rosso, ma anche un calice di bianco, magari davanti a un camino, merita la sua occasione.

«Come bianco consiglio il Vermentino di Val delle Rose, sa davvero di Maremma: ha sapidità e freschezza, figlie dei venti di mare che arrivano in collina – spiega Guido Conti – La vigna di Poggio la Mozza guarda Marina di Grosseto e Castiglione della Pescaia».

Dall’Amiata arriva invece un vermentino che ha colpito Leonardo Peccianti. «Unnè di Poggio Levante è stata una scoperta sensazionale: ha sapidità e note di idrocarburi, tanto da poter essere scambiato per un Riesling ad occhi chiusi – dice – E anche l’Ansonica di Poggio Brigante, L’Oro di Giacomo, ha struttura e carattere: non è per tutti, ma è perfetta con una cucina di pesce più strutturata».

Bianchi floreali, ma non troppo

In provincia sta tornando anche l’uso della ceramica, che smorza l’aromaticità: «Il Baldinus di Terenzi è un Vermentino asciutto, sapido e minerale, con un finale più rotondo – dice Alessandro Sabatini – ed è adatto a palati diversi».

Nicolò Dezi propone anche una chicca dolce. «Predicatore di Cantina La Cura è leggermente fuori budget, ma è sorprendente – dice – Per l’aperitivo, invece, consiglio il Viognier di Podere Ranieri, aromatico ma mai stucchevole».

Il vino è espressione autentica della Maremma e nel tempo è diventato parte della sua identità. Che sia per un regalo o per una serata da condividere, in questa selezione c’è qualcosa che può regalare emozioni ai diversi tipi di palato.

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