PIOMBINO. A Piombino, oggi lunedì 2 dicembre, si è tenuto un consiglio comunale monotematico interamente dedicato al rigassificatore Italis Lng (l’ex Golar Tundra) ormeggiato alla banchina Est del porto.
Il consiglio era stato chiesto da Rifondazione comunista ma, fatto politicamente significativo, è stato condiviso da tutte le forze politiche, maggioranza e minoranza.
In aula c’erano il sindaco Francesco Ferrari, gli assessori, tutti i consiglieri comunali e una lunga serie di tecnici e rappresentanti istituzionali: per il ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (Mase) la direttrice generale dottoressa Marilena Barbaro, con la dirigente Maria Rosaria Mesiano, per la regione Toscana l’ingegner Andrea Rafanelli, direttore tutela ambientale e energia, per Snam l’ingegner Carlo Mangia, director offshore operations e per l’Autorità portuale il presidente Davide Gariglio.
Il grande assente – anzi, i grandi assenti – erano però proprio coloro che le decisioni le prendono davvero: il ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin e il presidente della regione Toscana, e commissario per il rigassificatore, Eugenio Giani.
Entrambi hanno declinato l’invito per «altri impegni». Un’assenza che in aula molti hanno giudicato non casuale, ma strategica: la politica nazionale e regionale, quella che deve decidere il futuro del rigassificatore a Piombino, oggi non si è presentata.
Risultato: si è parlato moltissimo di dati, procedure, monitoraggi, sicurezza, portualità, ma nessuno ha potuto rispondere alla domanda che pesa sulla città come una spada di Damocle: il rigassificatore resterà in porto anche dopo la scadenza di luglio 2026, fissata dal decreto e ribadita da una sentenza del tribunale amministrativo?
La domanda chiave: il rigassificatore resterà dopo luglio 2026?
Nel dibattito è stato ricordato più volte che esiste un vincolo chiaro: luglio 2026 è la data entro la quale, negli impegni presi con la città e nelle carte, il rigassificatore deve lasciare il porto di Piombino.
In aula, tutte le forze politiche presenti – da Rifondazione comunista alla maggioranza di centrodestra, passando per le opposizioni – hanno ribadito la stessa linea: la nave deve andarsene entro la scadenza prevista e gli impegni assunti con la città devono essere rispettati.
Eppure, dalle parole dei tecnici è emerso con forza quanto l’impianto sia considerato strategico per l’approvvigionamento energetico nazionale. E qui sta il paradosso: tutti a parole ribadiscono che il 2026 è il limite, ma nei fatti il tavolo per la permanenza dell’Italis Lng nel porto di Piombino sembra già apparecchiato.
L’impressione, ascoltando con attenzione gli interventi e leggendo tra le righe, è che, se una decisione politica non interviene in modo netto, alla fine il rigassificatore resterà oltre il 2026.
Il sindaco Ferrari: «Contrari all’arrivo, determinati sulla scadenza. Ma qualcuno si prenderà le responsabilità»
Il sindaco Francesco Ferrari, nel suo lungo intervento, ha ripercorso la posizione dell’amministrazione comunale: l’amministrazione era contraria all’arrivo del rigassificatore e con altrettanta fermezza, continua a chiedere il rispetto della scadenza di luglio 2026 per la partenza della nave.
Ferrari ha sottolineato un altro elemento politico importante: in Liguria, ha detto, il fronte politico contro l’arrivo del rigassificatore è stato compatto, in Toscana, invece, «non c’è stata la stessa fermezza».
Nelle conclusioni il sindaco ha pronunciato una frase che fotografa bene il clima della città:
«La città viene prima di tutto e gran parte della città è contraria. Poi se dovesse restare, qualcuno se ne prenderà le responsabilità».
Nel frattempo, però, è stato aperto un tavolo per discutere eventuali compensazioni per il territorio, nel caso in cui l’impianto dovesse restare oltre il termine fissato. Finora delle compensazioni si era parlato in modo vago; oggi, invece, il tema è entrato con più forza nel dibattito.
Segno che il timore di una permanenza a lungo termine del rigassificatore in porto è concreto, tanto nella politica quanto nella città.
L’intervento del Mase: «Infrastruttura strategica per almeno 10 anni»
In collegamento, la direttrice generale del Mase, Marilena Barbaro, ha ricostruito il contesto in cui è stata presa la decisione di installare il rigassificatore a Piombino: la scelta nasce «in un momento storico particolare», con la guerra russo-ucraina che metteva a rischio la sicurezza degli approvvigionamenti di gas per l’Italia, Piombino è stata scelta per la sua posizione geografica e per la distanza ridotta dai gasdotti di Snam. La città, ha riconosciuto, «ha dato un contributo fondamentale» alla sicurezza energetica del paese.
Il passaggio più significativo, che ha acceso il dibattito in aula, è stato questo: «L’infrastruttura sarà strategica per i prossimi 10 anni almeno per l’approvvigionamento di gas del nostro paese».
Sulla possibilità di trasferire la nave in Liguria, Barbaro ha ricordato che la valutazione per il trasferimento è ancora in corso e che non c’è, al momento, un’altra location individuata.
E, soprattutto, ha aggiunto: «Se il rigassificatore dovesse rimanere a Piombino, saranno garantite rigorose valutazioni sull’impatto ambientale e sulla sicurezza».
Molti consiglieri hanno interpretato queste parole come un’ammissione implicita: se si parla già di come garantire sicurezza e valutazioni ambientali «nel caso in cui dovesse restare», significa che lo scenario di permanenza è tutt’altro che remoto.
Non a caso, alla fine del suo intervento Barbaro è tornata sul punto, precisando:
«Non ho detto che la nave resterà a Piombino. Ho solo detto che è strategica per l’economia nazionale e che, se dovesse restare, saranno fatte tutte le valutazioni necessarie, sia sul piano della sicurezza, sia su quello ambientale».
Formalmente una presa di distanza. Politicamente, però, il messaggio arrivato in città è un altro: l’ipotesi che il rigassificatore resti a Piombino è concreta e viene considerata compatibile con gli obiettivi nazionali di sicurezza energetica.
Regione Toscana: «Monitoraggi fatti, nessuna pressione ambientale significativa»
Presente in aula l’ingegner Andrea Rafanelli, direttore tutela ambientale e energia della regione Toscana.
La sua relazione si è concentrata soprattutto sugli aspetti tecnici dei controlli: sono stati effettuati tutti i monitoraggi richiesti, non sono emerse criticità rilevanti e l’unica problematica segnalata riguarda alcuni sforamenti nello scarico di formaldeide in mare.
Rafanelli ha affermato che, allo stato attuale, «non c’è nessuna pressione ambientale per la presenza dell’impianto».
Una dichiarazione che, da un lato, rassicura sul monitoraggio in corso; dall’altro, contribuisce a rafforzare la narrazione secondo cui l’impianto sarebbe compatibile con il territorio, aprendo così ancora di più la porta a un’eventuale permanenza oltre il 2026.
Snam: «91 navi in un anno, impianto al 100% della capacità. Nessun impatto ambientale rilevato»
Molto articolato l’intervento dell’ingegner Carlo Mangia, director offshore operations di Snam, collegato in videoconferenza.
Ha fornito una serie di numeri che fotografano l’attività del rigassificatore Italis Lng dall’entrata in funzione: dal 4 luglio 2023, data di avvio dell’esercizio, sono arrivate 91 navi cariche di gas naturale liquido (Gnl), oggi l’impianto lavora al 93% della capacità, e raggiungerà il 100% a fine anno, nel 2025 a Piombino sono arrivate 29 navi cariche di Gnl, su circa 200 navi totali giunte in Italia: un contributo molto significativo al sistema nazionale. Inoltre nel 2021 il Gnl copriva circa il 10% del fabbisogno nazionale di gas e nel 2025 il Gnl è salito al 32%, con punte del 40% (a settembre)
Questo quadro numerico è stato usato per ribadire un concetto chiave: «La struttura di Piombino è “fondamentale” per l’approvvigionamento del paese».

Sul piano operativo Mangia ha ricordato che l’impianto opera sulla banchina Est, data in concessione a Snam dall’autorità portuale, tutte le operazioni in porto avvengono sotto l’ordinanza di sicurezza della Capitaneria di porto, durante le fasi di scarico del Gnl sono presenti i vigili del fuoco.
Inoltre Snam lavora con gli operatori locali, in particolare con 4 rimorchiatori, di cui 2 dedicati in via esclusiva al rigassificatore e tutte le manovre sono dichiarate compatibili con gli altri movimenti portuali, in particolare con i traghetti per l’Elba e la Sardegna.
Mangia ha poi insistito sul tema delle verifiche: «Sull’impianto sono state svolte numerose due diligence che ne hanno certificato l’efficienza, le navi cariche di Gnl che arrivano a Piombino provengono da 10 paesi diversi, segno che l’infrastruttura è integrata in un network internazionale di approvvigionamento».
Ambiente e monitoraggi: «100mila esami l’anno, dati nei limiti»
L’ingegnere di Snam ha dedicato una parte importante dell’intervento agli aspetti ambientali e alla qualità dell’aria: «I valori emissivi dell’impianto vengono monitorati sia in continuo sia con misurazioni periodiche, come previsto dall’Aia (autorizzazione integrata ambientale) e c’è stato un continuo rispetto dei parametri previsti dalle autorizzazioni».
I dati – ha ricordato – sono pubblici sul sito di Snam.
Adesso l’Aia è in fase di revisione: in questo contesto l’Ispra ha chiesto un monitoraggio più estensivo dell’ambiente marino, per questo sono stati programmati prelievi in mare che vanno dal promontorio di Piombino a tutto il golfo di Follonica.
Per la qualità dell’aria, Mangia ha elencato la rete di controllo: 4 stazioni di monitoraggio complessive (una al porto, una al Gagno e due in città, a Piombino). In totale, ha detto, vengono effettuati circa 100mila esami all’anno, e secondo quanto riferito da Snam «non c’è impatto sull’ambiente» riconducibile all’impianto.
Un altro dettaglio non secondario: la nave batte oggi bandiera italiana, è iscritta al Rina dopo che è stato cambiato il nome da Golar Tundra (battente bandiera delle Bermuda) a Italis Lng.
Un modo per ribadire che si tratta ormai, a tutti gli effetti, di un’infrastruttura “italiana”, inserita stabilmente nel sistema energetico nazionale.
L’autorità portuale: «Pioggia di milioni sul porto, ma la siderurgia rischia di non avere spazio»
In collegamento è intervenuto anche Davide Gariglio, presidente dell’autorità portuale.
Sin dalle prime parole ha chiarito la posizione del suo ente: l’autorità portuale non è un soggetto politico, ma il braccio operativo del ministero, deve quindi attenersi alle decisioni politiche sul se, come e dove mantenere l’impianto
Gariglio ha ricordato: «Per decisione del ministero, la banchina Est è stata concessa a Snam per il rigassificatore, in origine quella stessa banchina era stata assegnata alla Pim (Piombino Industrie Marittime) per le lavorazioni sulle navi dopo il varo. Per compensare la perdita della banchina, a Pim è stata concessa un’area a terra, ma per completare le navi oggi sono costretti a portarle a Genova».

Poi è arrivata la parte sui numeri economici, molto netta: la concessione della banchina vale 590mila euro l’anno, i diritti marittimi ammontano a 2.186.000 euro, la tassa di attacco vale 1.413.000 euro, il fatturato per i servizi di attracco è di circa 1,5 milioni di euro e i soli rimorchiatori generano un fatturato di circa 10 milioni di euro.
In sintesi: il rigassificatore movimenta il 75% del traffico mercantile del porto di Piombino e porta un reddito consistente all’autorità portuale, al sistema porto e ai numerosi lavoratori coinvolti nella filiera dei servizi portuali.
Un flusso economico che, anche questo, rende molto meno probabile un disimpegno rapido.
Il vincolo normativo e il nodo siderurgia: serve una nuova banchina da 50 milioni
Gariglio ha affrontato uno dei punti più delicati per il futuro del porto: la convivenza tra rigassificatore e rilancio della siderurgia.
Ha ricordato che, in base al dl 50, articolo 5 comma 13, anche se dovesse essere presa la decisione di spostare la nave rigassificatrice altrove «gli impianti di collegamento a terra dovranno essere comunque preservati per eventuali emergenze»
Tradotto: la banchina Est resterà comunque destinata a quel tipo di funzione, con o senza nave e non potrà essere pienamente utilizzata da Metinvest e Jsw per la siderurgia.
Nel frattempo, con gli accordi di programma firmati per il rilancio industriale con Metinvest Adria (accordo siglato a luglio) e con Jsw (accordo in arrivo, si spera) l’attività siderurgica a Piombino tornerà a pieno regime nei prossimi anni.
A quel punto il fabbisogno di banchine crescerà, e il nodo diventa evidente: la banchina Est resterà vincolata al rigassificatore (o alle sue infrastrutture), qualcosa si potrà fare alla banchina Nord, ma non sarà sufficiente e diventa quindi necessario un ulteriore ampliamento del porto, con la realizzazione della banchina Ovest, prevista nel nuovo piano regolatore portuale.
Per fare questo, però, serviranno almeno 50 milioni di euro e importanti lavori di dragaggio.
Gariglio ha assicurato che l’autorità portuale è pronta, «nei prossimi mesi», a collaborare pienamente con il ministero e con il Comune per affrontare queste criticità.
Ma il messaggio, anche qui, è chiaro: il porto di domani, con il rigassificatore e la siderurgia, richiederà scelte infrastrutturali pesanti e nuove risorse.
Il contesto nazionale: cinque rigassificatori, il 45% del gas italiano
Nel dibattito è stata richiamata anche la cornice nazionale.
Dal 2025 in Italia sono operativi cinque rigassificatori, che complessivamente forniscono circa il 45% del fabbisogno nazionale di gas:
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Panigaglia (Liguria)
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Livorno
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Piombino (Toscana)
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Ravenna
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Rovigo (Veneto)
La capacità totale di rigassificazione è pari a circa 28 miliardi di metri cubi l’anno.
In questo quadro, l’Italis Lng di Piombino non è un impianto marginale: è un tassello importante nella nuova strategia energetica del paese, che punta forte sul Gnl per ridurre la dipendenza dal gas russo e diversificare le forniture.
Questo spiega perché, pur in presenza di una scadenza formale al 2026, tutti i tecnici hanno parlato del rigassificatore come di un’infrastruttura strategica almeno per il prossimo decennio.
Compensazioni e timori della città: il tavolo per la permanenza è già aperto
Sul fronte politico locale, un altro passaggio significativo è stato l’avvio di un tavolo sulle compensazioni per il territorio, nel caso in cui la nave dovesse rimanere oltre il 2026.
Fino a oggi le compensazioni erano rimaste sullo sfondo, quasi come un tema secondario. Adesso, invece, entrano nel discorso in modo più concreto. In sostanza se il rigassificatore resta, quanto e come verrà compensata Piombino? Quali opere, infrastrutture, misure ambientali, sostegni alla siderurgia e alla portualità potranno essere messi sul piatto?
Il fatto stesso che si ragioni in questi termini – e non solo sulla “uscita di scena” della nave – è un altro elemento che rafforza la sensazione diffusa in città: non si sta solo gestendo il presente del rigassificatore, ma si sta preparando il quadro per una sua possibile permanenza a lungo termine.
Tutti chiedono che la nave vada via. Ma chi decide non c’era
In conclusione, dal consiglio comunale di oggi escono alcuni punti fermi e tante incognite.
Punti fermi: tutte le forze politiche presenti, da Rifondazione comunista alla maggioranza, ribadiscono che il rigassificatore doveva essere temporaneo e che la scadenza di luglio 2026 va rispettata. Il sindaco Ferrari conferma la contrarietà dell’amministrazione e chiude con una frase netta: «Se dovesse restare, qualcuno se ne prenderà le responsabilità».
Al tempo stesso i tecnici del Mase, della regione, di Snam e dell’autorità portuale insistono sulla strategicità nazionale dell’impianto, assicurano monitoraggi e controlli e parlano di numeri economici e energetici che mostrano un impianto ormai pienamente inserito nel sistema paese.
Incognite: la politica che deve decidere – il governo con il ministro Pichetto Fratin, la regione Toscana con il presidente Giani – oggi non c’era. Nessuno ha potuto dire con chiarezza se, dopo il 2026, il rigassificatore se ne andrà davvero o se resterà in porto. Nel frattempo, il porto viene riorganizzato, la siderurgia prova a ripartire, le compensazioni entrano nei discorsi: tutti segnali che fanno pensare a un assetto strutturale, non a una parentesi di pochi anni.
La sensazione, forte, che rimane dopo ore di interventi tecnici e di numeri è che Piombino sia davanti a un bivio già in parte tracciato: da un lato c’è la promessa, scritta nelle carte, di un rigassificatore temporaneo, dall’altro c’è la realtà di un impianto che i tecnici descrivono come indispensabile per almeno dieci anni, che porta milioni al porto e che si intreccia con scelte industriali e infrastrutturali di lungo periodo.
Oggi il consiglio comunale monotematico ha dato voce a tutte le preoccupazioni della città. Ma la risposta alla domanda che tutti avevano in mente – «dopo luglio 2026 il rigassificatore se ne andrà sì o no?» – non è arrivata.
E finché la politica nazionale e regionale non si assumerà la responsabilità di dirlo apertamente, sulla testa di Piombino continuerà a pendere la stessa, identica spada di Damocle.
La nota di Giani: «Contrari al prolungamento del termine dei tre anni»
Nel pomeriggio è poi arrivata la nota di Eugenio Giani.
«La Regione Toscana è contraria al prolungamento del periodo di stanziamento del rigassificatore a Piombino oltre i tre anni dell’attuale autorizzazione», a ribadirlo il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, che aggiunge: «Oggi al consiglio comunale sul tema che si è tenuto in città ha partecipato in mia vece il dirigente all’ambiente Andrea Rafanelli, da me delegato perché io ero impegnato a Firenze con la seduta del Consiglio regionale ed altri appuntamenti istituzionali. Rafanelli ha espresso le dovute considerazioni tecniche, ma voglio ribadire anche la posizione politica mia e della giunta regionale: siamo decisamente contrari al prolungamento del termine dei tre anni perché è giusto che il porto di Piombino venga liberato e che la banchina possa essere utilizzata per il rilancio dell’attività siderurgica».
«Il Governo attuale non ha realizzato nessuna delle misure compensative che avrebbe dovuto fare secondo quanto concordato con il Governo Draghi, che allora si rapportò con me. Di conseguenza non ci sono le condizioni, tre anni dopo, per fidarsi, anche se venissero legate all’ordinanza di autorizzazione nuove misure compensative. Invito fin d’ora il Governo a prevedere un’altra destinazione per il rigassificatore, in modo che al prossimo mese di luglio, quando scadrà l’autorizzazione, la nave sappia dove spostarsi».