PIOMBINO. Circa 300 persone, varie realtà e diversi giovani, si sono mossi insieme alle scuole fino in piazza della Costituzione, per far sentire la propria voce contro il governo Meloni e le sue scelte: dai fondi stanziati per il riarmo, all’abbandono delle fabbriche.
Usb: «Dobbiamo dare un segnale forte»
«Come Usb non potevamo non investire in questo sciopero generale e in una manifestazione – scrive il sindacato – che si opponesse alla scia di morte e miseria connesse alla guerra e all’economia di guerra. Dobbiamo allora valorizzare il fatto che anche nella nostra città (una delle poche non capoluogo di Provincia a mobilitarsi). Lo ripetiamo: siamo tutti e tutte in pericolo e a rischio. Non solo di nuovi massacri, di vedere i soldi delle tasse di lavoratori e lavoratrici sprecati in armi e infrastrutture militari (solo in Toscana, si vuole realizzare una base da 500 milioni di euro nella provincia di Pisa), vedendosi tagliati ancora di più i finanziamenti alla sanità, alle scuole, alle attività di soccorso come quella dei vigili del fuoco. Ma anche di vedere un pugno di azionisti e di proprietari di multinazionali e fondi finanziari arricchirsi con gli investimenti bellici voluti da Nato e Ue mentre alle classi popolari toccano solo sacrifici, salari che ci faranno campare sempre più a stento, o turni di lavoro massacranti come quelli che si vorrebbero imporre alle lavoratrici di una Rsa di Suvereto, come da noi denunciato proprio in questi giorni».

Piombino paga già cara la situazione degli ultimi anni
«A Piombino, ricordiamolo, paghiamo già da anni gli effetti delle guerre – scrive ancora il sindacato – con la presenza di un rigassificatore in porto che è stato imposto alla città in spregio a un’ampia e chiarissima opposizione popolare. Mentre il governo ha deciso di aumentare le spese militari (già a 32 miliardi di euro nel 2025) di altri 23 miliardi nei prossimi tre anni, l’ospedale di Villamarina è sempre più privo di servizi, da ultimo anche il reparto di cardiologia rischia di saltare. E la possibilità che anche alle nostre acciaierie si richieda prima o poi di fare acciaio per le armi può solo aumentare, se non riusciamo a fermare il piano Rearm Europe».
«Continueremo a lottare, via il rigassificatore»
«Come Unione sindacale di base continueremo a lottare e a mobilitarci insieme alle realtà e alle persone – conclude – per una paga oraria minima di almeno 12 euro l’ora per tutti i contratti e per dei rinnovi contrattuali non inferiori all’inflazione; contro il ddl Gasparri, i tentativi di censura versi gli insegnanti e la volontà di far entrare nelle scuole gli eserciti e la cultura della guerra. Per mandare via il rigassificatore e interrompere i traffici d’armi nel porto di Piombino».