GROSSETO. Gravi mancanze nella presa in carico, famiglie lasciate sole e servizi che, da anni, non rispondono ai bisogni degli utenti: è questa la fotografia tracciata dalle associazioni del territorio in merito alla salute mentale a Grosseto.
A sollevare il problema sono state l’associazione Iron Mamme OdV – Autismo Grosseto, insieme ad AIPD Grosseto, Biglie Sciolte di Follonica e Pollyanna della zona Amiata. Le quattro realtà hanno chiesto e ottenuto un incontro informativo con la prefetta Paola Berardino, per affrontare la situazione sempre più complessa dei servizi sanitari e socio-assistenziali rivolti ai disabili.
L’incontro con la prefetta: presente Asl, Comune e Società della Salute
La riunione si è svolta l’11 novembre, in prefettura. Presenti anche la dottoressa Galli, responsabile Asl per la salute mentale, la dottoressa Barbi per la Società della Salute e l’assessore al sociale del Comune di Grosseto, dottoressa Minacci.
Il confronto ha messo al centro un tema già noto alle famiglie e ai caregiver: la carenza di personale e la mancanza di servizi adeguati. Una situazione che, come sottolineato dalle associazioni, sta generando un vero problema sociale.
«I protocolli esistono, ma non vengono applicati»
Durante il tavolo le associazioni hanno ribadito come esistano normative ben definite – dai Lea nazionali alle delibere regionali e comunali, fino al regolamento educativo della Società della Salute – ma che molti di questi protocolli siano disattesi da anni.
Secondo quanto riferito, la Asl sta cercando di assumere quattro nuovi professionisti, ma ad oggi non si registrano miglioramenti concreti, soprattutto nei Glo scolastici, spesso svolti senza figure sanitarie.
Dalla Società della Salute, invece, non sarebbero arrivate risposte: «Gli utenti sono considerati solo costi, pochi fondi per troppi bisogni», denunciano le associazioni.
Welfare assente: «A rischio il futuro dei giovani disabili»
Il quadro descritto è stato definito «desolante». Mancano strutture, percorsi di crescita, progetti di vita indipendente e un sistema capace di seguire bambini, ragazzi e adulti nel lungo periodo.
Le associazioni temono che l’assenza di una presa in carico adeguata possa portare, nei prossimi anni, a un aumento di giovani adulti con necessità assistenziali molto più onerose, senza però strutture idonee sul territorio.
Tra i nodi più rilevanti:
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assenza di percorsi per progetti di vita e autonomia
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carenza di co-housing e opportunità lavorative
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mancanza di centri per emergenze comportamentali
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nessun protocollo attivo per il durante e dopo di noi
Piano Integrato di Salute 2026-2028: «Un’altra occasione persa?»
In queste settimane la Società della Salute sta promuovendo il nuovo Piano Integrato di Salute 2026-2028. Nonostante nel progetto si parli di integrazione dei servizi di salute mentale, gli investimenti indicati – secondo le associazioni – riguarderebbero quasi esclusivamente i disagi post Covid.
«Un’altra dimostrazione che la salute mentale resta un tabù», denunciano. «Così verranno persi fondi e tre anni di tempo utile».
«Disabilità in vetrina solo il 3 dicembre»
Con l’avvicinarsi della Giornata mondiale della disabilità, il 3 dicembre, le associazioni temono che il tema venga trattato solo in modo simbolico, tra luci accese e messaggi istituzionali.
«Si parla di inclusione, ma le richieste reali restano inascoltate», la critica.




