GROSSETO. Un cavallo con problemi di salute, acquistato da un allevamento della Liguria da un grossetano e poi spedito a Eboli prima di esser mandato a morire in un mattatoio in Calabria.
È quanto hanno scoperto i carabinieri del Nas che chiuso le indagini su uno stabilimento di macellazione del Crotonese già in procedura fallimentare e arrestato il custode giudiziario. Indagine grazie alla quale sono state denunciate altre cinque persone per maltrattamento e uccisione di equini, commercio di sostanze pericolose per la salute e violazione dei sigilli.
Trovati 13 cavalli uccisi e oltre 3.000 kg di carne illegale
Nel mattatoio sono stati trovati 13 cavalli uccisi e macellati clandestinamente, privi di documentazione sanitaria: dieci erano senza microchip mentre gli altri tre erano identificati ma classificati come non DPA, provenienti dal settore sportivo.
La carne, più di 3.000 kg, era già destinata alla distribuzione per il consumo umano.
Le indagini, coordinate dalla Procura di Crotone, stanno ricostruendo la provenienza degli animali e le rotte della filiera clandestina.
La pista porta a una scuderia ligure: venduto un cavallo a un acquirente di Grosseto
Dalle verifiche è emerso un ulteriore filone: una scuderia privata ligure.
I proprietari, assenti da casa per un ricovero ospedaliero, avevano affidato 13 cavalli per pochi giorni a un conoscente, allevatore e commerciante di arabi.
Secondo la coppia, l’uomo avrebbe approfittato della loro assenza per vendere senza consenso un KWPN anziano e con problemi di salute a un acquirente di Grosseto, per 500 euro.
Da Grosseto l’animale sarebbe poi arrivato a Eboli e infine in Calabria, entrando nella filiera clandestina scoperta dai Nas.
Anche altri due cavalli atleti partiti dalla Toscana
La denuncia – con la collaborazione della Asl veterinaria e dei carabinieri di Grosseto – ha permesso di scoprire che altri due cavalli atleti toscani hanno seguito lo stesso percorso, con modelli 4 irregolari o di dubbia provenienza.
L’allevatore incaricato della custodia è ora indagato per appropriazione indebita, ricettazione e truffa.
Ciò ha comportato l’immissione sul mercato – per il consumo umano – di animali sottoposti in vita a trattamenti farmacologici non accertabili oltre che incompatibili con la finalità alimentare, con conseguente grave pericolo per la salute pubblica e con l’aggravante di aver assoggettato gli animali interessati a trattamenti crudeli che ne hanno provocato la morte.
Accertamenti in corso e coppia pronta a costituirsi parte civile
Sono in corso ulteriori verifiche per chiarire i passaggi dei cavalli e il ruolo dei vari soggetti coinvolti.
La coppia proprietaria ha già annunciato che si costituirà parte civile «per ottenere giustizia sulla perdita prematura del proprio cavallo».
Lo stabilimento, già interessato da procedura fallimentare, è stato posto sotto sequestro, insieme alle attrezzature, alle carni e agli automezzi utilizzati sia per il trasporto dei cavalli che per la distribuzione delle carni, per un valore complessivo stimabile in oltre tre milioni di euro.



