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La Maremma scommette sul biologico: una sfida tra natura, economia e futuro

Una delle terre più autentiche d’Italia scommette sul biologico: dalla produzione agricola al turismo, la Maremma sceglie la sostenibilità come futuro
Olivi e coltivazioni in Maremma
Olivi e coltivazioni in Maremma

GROSSETO. La Maremma, con le sue colline dorate, le pianure che si perdono verso il mare e l’inconfondibile profumo della macchia mediterranea, è da sempre sinonimo di autenticità e rispetto per la natura.

Oggi, più che mai, questa terra antica e fiera sta compiendo una nuova rivoluzione verde: l’agricoltura biologica.

Non si tratta di una moda, ma di una scelta di identità.

Una scommessa economica, culturale e ambientale che affonda le radici nel legame profondo tra la Maremma e la sua terra. Qui, dove l’ambiente è ancora integro e la qualità della vita segue il ritmo delle stagioni, il biologico non è solo produzione, ma una filosofia di rispetto e di equilibrio.


Distretti biologici: un modello di comunità sostenibile

Negli ultimi anni la Maremma è diventata un laboratorio di innovazione rurale, grazie alla nascita di due realtà di riferimento: il Distretto Biologico della Maremma Toscana e il Bio-distretto Colline della Pia.

Il primo, riconosciuto ufficialmente dalla Regione Toscana nel 2023, coinvolge i comuni di Grosseto, Capalbio, Castiglione della Pescaia, Magliano, Manciano, Orbetello e Scansano.
Un’area immensa — quasi 100.000 ettari di superficie agricola — dove oltre il 40% dei terreni è già coltivato con metodo biologico.

Il secondo, il Bio-distretto Colline della Pia, nato nel 2024, abbraccia invece l’Alta Maremma, comprendendo Gavorrano, Massa Marittima, Roccastrada e Scarlino.

Qui il progetto punta sulla rete tra aziende agricole, agriturismi e operatori turistici, valorizzando i prodotti tipici e promuovendo esperienze sostenibili come il turismo rurale e cicloturismo bio.

Due distretti diversi ma complementari, accomunati da una visione: fare della Maremma un territorio completamente biologico, capace di produrre reddito, benessere e qualità della vita senza intaccare l’ambiente.


L’agricoltura biologica in Maremma – I numeri

Distretto biologico della Maremma Toscana

  • Comuni coinvolti: Grosseto, Capalbio, Castiglione della Pescaia, Magliano in Toscana, Manciano, Orbetello, Scansano

  • Aziende agricole totali: 5.335

  • Aziende bio certificate: 1.341

  • Superficie agricola (SAU): 95.878 ettari

  • Condotta in biologico o conversione: 41% (23.076 ha bio + 16.533 ha in conversione)

  • Colture principali:

    • Cereali (7.864 ha)

    • Oliveti (4.096 ha)

    • Vigneti (1.960 ha)

    • Ortaggi e ortofrutta (604 ha)

    • Frutteti (423 ha)
      ➡️ Un territorio dove quasi la metà dei terreni agricoli è già bio o in transizione.


Bio-distretto Colline della Pia

  • Comuni coinvolti: Gavorrano, Massa Marittima, Roccastrada, Scarlino

  • Superficie agricola (SAU): oltre 20.000 ettari

  • Condotta in biologico: circa 42%

  • Aziende aderenti: oltre 340

  • Produzioni principali: vino, olio extravergine, cereali e legumi, ortaggi, zafferano
    ➡️ Un biodistretto che unisce agricoltura e turismo rurale, simbolo dell’Alta Maremma verde.


Certificazioni biologiche: garanzia di qualità e trasparenza

Essere “biologici” non è solo una dichiarazione d’intenti.

In Italia — e quindi anche in Toscana — la certificazione biologica è un processo regolato da norme europee e controllato da organismi indipendenti accreditati.

Per ottenere il marchio verde con la foglia a stelle europee, ogni azienda agricola deve:

  • notificare la propria attività con metodo biologico alla Regione Toscana;

  • scegliere un organismo di controllo accreditato (come ICEA, Bioagricert o CCPB);

  • sottoporsi a ispezioni periodiche che verificano l’assenza di prodotti chimici di sintesi, il rispetto delle rotazioni colturali e la tutela della biodiversità;

  • mantenere registri aggiornati e tracciare ogni passaggio della filiera, dal campo al confezionamento.

Solo dopo questi controlli una produzione può essere certificata “biologica”, offrendo al consumatore una garanzia reale e verificata. È un percorso impegnativo, ma è anche ciò che distingue la Maremma autentica da chi si limita a parlare di sostenibilità.


L’agricoltura maremmana tra economia e futuro

Dietro le colline di olivi e vigne, nelle aziende agricole che costellano la piana grossetana o le valli della Val di Cornia, si muove un nuovo modello economico: quello dell’agricoltura rigenerativa e a filiera corta.

Il biologico in Maremma non è solo un settore produttivo, ma un motore di sviluppo locale.

Grazie ai distretti, alle certificazioni e ai fondi regionali dedicati, molte aziende stanno convertendo i propri terreni, creando occupazione stabile, nuove competenze e opportunità per i giovani.

L’obiettivo è duplice:

  • rafforzare la competitività delle imprese agricole;

  • preservare la qualità paesaggistica e ambientale, che è a sua volta una risorsa economica e turistica.

Perché in Maremma, natura e lavoro camminano insieme: l’ambiente non è solo da proteggere, ma anche da vivere e valorizzare.


Turismo bio: un nuovo modo di scoprire la Maremma

C’è un turismo che non cerca solo mare e spiagge, ma esperienze autentiche.

Chi arriva in Maremma oggi vuole mangiare bene, capire cosa c’è dietro un prodotto, conoscere chi lo coltiva, respirare un’idea di equilibrio tra uomo e natura.

Il biologico diventa così una chiave d’attrazione turistica: agriturismi, cantine e frantoi che offrono degustazioni bio, itinerari tra vigne e orti, esperienze legate al benessere naturale e all’enogastronomia di qualità.

Il visitatore che sceglie la Maremma lo fa per vivere un territorio vero, dove ogni sapore ha un’origine, ogni vino racconta un pezzo di paesaggio, ogni olio nasce da una storia di famiglia.


La sfida del futuro: un territorio interamente sostenibile

La Maremma ha tutte le carte in regola per diventare uno dei distretti biologici più importanti d’Italia.

Un territorio che non dimentica le proprie radici ma le trasforma in una visione moderna: produrre senza distruggere, crescere senza consumare, innovare restando fedeli alla propria identità.

Ma siamo solo all’inizio di un percorso. La sfida ora è quella di fare rete: tra agricoltori, istituzioni, operatori turistici e consumatori.

Perché il biologico non è solo un metodo di coltivazione, ma un progetto culturale che unisce economia, ambiente e comunità.


Una Maremma che coltiva il futuro

In questa terra di vento, luce e silenzio, dove i campi si colorano d’oro e di verde, il biologico è più di una scelta: è un atto d’amore.

Un modo per custodire la bellezza, per far crescere il lavoro, per raccontare — ancora una volta — che la Maremma sa guardare avanti senza perdere se stessa.

Del resto Carlo Levi scriveva:

“Nel mondo dei contadini non si entra senza una chiave di magía”

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