Il cinema è chiuso e lo pagano i cittadini: tra i proprietari c’è il sindaco | MaremmaOggi Skip to content

Il cinema è chiuso e lo pagano i cittadini: tra i proprietari c’è il sindaco

A Manciano l’ex Cinema Moderno è chiuso dal 2019, ma il Comune continua a versare oltre 15mila euro l’anno ai proprietari dell’immobile, tra cui il sindaco Mirco Morini. Intanto la sala resta inutilizzabile e i cittadini attendono risposte sul futuro della struttura
Il cinema Moderno di Manciano, chiuso da anni
Il cinema Moderno di Manciano, chiuso da anni

MANCIANO. A Manciano il Cinema Moderno non accoglie più spettatori da anni. Le luci in sala si sono spente nel 2019, quando infiltrazioni d’acqua e problemi strutturali hanno decretato la totale inagibilità dello stabile. Le porte si sono chiuse, le sedie sono rimaste vuote, il proiettore ha smesso di girare. Da allora solo silenzio e degrado che avanza, nella centralissima via Marsala, il cuore del paese.

Una storia come purtroppo se ne vedono molte, nei piccoli centri dove la cultura fatica a trovare sostegno.

C’è però un dettaglio che rende questa vicenda diversa da tutte le altre: nonostante l’impianto sia inutilizzabile, il Comune ha continuato a pagare l’affitto ai proprietari della struttura.

E tra questi proprietari figura anche il sindaco in carica, Mirco Morini, titolare di una quota pari al 25%. Il restante 75% è del fratello (25%) e di una zia (50%).


Il cinema è chiuso, ma i pagamenti no

All’inizio fu la giunta guidata da Rossano Galli, nel mandato 1999-2004, ad affittare l’immobile dalla famiglia Morini, affidando la gestione alla coop L’Ape Regina e stipulando convenzioni con le strutture ricettive. Il Comune aveva una percentuale sui biglietti, ma il cinema, per anni, ha funzionato. Un servizio non di poco conto, se si pensa che il più vicino è a Orbetello.

Da sei anni, però, l’immobile non può essere usato per nessuna attività, prima inagibile, poi diventato fatiscente per l’abbandono, anche se l’inagibilità è stata superata.

Le pellicole sono un ricordo, gli spettacoli un progetto rimandato a data da destinarsi. Eppure, il canone d’affitto — circa 15.300 euro l’anno — continua a essere versato puntualmente.

Se si sommano tutte le annualità già pagate, si superano ampiamente i 75.000 euro: denaro pubblico per una struttura che non offre un servizio, non genera un indotto culturale, non accoglie giovani, famiglie, eventi.

È come pagare un abbonamento a un teatro… senza vedere mai uno spettacolo.


La scoperta in consiglio comunale

Ad accorgersi per la prima volta della situazione è stata l’opposizione nel consiglio comunale del 30 novembre 2019 su una variazione di bilancio, dove emersero i pagamenti mensili dell’affitto, anche se il cinema era inagibile. Scoppiò il caso, il sindaco uscì dall’aula per conflitto di interesse, il resto della giunta promise una soluzione, che poi non è mai arrivata.

Così l’opposizione chiese un parere all’avvocato Bovina e, tramite il segretario comunale, girò gli atti all’Anac, alla Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica. Ma, da allora, nessuno è mai intervenuto.


Lavori lenti, un proiettore da buttare

La dichiarazione di inagibilità imponeva ai proprietari di farsi carico delle opere di manutenzione necessarie al ripristino. Però prima dei lavori passarono mesi tra ritardi, solleciti e lunghi silenzi.

Nel frattempo:

  • l’umidità compromise la macchina di proiezione, ormai da sostituire completamente

  • le normative sono cambiate e gli adeguamenti costano sempre di più

  • il Comune ha trovato spazi alternativi per le iniziative pubbliche

Risultato: quando l’immobile è tecnicamente tornato agibile, era troppo tardi. Il cinema, così com’è, non può riaprire senza un investimento importante.

E anche la cooperativa L’Ape Regina che lo gestiva è stata invitata ad andarsene.

Al tempo stesso non è più stato fatto un bando per affidare di nuovo la gestione, è stata aperta solo una manifestazione di interesse, quando i locali erano ancora inagibili, quindi nel 2019, alla quale non ha partecipato nessuno.


La questione politica: conflitto di interessi o semplice coincidenza?

Qui sta il cuore del dibattito.

In consiglio comunale la vicenda è stata discussa più volte. L’opposizione ha sollevato dubbi di opportunità politica: chi ha il dovere di tutelare l’interesse dei cittadini può — allo stesso tempo — beneficiare direttamente di una spesa pubblica che riguarda un proprio immobile?

Il sindaco ha sempre lasciato l’aula nelle discussioni sul tema e, in un’occasione, dopo il Covid, ha anche fatto il “beau geste” di restituire al Comune 3 mensilità.

Ma ciò non ha cambiato le conseguenze:

  • i pagamenti sono continuati
  • la sala è rimasta chiusa
  • i cittadini non hanno ricevuto un servizio in cambio
  • non è stato fatto un nuovo bando di gara dopo la manifestazione di interesse del 2019 andata deserta.

Questo per molti è il vero nodo: anche se tutto fosse formalmente corretto, si sta rispettando davvero l’interesse pubblico?


Un progetto culturale che si è perso per strada

Nel tempo, si è parlato di piani di rilancio, possibili gestioni future, attività cinematografiche e teatrali. Negli atti sono comparse mozioni, buoni propositi e promesse.

Ma chi passa davanti al Cinema Moderno vede sempre la stessa scena: tapparelle abbassate, serrature chiuse, degrado che avanza e nessuna indicazione del futuro.

È come se a Manciano sia rimasta aperta solo la parte scomoda della storia: la spesa.


Cosa si aspettano i cittadini

Il cinema è più di un edificio. È un luogo sociale, un punto di ritrovo, uno spazio che crea comunità. Privarne un paese significa perdere una occasione di cultura, crescita, identità.

Per questo tanti si chiedono:

  • Si continuerà a pagare ancora per quanto?

  • Il Comune proverà a recuperare parte delle somme?

  • I lavori verranno completati?

  • Il cinema riaprirà davvero?

Domande che restano senza una risposta ufficiale.


In attesa di trasparenza

La vicenda del Cinema Moderno, oggi, sembra sospesa: non è un caso chiuso, ma nemmeno un progetto aperto.

Fermo. Costoso. Forse non raccontato abbastanza. Tanto da diventare quasi una cosa normale, in molti pensano che, se è chiuso, un buon motivo ci sarà. E quando passano da via Marsala neppure si voltano a guardare quello che era un luogo di accoglienza e divertimento che sta cadendo a pezzi.

Se da un lato il Comune rivendica la volontà di riportare alla città uno spazio importante, dall’altro gli anni continuano a passare, e con loro i soldi che escono dal bilancio pubblico. Finendo al 25% nelle tasche del sindaco.

Nel frattempo i cittadini osservano, e hanno diritto di sapere. Perché quando la cultura è ferma, non perde solo un edificio: perde un territorio intero.

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