MANCIANO. La Maremma è una terra dalle identità forti, che sorprende ogni volta che la si attraversa. Ti accoglie con il profumo del mare e del lentisco, ma anche con i suoi orizzonti larghi e mutevoli, capaci di passare in un attimo dalle distese pianeggianti al movimento lento delle colline. È una regione che custodisce l’anima più autentica della Toscana, ma che al tempo stesso non ha mai smesso di guardare oltre i propri confini.
Se si parla di vino, certo non possiamo negare che i vitigni autoctoni di questa terra hanno raccontato – e continuano a raccontare – storie meravigliose di radici e tradizioni. Accanto a loro, tuttavia, nel tempo hanno cominciato a convivere varietà arrivate da lontano, che nondimeno hanno imparato a parlare la lingua di questo luogo, trovando equilibrio, armonia, e una nuova identità.
È proprio in questo contesto che si colloca la storia di Tenuta Montauto e del suo Enos I, un Sauvignon nato da vigneti piantati più di cinquant’anni fa da Enos, il nonno di Riccardo Lepri, oggi custode di una tradizione familiare che continua a rinnovarsi con tutta la passione delle origini.
Tre Bicchieri per Enos I: un riconoscimento che guarda al futuro
L’edizione 2026 dei Tre Bicchieri del Gambero Rosso ha conferito a Enos I il prestigioso riconoscimento riservato ogni anno a sole 500 etichette, simbolo dell’eccellenza enologica italiana. Tra i bianchi toscani, i premiati sono solo pochi: accanto a nomi del calibro del Bolgheri Bianco firmato Ornellaia e delle Vernacce di San Gimignano, spicca proprio Enos I.
Un risultato che, come sottolinea Riccardo Lepri, «contribuisce a sfatare il mito secondo cui in Maremma non si possano realizzare grandi vini bianchi a partire da vitigni internazionali». Un traguardo che per Tenuta Montauto non rappresenta tanto un punto d’arrivo, quanto una ripartenza: un invito a guardare avanti, con lo stesso spirito curioso e tenace che da sempre anima l’azienda della famiglia Lepri.
L’anima di Enos I
C’è una lunga storia di famiglia dietro a Enos I, un vino che porta nel nome un tributo al passato e nel calice una promessa per il futuro. Enos, infatti, era il nonno di Riccardo Lepri, e proprio a lui è dedicata questa etichetta. Le uve provengono da vigne piantate più di cinquant’anni fa su terreni prevalentemente argillosi e ricchi di quarzo a circa duecento metri sul livello del mare, vicinissimi alla costa. È un terroir unico, dove la brezza marina e le forti escursioni termiche tra giorno e notte regalano ai grappoli un equilibrio perfetto tra freschezza e complessità.
Le vigne sono lavorate con il metodo biologico, che riflette la volontà di Riccardo di custodire la vitalità della terra e la purezza delle sue espressioni. Da questa attenzione nasce un Sauvignon che si fa interprete del luogo da cui proviene, capace di raccontarlo con voce propria. «Credo che il nostro compito sia quello di assecondare e rispettare il territorio, e con esso i nostri vigneti», racconta Riccardo. «Non vogliamo piegare la natura alle nostre esigenze, ma metterci al suo servizio. Solo così si ottengono vini veri, capaci di emozionare».
Nel calice, Enos I si presenta con un colore giallo paglierino brillante. Al naso si apre con naturalezza e finezza, disegnando un bouquet di frutta esotica intrecciato a eleganti note minerali. In bocca è fresco ma vellutato, con una scia sapida e persistente che invita a un nuovo sorso. È un vino che non cerca di impressionare, ma di raccontare: la sincerità di una terra, il carattere di una famiglia, e la forza gentile di un sogno coltivato con pazienza.

Vini che nascono dal rispetto del territorio
Il percorso scelto da Tenuta Montauto è un cammino votato all’artigianalità, alla ricerca costante della qualità e al rispetto profondo per la terra — anche quando questo significa affrontare costi più elevati, in termini economici ed energetici. Nei vigneti Montauto non si usano diserbanti, e le viti vengono curate seguendo i ritmi naturali, riducendo gli interventi ai minimi termini.
A maturazione completa, le uve sono raccolte a mano, selezionate con cura e adagiate in piccole cassette. La vendemmia si svolge nell’ultima decade di agosto, fin dalle prime ore del mattino, per mantenere l’uva fresca al suo arrivo in cantina.
L’attenzione all’ambiente prosegue anche dopo: le bottiglie in vetro leggero riducono l’impatto della produzione, mentre tutte le energie utilizzate sono rinnovabili. Una filosofia che, come spiega Riccardo Lepri, «mira a esaltare le qualità dei terroir e la bevibilità delle etichette. Ricerchiamo la finezza, l’eleganza, e quella trasparenza che permette al vino di raccontare al meglio il luogo dove nasce».


Strada Provinciale Campigliola, 58014 Manciano (GR)




