Tirrenica dei sogni: almeno c'è l'impegno trasversale dei parlamentari | MaremmaOggi Skip to content

Tirrenica dei sogni: almeno c’è l’impegno trasversale dei parlamentari

All’incontro sulla Tirrenica promosso dalla Ciiaa i parlamentari prendono un impegno trasversale: premere sul governo per avere i soldi in finanziaria. Breda: «I porti di Livorno e Piombino saranno a breve i più moderni d’Italia, ma non hanno collegamenti»
L'ultimo incidente mortale sull'Aurelia a Capalbio, avvenuto il 19 agosto scorso
L’ultimo incidente mortale sull’Aurelia a Capalbio, avvenuto il 19 agosto scorso

GROSSETO. Una cosa buona c’è stata, nell’incontro organizzato dalla Camera di commercio di Grosseto e Livorno con i parlamentari dell’area per affrontare, una volta per tutte, il problema del finanziamento della Tirrenica: l’impegno comune, quindi trasversale, al di là degli stucchevoli “io ho fatto più interpellanze di te” che non ha portato nulla da quasi 60 anni, a lavorare insieme per fare pressione sul governo Meloni e ottenere, nella legge finanziaria, il finanziamento dell’adeguamento dell’Aurelia, nel capitolo infrastrutture.

Che poi questo porti a qualcosa è ben altra cosa, sia chiaro.

Con la Tirrenica, per ora, siamo stati abituati solo a promesse non mantenute e ad annunci senza seguito. Però almeno la buona volontà, davanti ai vertici della Cciia e ai rappresentanti delle principali associazioni di categoria, s’è vista. Poi a un mese dalle elezioni regionali chi si sarebbe tirato indietro?

Però, lasciando stare il periodo contingente, il problema adesso è serio. Più che in altri periodi storici dell’infinito iter di questa autostrada dei sogni. Perché con la Tirrenica di periodi storici si parla: c’è stata l’era D’Alema-Bargone, a cavallo fra i due secoli, dopo quella Berlusconi-Lunardi, con quest’ultimo che voleva riempire la Maremma di gallerie, quindi un annetto e mezzo di Antonio Di Pietro, poi sono venuti gli anni di Altero Matteoli e quelli di Paola De Micheli, con in mezzo Graziano Del Rio e anche Danilo Toninelli. Nell’era attuale, di Matteo Salvini, siamo allo stesso punto dell’inizio.

Ora il problema è più serio perché sul percorso ci sono due porti importanti sui quali si sta investendo in modo corposo.

La Darsena Europa di Livorno sarà pronta, più o meno, nel 2030-2032. Il porto di Piombino, con le nuove acciaierie di Metinvest-Adria, sarà ulteriormente migliorato. Sono entrambi porti che hanno attracchi con grandi profondità, indispensabili con le nuove dimensioni delle navi-cargo, ma rischiano di essere i due porti più moderni d’Italia senza un collegamento con il resto d’Italia.

Come riempire una botte di pregiato Brunello di Montalcino che tutti i mercati chiedono e poi volerlo spillare con una cannuccia.

E poi c’è il tema della Grosseto-Fano che, almeno fino a Siena, dovrebbe esser pronta entro la fine del 2026. La parte marchigiana è assai più in ritardo, ma quando sarà pronta sarà possibile scaricare le merci nei porti toscani e portarle in Veneto, o al Brennero, non pagando pedaggio per gran parte del tratto. Quindi il problema non è solo toscano, è italiano e il governo dovrebbe prenderne coscienza.

Tre parlamentari, la Camera di Commercio e le associazioni

La Camera di Commercio di Grosseto e Livorno aveva invitato tutti i parlamentari dei due collegi di Grosseto e Livorno. C’erano Fabrizio Rossi (FdI), Marco Simiani (Pd) e Chiara Tenerini (FI). Con loro tutte le associazioni dei territori, da Confindustria all’Ance, da Confcommercio a Confesercenti, da Confartigianato a Cna.

Tutti hanno chiesto ai parlamentari di prendere un impegno comune, di fare massa critica per far sentire il peso di una larga fetta della Toscana sul governo e sul ministro Salvini. Che sono un po’ distratti dal progetto faraonico del ponte sullo Stretto di Messina, ma che prima o poi dovranno capire che serve a poco fare un ponte in fondo all’Italia se non ci sono le strade per raggiungerlo.

Breda: «Un impegno trasversale preso davanti alle associazioni»

«È stato un incontro positivo – racconta il presidente della Cciia di Grosseto e Livorno, Riccardo Breda -. Di fronte a tutte le associazioni dei due territori i parlamentari ci hanno rassicurato che porteranno avanti un lavoro condiviso. Tutti siamo convinti che il tema sia cercare di pesare di più rispetto alle decisioni del governo e vedere di arrivare al finanziamento dell’opera. Noi abbiamo fatto anche la proposta di dare loro una mano, rafforzando la nostra protesta, che poi è anche una proposta. È chiaro che i soldi devono essere messi nel capitolo infrastrutture della finanziaria».

«Tutte le associazioni hanno fatto presente che, finita la campagna elettorale, ci saranno ancora due anni e mezzo di governo e cinque di Regione, e quindi governo e Regione dovrebbero sedersi a un tavolo per portare avanti una linea comune per le infrastrutture su questo territorio. Credo che adesso ci sia dovuto».

«Peraltro, lo abbiamo evidenziato anche nel libro bianco di Uniontrasporti, il corridoio tirrenico è di interesse nazionale, non è un problema solo toscano».

I due porti di Livorno e Piombino rischiano di non avere uno sbocca sul lato terra, pur essendo i più “accoglienti” sul lato mare.

«Sono due porti strategici per l’Italia. La Darsena Europa di Livorno sarà pronta fra il 2030 e il 2032. Il porto di Piombino servirà le nuove acciaierie. Entrambi gli scali hanno un pescaggio importante, ci possono attraccare navi che non possono andare in altri posti. Però hanno bisogno di infrastrutture di collegamento».

E poi c’è il tema della Grosseto-Siena che, almeno fino alla città del Palio, è quasi pronta.

«Il prossimo 16 settembre ho un incontro a Roma, promosso da Unioncamere e Uniontrasporti, con la Camera di commercio delle Marche, proprio sulla Grosseto-Fano. Perché il pezzo toscano è a buon punto, ma oltre siamo indietro. Certo che si creerebbe un asse importantissimo per Grosseto. Speriamo di non dover aspettare altri dieci anni».

Rossi: «Toscana a due velocità, ora basta»

All’incontro c’era il deputato grossetano di Fratelli d’Italia, Fabrizio Rossi.

«Quando parliamo di infrastrutture, prima di tutto bisogna essere buoni italiani e pensare all’interesse nazionale – dice -, non alle bandiere politiche. La Toscana non può essere divisa dall’Italia: se ci sono infrastrutture moderne, devono servire a tutto il Paese».  

«Quando parliamo di infrastrutture, al di là dell’appartenenza politica, prima di tutto bisogna essere buoni italiani – ha dichiarato Rossi –. Il Corridoio Tirrenico è un’opera attesa da decenni – ha sottolineato Rossi –. In Italia, per completare una grande infrastruttura servono mediamente 18 anni, un tempo inaccettabile. In due anni e mezzo di governo Meloni qualcosa si è finalmente sbloccato: la gestione è passata da Sat ad Anas, è stato nominato il commissario, sono stati acquisiti i progetti. Quindi, oggi finalmente abbiamo un interlocutore chiaro con cui confrontarci».

«Come parlamentare del territorio – prosegue – ho presentato atti e interrogazioni per sbloccare la Tirrenica. A fine 2024 abbiamo ottenuto 1,5 milioni di euro per lo svincolo di Cupi sulla SS1 Aurelia. Inoltre, il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ha confermato che alcuni lotti sono pronti, con i progetti definitivi approvati, e quindi cantierabili: ora mancano solo i finanziamenti».

«La Toscana purtroppo, – commenta Rossi – è a due velocità. Da un lato Firenze e la sua area, una sorta di “città-stato” che concentra risorse e attenzione, dall’altro la costa tirrenica, da sempre trascurata. Qui non ci sono né alta velocità né alta capacità ferroviaria, e nemmeno una infrastruttura stradale degna di nome. Pertanto, è ora di colmare questo gap».

«Serve compattezza. Sindaci, amministratori, associazioni di categoria e parlamentari devono spingere tutti nella stessa direzione: solo facendo rete possiamo fare leva per ottenere i finanziamenti e dare a questo territorio le infrastrutture che merita. Non è una battaglia di parte, ma una battaglia per il futuro della Maremma, della costa toscana e dell’intero Paese», conclude Fabrizio Rossi

Simiani: «È finito il tempo delle promesse»

Era presente anche il capogruppo Pd in commissione ambiente di Montecitorio Marco Simiani.

«Serve un patto serio ed efficace per potenziare le infrastrutture della costa tirrenica – spiega -. In questi tre anni di governo Meloni non solo non sono state messe risorse ma addirittura sono state tolte per la Tirrenica e l’Interporto di Livorno, nonostante gli annunci ripetuti del ministro Salvini. Faccio appello ai parlamentari di destra affinché il nostro territorio smetta di essere mortificato e venga valorizzato».

«I numeri sono chiari – conclude Marco Simiani -, in questa legislatura 40 proposte emendative presentate dal Pd ai numerosi provvedimenti esaminati dal Parlamento per potenziare le infrastrutture territoriali sono state respinte dalla maggioranza. Serve chiarezza: occorre finanziare la Tirrenica, dove alcuni lotti sono  già cantierabili, vanno messe risorse per completare la Due Mari, per ripristinare i soldi tolti all’Interporto di Livorno, per realizzare il lotto zero della città labronica e per progettare la dorsale ad alta velocità della costa. Il tempo dei tatticismo e delle promesse mai mantenute è finito. I parlamentari di destra del territorio devono decidere da chi parte stare».

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