PIOMBINO. Gli imprevisti e i guasti ai mezzi di trasporto capitano a chiunque nella vita di ognuno di noi, ciò non deve però diventare una croce verso chi ogni giorno si adopera per garantire i servizi al prossimo e si batte per la tutela della salute dei cittadini.
È questo il punto su cui le associazioni della Misericordia, Croce Rossa e Pubblica assistenza vogliono far riflettere a seguito di due episodi spiacevoli avvenuti uno dietro l’altro per circostanze del tutto casuali e su cui si è aperto un dibattito sui social.
La segnalazione
La segnalazione arriva sui social da parte di un residente che ha sottolineato l’inefficienza del servizio a causa prima di un ritardo nel venire a prendere il paziente per uno dei servizi di trasporto alla persona, poi il giorno dopo, nel mezzo dedicato, un guasto dell’aria condizionata.
Per cui, durante tutto il tragitto, gli operatori e il paziente hanno viaggiato con i finestrini abbassati.
Un guasto di cui l’associazione che ha effettuato il trasporto si è accorta solo la mattina stessa del servizio. A quel punto la scelta si restringeva tra l’annullare il servizio o portare il paziente in ospedale avvalendosi del poter solo abbassare i finestrini.
È stato scelto di portare avanti la priorità del paziente, ovvero di portarlo comunque in ospedale e andare a ripristinare il guasto in un secondo momento, perché le cure vengono prima di tutto, perché i mezzi sono pochi e i cittadini che hanno bisogno di assistenza invece sono tanti, troppi rispetto ai volontari e i dipendenti che lavorano.
Il ritardo dovuto al giorno prima che sui social si dilata fino ad un’ora, ma che in realtà era di 25 minuti, è dovuto alla corretta organizzazione del servizio. Un ritardo che non ha in alcun modo messo a rischio l’intervento ma che è stato necessario per portare a termine un compito di cui il cittadino richiedente ha pieno diritto nel poter essere soddisfatto.
Il comunicato congiunto
Di seguito riportiamo il comunicato congiunto delle associazioni che si sono espresse per poter chiarire il fatto:
«Nei giorni scorsi, a seguito dello sfogo social di un utente del servizio di trasporto sociale per pazienti in situazione di fragilità tra cui malati oncologici, si è generata una vivace reazione pubblica. Questo ci colpisce profondamente sul piano umano e ci spinge, nel rispetto di chi ha espresso il proprio disagio, a fornire alcune doverose precisazioni».
Il servizio di trasporto per malati oncologici, che peraltro nasce da un progetto dell’associazione Pubblica Assistenza, è finanziato dalla Società della Salute (Sds), coordinato da Esculapio e viene svolto, a rotazione, da Croce Rossa Italiana, Misericordia e Pubblica Assistenza.
«È un servizio portato avanti da personale volontario, con mezzi idonei e nel rispetto delle indicazioni dell’ente committente. Ogni giorno affrontiamo difficoltà crescenti: le richieste di cui veniamo investiti aumentano in maniera esponenziale mentre le risorse – sia umane che materiali – sono sempre più limitate».
«Nonostante tutto, ci adoperiamo con serietà e impegno per garantire un servizio essenziale, che consenta ai pazienti di accedere alle cure con dignità e in sicurezza. Quando qualcosa non funziona, ci rammarichiamo profondamente per il disagio arrecato e siamo pronti a porgere le dovute scuse. Ma ci rammarica altrettanto vedere come, in quei momenti, venga oscurato tutto il lavoro silenzioso e complesso che sostiene ogni singolo trasporto».
«A chi non è mai capitato un guasto improvviso all’auto, o di accorgersi solo durante il tragitto che l’aria condizionata non funziona? In alcune circostanze, ci troviamo di fronte a scelte difficili: sarebbe meglio annullare il trasporto, sapendo che questo potrebbe significare far saltare una seduta di radioterapia ad uno o più persone, o affrontare comunque il viaggio – magari in ritardo o con i finestrini abbassati – pur di garantire l’arrivo al centro di cura?»
«Ricordiamo che siamo associazioni senza fini di lucro. I fondi pubblici destinati a questo servizio non arricchiscono nessuno: coprono appena i costi vivi dei trasporti – carburante, manutenzione, assicurazione – e non permettono né l’assunzione di personale dedicato, né l’acquisto di mezzi nuovi».
«Riteniamo, quindi, ingiusto che proprio le associazioni, che ogni giorno mettono a disposizione tempo, energie e competenze per colmare vuoti sempre più ampi, siano chiamate a rispondere di disservizi che originano in verità da criticità sistemiche. Siamo gli ultimi anelli di una catena che mostra segni di logoramento: una sanità pubblica sempre più distante dai cittadini, servizi spesso più d’immagine che di sostanza, strategie che invece di colmare le falle finiscono per ampliarle».
«Ultimi anelli di una catena che rischia di scaricare su di noi le sue fragilità offrendo il pretesto di una levata di scudi a fini meramente strumentali e propagandistici».
«Noi continueremo, con umiltà e determinazione, a fare la nostra parte. Ma chiediamo almeno rispetto per chi ogni giorno si mette a disposizione con serietà, umanità e senza alcun tornaconto, e comprensione per il valore di un impegno che guarda ben oltre il politichese e non ha obiettivi diversi dal voler garantire dignità e cure a tutti coloro che si trovano purtroppo in un momento di difficoltà».
Un problema di attualità che va oltre l’episodio specifico
In un mondo ideale ci sarebbe un personale sempre pronto a soddisfare qualsiasi esigenza, ben pagato e con mezzi di ultima generazione, ma questo non è un mondo ideale, è la realtà e la realtà è fatta di problemi da affrontare, sfide continue da superare e soprattutto fatto per lo più da volontari.
Stiamo andando verso un mondo dove il ricambio generazionale è sempre minore, ci sono sempre meno giovani mentre l’età delle persone negli ultimi anni si è alzata, causando un aumento degli anziani che hanno bisogno di cure a fronte di una diminuzione del numero di giovani impiegati.
Un ricambio generazionale che va a restringersi per tanti motivi e che è diventato una delle priorità da risolvere socialmente.
Un po’ per la crisi economica, un po’ per la crisi dell’istituzione stessa della famiglia, di figli le giovane coppie ne fanno sempre meno. Al di là dell’episodio intrinseco nella Piombino di oggi, quando si nota la mancanza del personale, e al di là del numero dei mezzi, si sta parlando di un problema molto più ampio. Questo è solo un piccolissimo esempio dei sintomi di una società malata.
Saranno sempre meno i giovani che nel corso dei prossimi anni potranno, attraverso i loro lavori o semplicemente la propria persona, assistere chi ne ha bisogno che saranno invece aumentati esponenzialmente.
La forza lavoro va a diminuire laddove le persone inoccupate a causa dell’età vanno ad aumentare. Questa è una delle criticità sociali che la comunità scientifica sta affrontando prepotentemente al fine di poter valutare possibili soluzioni alternative.