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Il genio della fisica quantistica conquista Pechino

Dal liceo scientifico di Follonica alla carriera nel Regno Unito: la carriera del fisico Bruno Bertini fino all’ultimo premio in Cina, applaudito da tre premi Nobel
La premiazione a Pechino del 13 luglio scorso e nel riquadro il dottor Bruno Bertini
Bruno Bertini premiato a Pechino

FOLLONICA. Bruno Bertini, 37 anni, è quello che si dice il “ragazzo della porta accanto”, là dove questo modo di dire voglia rendere l’idea sulla solarità e la semplicità di una persona.

Dietro il primo impatto però, non tutti forse sanno che Bruno è uno degli scienziati più quotati nel campo della ricerca di fisica quantistica.

Bruno Bertini conquista Pechino

Il giovane follonichese a metà luglio era a Pechino, dove ha ricevuto uno dei riconoscimenti scientifici più importanti al mondo in occasione dell’International Congress Of Basic Science.

In platea erano presenti anche tre premi Nobel oltre a tutto il mondo scientifico relativo alla ricerca, un momento di confronto ai massimi livelli conclusosi con la premiazione di coloro che, con i loro lavori, hanno contribuito al progresso nei campi della Matematica, pura e applicata, della Fisica teorica, dell’Informatica e della Statistica.

Bruno Bertini durante la premiazione

L’obiettivo del premio è incoraggiare i giovani studiosi a guardare alle frontiere della scienza di base, a porsi obiettivi per ottenere risultati rivoluzionari il prima possibile e a contribuire con saggezza ed energia allo studio dei misteri del mondo naturale da parte dell’umanità.
Uno di questi lavori, relativi alla fisica, era di Bruno Bertini e dei suoi collaboratori: Maurizio Fagotti, Jacopo De Nardis e Mario Collura. 

La storia di un semplice ragazzo eccezionale 

Bruno è davvero il ragazzo della porta accanto. Solare e semplice, ha ancora il volto di quando era bimbo, quel bimbo cresciuto con babbo Carlo e mamma Katia Basili in viale Italia davanti al mare del golfo di Follonica.

Eppure Bruno già da piccolo aveva una marcia in più: frequenta il liceo scientifico Carlo Cattaneo e subito dopo (2007) entra all’università “Normale” di Pisa iscritto al corso di laurea in Fisica. Si laurea con il massimo dei voti e nel 2013 si trasferisce a Oxford per perseguire un dottorato in fisica teorica.

La sua ricerca è incentrata nel campo della fisica statistica quantistica, con particolare interesse per la “dinamica fuori equilibrio dei sistemi quantistici complessi”.

Dopo il dottorato si è trasferito a Trieste come ricercatore alla Scuola internazionale superiore di studi avanzati e poi da lì all’Università di Lubiana; ha poi fatto parte della Royal Society University Research Fellow presso l’Università di Oxford e nel 2021 viene nominato Assistant Professor presso l’Università di Nottingham.

Dall’aprile del 2024 è Associate Professor all’Università di Birmingham.

La realtà attraverso i numeri

Bruno è affascinato dalla fisica in quanto, per sua ammissione, «ti permette di capire la realtà con il linguaggio della matematica».

Il suo modello è il viennese Ludwig Boltzmann, uno dei padri della fisica contemporanea morto suicida a Duino (Trieste) nel settembre del 1906, deluso dalla non comprensione del mondo scientifico delle sue teorie all’epoca ritenute troppo avanzate.

Bruno è la prima volta che ricevi un premio così prestigioso?

«In breve, sì. Alcuni dei miei lavori hanno avuto molto seguito all’interno del mio settore, in particolare l’articolo che ha vinto il premio. Questa però è la prima volta che ricevo un vero e proprio premio».

Che sensazione hai avuto quella sera a Pechino?

«È stato senza dubbio molto bello ed appagante vedere il mio lavoro riconosciuto. Specialmente perché a suggerire questo premio è stata una commissione di esperti internazionali di grande prestigio. Più che il momento della premiazione però, il momento più bello è stato quando, a febbraio, i miei collaboratori ed io abbiamo ricevuto la notifica che eravamo stati scelti per il premio (ci abbiamo messo qualche ora per convincerci fosse vero). È stata veramente una bellissima sorpresa».

Il professore che sogna Follonica

Dopo questo riconoscimento cosa prevedi per il tuo futuro professionale?

«Non credo che questo premio abbia delle conseguenze dirette sul mio futuro professionale ma spero possa contribuire ad aumentare il prestigio della mia ricerca. Questo potrebbe essere molto utile, ad esempio, quando farò domanda per fondi di ricerca».

Le ha pesato lasciare quella dimensione dov’è nato e cresciuto per girovagare di Paese in Paese? 
«Lavorare nel mondo della ricerca presuppone girare per Paesi diversi. Questo è utile, se non fondamentale, al fine di conoscere come si lavora all’estero; solo così la propria formazione e competenza si completa. Certo non è stato facile; adesso è difficile prevedere il futuro, specialmente perché nel mio caso si tratta di trasferire due persone (anche mia moglie ha una cattedra di fisica a Birmingham), ma in futuro mi farebbe molto piacere potermi riavvicinare a Follonica».

Lei che ha il polso della situazione, come valuta la preparazione che gli studenti ricevono dalle università italiane?

«È ottima, riconosciuta in tutto il mondo come eccellente. Il problema è l’ambiente accademico che tende a premiare chi decide di rimanere in Italia, diverso il discorso per la ricerca che in Italia manca di attenzione: sono insufficienti le borse di studio e i fondi per la stessa, al contrario di quanto per esempio succede in Inghilterra e Germania».

 

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