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Lasciano lo spazio per gli alberi ma non per le radici

Lo strano caso nel quartiere di Senzuno: sotto passa la rete fognaria e non si possono piantumare gli alberi. Manni (gruppo misto): «Creiamo oasi di verde per far incontrare le persone»
Lo spazio per piantumare gli alberi accanto alla grata della fognatura

FOLLONICA. Dopo i lavori di riqualificazione, il quartiere di Senzuno aspettava a gloria questa stagione per riconquistare i propri spazi, recuperare in un veste nuova la propria identità e dare il via a tutte le sue potenzialità già ampiamente dimostrate grazie alla vitalità dei residenti e dei commercianti.

Un quartiere storico della vecchia Follonica che ha subìto interventi radicali, risolto annose criticità (legate al sistema fognario, raccolta delle acque, marciapiedi, ecc,) e che doveva quindi decollare a pieno regime verso un nuovo futuro; eppure basta andare e prenderci un caffè per capire che non c’è traccia della normale euforia che avrebbe dovuto aleggiare per le sue vie. E così la domanda viene di conseguenza, la risposta meno.

Due chiacchere da bar e una tragicomica scoperta

Ma gli alberi quando li mettono?  «Mai». Una risposta che gela il sangue quella che si sente al bar. Perché, nonostante sia stato lasciato lo spazio per piantumare gli alberi, manca quello per le radici. Sotto, infatti, passano i tubi della rete fognaria

Non c’è poi tanta voglia di parlarne: quattro parole per un concetto tanto semplice quanto difficile da digerire. Quindi, stando così le cose, il quartiere al momento non potrà usufruire delle alberature promesse ma soprattutto, come verrà risolto il problema?

Qualcosa è da rivedere, lo dice anche il Gruppo misto

Timidamente anche Giacomo Manni, del Gruppo misto, di qualcosa deve essersi accorto, almeno a giudicare dal suo ultimo intervento proprio in merito al quartiere Senzuno.

«Rifare una strada non basta per far vivere un quartiere che ha bisogno di un progetto più ampio, più ambizioso, più coraggioso. Non è questione di fare polemica – specifica il consigliere – ma chi vuol distinguersi e incidere davvero deve avere il coraggio di dirlo con chiarezza: così com’è il progetto non basta e su alcuni aspetti credo sia giusto rimetterci mano».

Manni esprime tutte le proprie idee sul quartiere: dalla pista ciclabile che ancora non è chiaro da dove debba passare, al traffico delle auto a quello dei mezzi del servizio pubblico extraurbano, fino ai parcheggi e al verde. E torniamo al problema iniziale su cui Manni ha le idee chiarissime, tanto che sostiene senza ombra di dubbio che «il pensare a qualche alberatura sparsa, non basta perché chiunque conosca Senzuno sa che serve molto di più. Dieci alberi non sono sufficienti, serve verde vero, alberi che diano ombra, aiuole curate, piccole oasi per chi passeggia o si ferma a parlare. Il verde non è solo un elemento decorativo: è un ingrediente fondamentale di un quartiere che voglia essere davvero vivibile».

L’idea per risparmiare: «Piccole oasi verdi e ombreggiati»

Allo stato attuale non è possibile intervenire senza ulteriori spese. Bisogna quindi, pensare ad un altro modo per rendere la zona più verde e quindi più fruibile.  «Credo si possa ragionare su soluzioni alternative, senza dover stravolgere il progetto: penso a piccole oasi verdi, spazi curati e ombreggiati che diventino punti di sosta, luoghi di incontro. Non serve piantare alberi ovunque, ma creare angoli di respiro dove le persone possano fermarsi, parlare, vivere il quartiere. Se oggi il progetto non lo prevede, forse è il caso di valutare qualche modifica, almeno dove è possibile. Sono convinto che investire su questo tipo di verde farebbe una grande differenza nella quotidianità di chi vive e lavora a Senzuno.»

«Quello che fa la differenza è la capacità di ammetterlo e intervenire in tempo», prosegue Giacomo Manni.

«Per me la priorità non è puntare il dito, ma aprire un confronto serio per migliorare il progetto adesso, prima che sia troppo tardi. Se correggere qualcosa significa spendere qualcosa in più o modificare alcune scelte, credo che sia un investimento giustificato, perché parliamo della vivibilità di un intero quartiere. È un costo, sì, ma è un costo per fare le cose bene».

 

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