Magona, ci sono 2 offerte. Ma la fabbrica non deve fermarsi | MaremmaOggi Skip to content

Magona, ci sono 2 offerte. Ma la fabbrica non deve fermarsi

Due offerte non vincolanti e una terza indagine sull’azienda. Ma la produzione non deve fermarsi. In ansia quasi 500 lavoratori
La Liberty Magona di Piombino, nel riquadro il direttore Lino Iallorenzi
La Liberty Magona di Piombino, nel riquadro il direttore Lino Iallorenzi

PIOMBINO. Resta appesa ad un filo la sorte della Liberty Magona. Molte le incognite, anche se ci sono due offerte per l’acquisto, peraltro non vincolanti, e una terza “due diligence” (un’indagine sull’azienda, propedeutica a una possibile offerta, ndr) in corso. Ma c’è il nodo della produzione, che non deve interrompersi, oltre alla questione dei debiti pregressi. Così circa 400 lavoratori, oltre a 75 interinali, senza parlare dell’indotto, attendono con ansia di sapere se hanno un futuro in azienda.

Inoltre, ma questo è più un aspetto politico, c’è da capire se la ripartenza di Liberty Magona, con un’altra proprietà, potrà sposarsi con il progetto Metinvest Adria, andando a creare un vero polo siderurgico a Piombino.

In questo contesto mercoledì 9 si è tenuto un incontro al ministero delle Imprese e del Made in Italy.

Erano presenti, insieme alle segreterie nazionali Fim-Fiom-Uilm, il consigliere Giampietro Castano e Mattia Losego, la Regione Toscana e l’Unità di crisi, il Comune di Piombino, il direttore Lino Iallorenzi ed i parlamentari Marco Simiani e Laura Boldrini.

Simiani: «Serve un cambio di passo dal governo»

«L’incontro  al ministero delle Imprese e del Made in Italy sulla crisi della Liberty Magona di Piombino – dichiara il deputato del Partito Democratico Marco Simiani – conferma quanto da tempo denunciamo: i lavoratori, le istituzioni locali e le organizzazioni sindacali sono stati lasciati soli per troppo tempo ad affrontare un’emergenza che rischia di esplodere da un momento all’altro. È inaccettabile che, a fronte di una crisi che coinvolge centinaia di famiglie e un’intera comunità, il governo continui a limitarsi a monitorare gli sviluppi senza mettere in campo una vera regia politica e industriale».

«Abbiamo appreso dell’esistenza di due offerte non vincolanti e di una terza due diligence in corso. Si tratta di segnali indubbiamente non trascurabili ma insufficienti se non accompagnati da un’azione incisiva del governo per facilitare il percorso di cessione, risolvere i nodi ancora aperti e soprattutto garantire la continuità produttiva, oggi compromessa dalla mancanza di materie prime. Senza produzione si rischia di far morire il sito prima ancora che arrivi una nuova proprietà. Servono tutele occupazionali certe per tutti i lavoratori, inclusi gli interinali, spesso invisibili nei processi di ristrutturazione. Serve un impegno concreto per il rilancio industriale del sito e serve una politica industriale nazionale che non può più essere assente. Il governo ha promesso la riconvocazione del tavolo entro i primi di settembre. Ma la verità è che la Magona non può aspettare l’ennesima scadenza rinviata. Piombino ha bisogno di certezze, adesso, servono risposte e non nuove promesse».

I sindacati: «Salvaguardare l’occupazione»

Anche i sindacati chiedono un’accelerazione che salvaguardi i lavoratori. Mentre il direttore di Liberty Magona, Rino Iallorenzi, auspica che si arrivi, entro fine luglio, a un’offerta vincolante per l’acquisto.

«Rispetto all’ultimo incontro – scrivono Fim Fiom Uilm nazionali e territoriali -, c’è stata un’evoluzione importante tra maggio e giugno: a seguito di un percorso di valutazione sono pervenute due offerte non vincolanti – di cui una decisamente più avanzata – ed è attualmente in corso una nuova due diligence con un terzo gruppo industriale. Il direttore della Liberty Magona ha espresso l’auspicio di arrivare, entro fine luglio, ad almeno un’offerta vincolante. Inoltre, è stato annunciato un confronto tra i legali di Liberty e Greensill affinché venga garantita la separazione della sorte di Magona da quella dell’intero gruppo Liberty».

«Ribadiamo con forza che la priorità deve restare la salvaguardia dell’occupazione, della continuità produttiva e garantire la continuità aziendale. Non permetteremo che a pagare il prezzo di ritardi o incertezze siano i lavoratori, che già portano sulla propria spalle il peso della crisi. L’azienda versa in una condizione finanziaria gravissima, aggravata da difficoltà operative, come la mancanza di coils da parte di Adi, dato che altri fornitori italiani non stanno garantendo il supporto necessario per il mantenimento della produzione. In questa fase delicata abbiamo ribadito con forza la necessità di avere certezze occupazionali, sul futuro industriale del sito e sul rispetto degli impegni economici previsti dal Ccnl dei metalmeccanici».

«Come Fim-Fiom-Uilm riteniamo utile aver fatto un punto aggiornato sulla situazione, anche perché da mesi denunciamo pubblicamente il pericoloso trascorrere del tempo mentre oltre 400 lavoratori diretti, circa 75 interinali e centinaia di lavoratori dell’indotto vivono con crescente angoscia una situazione ormai insostenibile. I tempi per salvare la Magona si stanno esaurendo. È necessario agire con urgenza, con responsabilità e con trasparenza».

«Ogni giorno perso rischia di compromettere definitivamente la tenuta industriale e sociale del territorio. Abbiamo chiesto che venga effettuato un accertamento approfondito per garantire che non vi siano ostacoli alla cessione del sito e abbiamo ribadito la necessità di tutele reali per tutti i lavoratori, compresi gli interinali, troppo spesso dimenticati nei processi di ristrutturazione.
Il Governo, da parte sua, ha preso l’impegno a monitorare attentamente la situazione, riconvocando il tavolo non appena vi saranno aggiornamenti e, in ogni caso, entro e non oltre i primi giorni di settembre».

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