PIOMBINO. Sono troppi i migranti di cui si fa carico Piombino, almeno rispetto al resto della provincia di Livorno.
Per questo mercoledì 5 marzo, a Roma, c’è stato l’incontro tra il sindaco di Piombino, Francesco Ferrari, l’assessore alla sicurezza Vittorio Ceccarelli e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.
La missione del Comune a Roma è servita ad affrontare una realtà, quella dei Cas (Centri di accoglienza straordinaria) presenti sul territorio della provincia, che conta cinque strutture in totale, di cui tre localizzate nel comune di Piombino (una proprio al confine con Follonica) e una in quello di Sassetta.
Incontro avvenuto in accordo con il prefetto di Livorno Giancarlo Dionisi.

Ferrari: «A Piombino oltre 500 migranti. A Livorno solo 118»
Qual è la situazione attuale?
«Dopo averne parlato col prefetto siamo stati accolti dal ministro e abbiamo portato alla sua attenzione una fotografia della situazione attuale dei Cas presenti sul nostro territorio- spiega il sindaco Ferrari -. I numeri parlano chiaro, i dati sono aggiornati al 2023 tuttavia sono rimasti pressocché invariati, Livorno possiede una struttura che accoglie 118 persone, alla Selva di Sassetta sono ospitati 40 migranti, mentre solo Piombino è impegnata con ben tre strutture che ne contano oltre cinquecento».
Perché una presenza maggiore nella nostra zona rispetto ad altre?
«Non è facile trovare le strutture adeguate per poter ospitare i migranti, e questo è un dato di fatto. Da noi abbiamo La Caravella a Riotorto (353 ospiti al 2023), l’Hotel Roma in centro (30, minori) e l’Hotel Falesia (163), al porto. In particolare, quest’ultima venne attivata nel momento immediato in cui in Ucraina scoppiò la guerra, sotto richiesta del prefetto, e capendo la situazione acconsentii immediatamente dandone la disponibilità. Oggi, però, quel Cas ospita anche altre nazionalità oltre agli ucraini. In più abbiamo i minori e altri 353 migranti alla Caravella, sul nostro territorio ma a due passi da Follonica e in mezzo a strutture turistiche».
La Caravella, peraltro, è all’asta (il 20 marzo 2025) in seguito a concordato preventivo della società.
Nell’aprile 2024 la struttura fu protagonista dell’operazione “Piedi scalzi” contro il caporalato. Ci furono 10 arresti.
«Ripensare a una distribuzione più equa»
«Le ragioni per cui allora vennero portati qui non si discutono – aggiunge il sindaco Ferrari -, sotto un’estrema urgenza e necessità ci siamo resi disponibili, tuttavia, oggi, si potrebbe ripensare una redistribuzione più equa tra i Cas presenti sul territorio e il numero dei migranti ospitati».
In effetti, rispetto a Livorno, i numeri sono alti.
«Lo sono, senza dubbio. Siamo noi a sostenere il massimo delle presenze. E anche se Livorno, lo dice spesso il sindaco Salvetti, si fa carico dell’accoglienza in porto, in realtà i migranti da loro restano solo poche ore, poi vengono trasferiti. Per la maggior parte qui da noi»
Il problema all’attenzione di prefetto e ministro
Che clima avete riscontrato di fronte a questa richiesta?
«Serietà e responsabilità sia da parte del prefetto Dionisi che del ministro Piantedosi. Abbiamo portato alla loro attenzione la realtà del nostro territorio e siamo felici che si siano resi disponibili per verificare se esista un’effettiva possibilità di redistribuzione».
Quale sarebbe il futuro di un Cas nel caso in cui i migranti venissero spostati?
«Direi quello di tornare ad essere ciò per cui erano stati edificati, ovvero delle strutture turistico ricettive. Il problema su cui vorremmo far riflettere è che da noi abbiamo un numero veramente alto di ospiti, rispetto al resto del territorio e in proporzione alla cittadinanza, per cui è difficile anche pensare di poter dare ai migranti delle effettive opportunità di qualche tipo».
«Se le strutture tornassero ad essere operative, sarebbe, invece, un modo concreto per poter riaccendere l’offerta turistica in zone che sono già contornate da altre realtà di questo tipo e che potrebbero procedere insieme verso un accrescimento economico del settore. Il fatto che comunque la nostra richiesta sia stata ascoltata e che il ministro e il prefetto verificheranno sul da farsi ci fa ben sperare che si stia procedendo verso la giusta strada per poter trovare la soluzione più idonea, equa e giusta per tutti».
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Collaboratrice di MaremmaOggi.Nel giornalismo non esistono sabati né domeniche, non c'è orario e neppure luogo. C'è passione, c'è talento. Il mio lavoro è il mio sorriso. Da sempre curiosa, amo il sapere: più apprendo più vorrei conoscere. Determinata o testarda? Dipende. Vivo di sogni e li realizzo tutti.
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