PIOMBINO. È piombinese, Daniele Criscuolo, l’assistente bagnante che, nella giornata del primo maggio, ha tentato, insieme ad altri colleghi presenti, il salvataggio del ragazzo di origini egiziane, mortoper annegamento nel lago dell’Accesa.
Alle sue spalle, Daniele ha una vasta esperienza come bagnino e come guida di mountain bike, con corsi di primo soccorso aggiornati anno per anno.
Un grido disperato, quello degli amici, che hanno cercato aiuto tra le persone che in un giorno di festa hanno approfittato del sole per una scampagnata alla ricerca di un po’ di refrigerio.
Il bagnino ricorda quei momenti, tra rabbia e dispiacere, ma con la consapevolezza di aver tentato l’impossibile. Impossibile, perché il diciassettenne era in condizioni già critiche. Sarebbe stato un miracolo se i bagnini che si trovavano per caso sul posto, fossero riusciti a rianimarlo.
Il tuffo senza ritorno

«Era una giornata tranquilla, mi trovavo lì con gli amici per festeggiare il primo maggio, quando nel primo pomeriggio abbiamo sentito delle urla e grida d’aiuto. L’ho capito subito che non era uno scherzo, ma qualcosa di serio – dice – Quell’attimo di tempo per realizzare che cosa stesse accadendo, ed ero già sul luogo in cui è stato fatto quel maledetto tuffo senza ritorno».
Quando Criscuolo è arrivato, il ragazzo era già stato trovato esanime sul fondale da un gruppo di coetanei che si è buttato nel lago per tentare di salvarlo. «Mi sono avvicinato per dare una mano e con gli altri bagnini presenti abbiamo effettuato a turno il massaggio cardiaco – dice ancora – Era in condizioni critiche, senza polso, senza respirazione e completamente incosciente».
Un miracolo che non è avvenuto
Se i bagnini che si sono dati da fare per salvare Saber Ahmed Mohamed, il diciassettenne che era insieme agli altri ragazzi del centro di accoglienza di Valpiana a trascorrere un pomeriggio di festa sul lago, ce l’avessero fatta, sarebbe stato un miracolo.
«Ci abbiamo provato. In quelle condizioni se fossimo riusciti a rianimarlo sarebbe stato un miracolo – dice ancora Criscuolo – Ci siamo attrezzati con quello che siamo riusciti a trovare sul campo. Aveva già la schiuma alla bocca, per cui una normale respirazione bocca a bocca non avrebbe permesso un’insufflazione sufficiente. Abbiamo utilizzato il tubo di un boccaglio di una delle persone che si trovavano al lago».
Un massaggio cardiaco che è durato oltre mezz’ora fino a quando è arrivata l’ambulanza.
Una serie di ritardi fatali
Saber Mohamed Ahmed sarebbe rimasto sommerso per cinque minuti. Un tempo infinito, per l’incidente che era avvenuto. Gli amici che erano con lui al lago non si sarebbero subito accorti che il giovane, che sapeva nuotare e faceva anche bei tuffi a differenze di quanto detto nei primi momenti concitati della tragedia, non era riemerso subito dall’ultimo tuffo.
«Da quello che ho potuto capire, neanche gli amici stessi si sono resi subito conto del grave pericolo che il ragazzo stava correndo. Oltre cinque minuti probabilmente il tempo che è rimasto sommerso. Gli amici erano con la loro educatrice e non parlavano italiano. C’è voluto del tempo affinché traducesse le loro parole e attivasse i soccorsi – dice ancora Criscuolo – Ma anche quello è stato un problema. Il telefono non prendeva, perché lì il segnale non c’è. Fortunatamente uno degli amici è riuscito a trovare un minimo di campo e ha allertato i soccorsi. L’operatrice del 118 è stata fondamentale per me e le altre tre persone che cercavamo di praticare la rianimazione. Ci ha dettato i tempi delle respirazioni, ci ha guidati e ci ha assistito al meglio. All’arrivo dei soccorsi, però, il ragazzo probabilmente era già deceduto. Ci siamo allontanati per dare spazio ai soccorritori, abbiamo fatto il possibile».
Criscuolo: «Che la sua morte non sia vana»
«Quello che mi sento di dire, dopo questa esperienza, è che la morte di questo ragazzo non sia stata vana. Ci sono persone che ogni anno frequentano quel lago e muoiono o rischiano di annegare e nessun bagnino è presente e questo perché non ci sono strutture e, dunque, il bagnino non serve».
Sulle sponde del lago, dov’è permessa la balneazione, ci sono i cartelli che segnalano l’assenza dell’assistente bagnante.
«Data la situazione e con l’esperienza che ho, dopo anni di questo lavoro – dice ancora Criscuolo – posso dire che un lago di quelle dimensioni, con l’affluenza turistica che attrae, dovrebbe avere sul posto almeno due bagnini che con il patino sorvegliassero l’intera area, questo almeno nelle ore di punta, dalle 10 alle 16. Credo che qualcosa si possa migliorare anche sul segnale. Anche a Cala Violina prima non c’era ma, io che sono una guida di mountain bike e che spesso vedo persone farsi male nei percorsi, so quanto è fondamentale riuscire ad attivare i soccorsi nell’immediato. Dopo tanto tempo e molte richieste, adesso, a Cala Violina il segnale c’è».
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Collaboratrice di MaremmaOggi.Nel giornalismo non esistono sabati né domeniche, non c'è orario e neppure luogo. C'è passione, c'è talento. Il mio lavoro è il mio sorriso. Da sempre curiosa, amo il sapere: più apprendo più vorrei conoscere. Determinata o testarda? Dipende. Vivo di sogni e li realizzo tutti.
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