FOLLONICA. Passato il frastuono del periodo pasquale e dei lunghi ponti che ci hanno traghettato nel mese di maggio, è arrivato il momento delle considerazioni.
Flop delle presenze
Considerazioni che arrivano dopo l’esame dei numeri ovviamente, anche perché nel frattempo sono arrivati dalla Regione Toscana i dati sulle le presenze del 2024, sebbene da considerarsi provvisori fino alla pubblicazione da parte di Istat. Dati che comprendono i flussi turistici basati sulla nazionalità, sia le peculiarità delle persone che lo scorso anno hanno deciso di passare le vacanze da noi.
Chi più di ogni altro ha il polso della situazione di Follonica e dell’intera provincia è il presidente della Federalberghi della Maremma e del Tirreno Maurizio Parrini.
Meno turisti al nord, più turisti al sud
Signor Parrini sono arrivati i dati ufficiali dello scorso anno, dati che confermano pienamente e forse di più, quello che già era emerso dalle strutture a fine stagione. La vostra categoria ha fatto il punto della situazione?
«Certo. La settimana scorsa abbiamo avuto la riunione del Consiglio direttivo, i cui componenti rappresentano la quasi totalità dei comuni dove ci sono i rappresentanti di tutti i Comuni. La situazione è presto detta: a Follonica 27% in meno di presenze, per lo più stranieri. Nella zona sud invece chi “ha fatto male” ha registrato le stesse presenze dell’anno prima, ma per la maggior parte degli associati il dato è positivo».
Quindi emerge una grossa disparità tra il nord e il sud della provincia. Per le zone interne invece?
«A quanto mi risulta gli agriturismi o i relais che ci sono nell’interno non hanno avuto problemi, il trend si è mantenuto su livelli positivi con l’eccezione di alcuni che hanno anche raddoppiato il dato, grazie sicuramente ad una maggiore capacità imprenditoriale e la capacità di aumentare e differenziare l’offerta».
Follonica, la grande crisi del turismo
Una fotografia abbastanza complessa della provincia. Detto questo, come avete analizzato la situazione che si è creata e soprattutto cosa ne è scaturito?
«In realtà non è scaturito niente di nuovo, se non la presa d’atto da parte di tutto il consiglio che nella zona nord della provincia e in particolar modo a Follonica, il settore turistico sta passando un periodo di forte crisi. Abbiamo anche focalizzato che in buona parte questo problema è presente là dove ci sono state amministrazioni assenti, distratte, poco inclini ad ascoltare, per i quali il settore non è mai stato valutato per quello che è davvero. Il lavoro dei comuni è indispensabile per creare una rete completa che coordini i servizi, l’accoglienza e l’immagine di un territorio o di una città, che a sua volta creano l’offerta di qualità da promuovere in Italia e all’estero. Qui tutto questo non c’è mai stato e ora ne paghiamo le conseguenze».
Cos’è che è cambiato a Follonica?
«I dati ce lo dicono chiaro: la città non è più attrattiva. La città non rientra più negli standard che oggi un turista qualsiasi cerca in una località per le vacanze. È sporca, è rumorosa, non ha servizi e non è organizzata. E questo perché il turismo non essendo mai stato un tema prioritario, è sempre rimasto il fanalino di coda degli interessi politici degli amministratori; l’interesse primario sono sempre state le lottizzazioni, al punto che non essendoci praticamente più niente su cui costruire, hanno pensato bene di trasformare i garage e i fondi commerciali per ricavarci dei buchi da affittare due mesi l’anno. Poco importa se questo ha contribuito in maniera indelebile ad uccidere anche il commercio di prossimità. Vede, il turismo è un argomento complesso, qui nessuno lo ho mai capito. Ne sono un esempio i vari incarichi dati nel corso degli anni: quasi mai è stato affidato il compito a qualcuno del mestiere, a qualcuno che ha studiato la materia. Finché la politica continuerà a fare scelte per tutte altre ragioni che non sono quelle della logica comune, non cambierà niente. È come se io per un posto da chef assumessi un ragioniere! Non avrebbe nessun senso, invece dalla politica si accetta».
Pochi negozi e pressi troppo alti
Il problema della crisi del commercio di prossimità però non è solo di Follonica..
«Verissimo. Ma Follonica è piccola, non è una grande città come Firenze dove comunque ci vai perché le attrazioni artistiche sono per lo più concentrate nel centro città. Qui è diverso, non c’è niente da vedere per le strade, se non i negozi che, prima di portarli a chiudere, dovevano essere aiutati innanzitutto creandogli intorno un ambiente gradevole, pulito, armonioso che invitasse le persone ad andarci e non il contrario. Invece le strade più belle, magari alberate e con grandi marciapiede, sono completamente da rifare viste le buche, i cestini rotti e i cassonetti dei rifiuti maleodoranti. Lei ci tornerebbe in un posto così? E con i prezzi di Follonica?».
Ecco, lei apre un altro piano di riflessione ed è quello dei prezzi che a Follonica non accennano a diminuire; potrebbe essere anche questo un motivo per cui molti si sono defilati?
«Sicuramente può aver fatto la sua parte però le dico che da quei dati regionali, ma soprattutto dai contatti intercorsi direttamente con i nostri associati, è emerso che le strutture dove si paga di più sono in crescita perché i servizi valgono la spesa mentre il prezzo alto ma un servizio mediocre o una location trascurata, i clienti li fa scappare. No, non ci sono dubbi, l’aver creato negli anni una località senza la minima lungimiranza e un po’ di sano orgoglio cittadino, ha portato a questo. Vige più l’anarchia delle regole, si respira in ogni momento e credetemi se dico che questa aria così “disinvolta” della città non attrae più nessuno. Sono altre le preferenze del turista medio, specialmente se è straniero».
«Investimenti, oppure si chiude»
Soluzioni ce ne sono ?
«C’è sempre una soluzione, solo che al momento non ne vediamo all’orizzonte; questo mi preoccupa perché potrebbe anche succedere che qualche struttura non ce la faccia a tenere aperto lavorando tre mesi l’anno. Sono tante le cose che sono cambiate negli ultimi anni, ma nessuno è in grado di capirlo e soprattutto gestirlo. Siamo soli e con il rischio vero di vederne chiudere qualcuna che, se non sarà schiacciata dai problemi di Follonica, lo sarà con l’avvento dell’intelligenza artificiale e dei nuovi modi di scegliere come, dove e quando fare le proprie vacanze. Per questo ci vogliono persone che sappiano di cosa si stiamo parlando».
Sì, questo è un argomento importante che magari riaffronteremo in un’altra occasione; ma intanto ci suggerisce che i Comuni forse dovranno anche investire di più se vogliono riappropriarsi di uno standard medio per una cittadina balneare ?
«Quello è sicuro. Senza investimento non si fa niente, ma noi intanto a Follonica con la tassa di soggiorno diamo al comune circa 700 mila euro, non è poco. Potrebbero, anzi, dovrebbero reinvestirli proprio in questo settore invece…».
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