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«Via il rigassificatore entro un anno e calcolo dei danni»

Il Comitato salute pubblica torna all’attacco e scrive ai sindaci del territorio e alla Regione: «Con la fusione di Set ogni giorno aumenta il rischio di proroga, chi ha straziato il territorio deve pagare»
Il rigassificatore in porto a Piombino
Il rigassificatore in porto a Piombino

PIOMBINO. A maggio avevano sollevato il pericolo che il rigassificatore potesse restare fino al 2046 nel porto di Piombino. Una previsione che chiaramente aveva fatto tuonare il Comitato per la salute dei cittadini, che aveva inviato una serie di lettere ai sindaci per chiedere conto dei tempi e dei modi previsti. 

Oggi, a distanza di un paio di settimane, i soci tornano all’attacco e si rivolgono di nuovo ai primi cittadini del territorio e alla Regione. Perché certezze, ancora, non ce ne sono. E il rischio che si superi – e anche di molto – la data limite del luglio 2026, non piace a chi sta lottando fin dall’inizio affinché il rigassificatore lasci la città dell’acciaio. 

Un solo padrone e una sola voce

È fermo, il Comitato salute pubblica, nella scelta fatta ormai da mesi e che non è mai cambiata. «Il Csp ha un solo padrone e una sola voce, quella dei suoi soci e dei cittadini che vogliono che il rigassificatore se ne vada, senza se e senza ma – dice il presidente Aldo Balzano – nei tempi stabiliti dalle stesse istituzioni che lo hanno collocato in un posto non idoneo e cioè entro luglio 2026. Che nessuno si permetta di dare interpretazioni diverse. La posizione è ferma e decisa, via il rigassificatore dal porto di Piombino».

Il timore del Comitato riguarda soprattutto la nascita della nuova società Snam Energy Terminals che rischia di far slittare in avanti la partenza della nave rigassificatrice. 

Appesi alla realizzazione del cantiere di Vado

Il 27 maggio, una settimana dopo che il Comitato era tornato alla carica, Snam ha fuso tutti i suoi terminal di gas naturale liquido sotto un unico marchio, “SET – Snam Energy Terminals”.

«Dentro ci finiscono la FSRU di Piombino, quella in arrivo a Ravenna, l’impianto a terra di Panigaglia e le partecipazioni nei rigassificatori di Livorno e Chioggia – dice ancora Balzano – Se SET consolida la rete GNL per trent’anni e i cantieri liguri non partono, il rischio di proroga oltre il 2026 sale ogni giorno. Quando un’azienda accorpa impianti in un pacchetto “di lungo corso”, è perché prevede di gestirli per decenni. A quel punto smontare l’ingranaggio diventa più complicato».

C’è poi la questione legata al sito alternativo in Liguria: i lavori per accogliere la nave a Vado Ligure non sono neppure partiti e l’Autorità per l’energia li ha definiti «diseconomici». «Con meno di tredici mesi utili – dice ancora Balzano – parlare di trasloco entro luglio 2026 è ormai retorica».

È questa situazione a sollevare i timori del Comitato. «Piombino oltretutto ha caratteristiche morfologiche e stradali che, in caso di evento avverso, non potrebbero consentire rapide ed efficaci operazioni di soccorso o, peggio, di fuga – aggiungono dal Comitato – Infatti, abbiamo una sola via d’uscita, la strada statale 398 “via Val di Cornia” che è l’unico collegamento tra porto, quartieri e strada statale Aurelia».

E aggiungono: «Se un incidente grave bloccasse quel varco, 35.000 persone resterebbero intrappolate. È inconcepibile che in uno stato civile si mettano a repentaglio le vite di migliaia di persone per una presunta emergenza che i fatti hanno smentito». 

Le richieste del comitato alle istituzioni

Il Comitato i è quindi di nuovo rivolto ai rappresentanti delle istituzioni. Ai sindaci, ai consiglieri comunali, alla Regione, per conoscere il futuro del rigassificatore. Dando anche una data precisa entro la quale rispondere, il 30 giugno 2025. 

Queste le richieste del comitato:

  • Quando e dove verrà spostata la nave; 
  • La Regione tuteli la salute e la sicurezza dei cittadini di Piombino;
  • Snam/Set rispettino le indicazioni del cronoprogramma per un puntuale allontanamento della nave dal porto.

No alle compensazioni

C’è un altro tema che il Comitato mette sul tavolo ed è quello delle compensazioni. «Non abbiamo mai chiesto e mai chiederemo la permanenza del rigassificatore in cambio delle compensazioni – dicono – Non si vende la salute e sicurezza dei cittadini. Ma neppure vogliamo che questo territorio sia visto come un territorio su cui speculare impunemente. Non si può non vedere i danni che il rigassificatore sta determinando alla collettività».

L’appello è alle istituzioni che devono «pretendere il rispetto del principio che chi procura un danno, non solo deve essere allontanato, ma deve pure pagare per il danno prodotto, in modo anche da essere da disincentivo a vedere Piombino come territorio su cui speculare impunemente. E per questo occorre un monitoraggio puntuale di tutte le emissioni in aria ed in mare ed una verifica dei possibili danni prodotti all’ambiente». 

Ad occuparsi della valutazione dei danni dovrebbero essere enti terzi certificati. «Siamo stanchi di aziende che devastano i territori e se vanno da incolpevoli – aggiungono – Da questo a dire che il Csp vuole le compensazioni in cambio della permanenza del rigassificatore oltre il 26 luglio ce ne corre parecchio. Pretendiamo rispetto a nome di tutti i Piombinesi. Pensare di fare passare tutto nel dimenticatoio, pensare che prima o poi i cittadini si abitueranno a questo mostro, è un errore. Non ci abitueremo mai. Noi continueremo incessanti a usare tutti gli strumenti democratici e legali perché finalmente i Piombinesi non siano trattati come cittadini di serie B».

 

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