PORTO SANTO STEFANO. Comunità santostefanese scioccata per la profanazione di Primo Wongher, un simbolo per tutta la comunità. Quello che è accaduto a Porto Santo Stefano è un gesto vergognoso, vile, criminale. Qualcuno ha infatti, nella notte fra lunedì 4 e martedì 5, ha spezzato la statua che rappresenta il primo cittadino di Monte Argentario a diventare sindaco nel dopoguerra. Statua piazzata da molto tempo nei giardinetti di fianco al municipio.
Monte Argentario ha dedicato anche una piazza al suo primo sindaco del dopoguerra.
Primo Wongher era stato eletto una prima volta, con il Partito Repubblicano Italiano, il 31 marzo 1946 ed era rimasto in carica per due mandati, fino al 10 giugno 1956.
Primo era nato a Porto Santo Stefano il 20 ottobre 1895, figlio di Emilio e di Adelaide Loffredo e fratello di Vittorio. Iscrittosi giovanissimo al Partito repubblicano, amministrò la Cooperativa portuale Nazario Sauro e fu eletto consigliere comunale a Monte Argentario già prima della seconda guerra mondiale.

Un oltraggio alla memoria
La profanazione della tomba di Primo Wongher, storico primo sindaco del dopoguerra di Monte Argentario, non è solo un atto di vandalismo. È un oltraggio alla memoria, alla storia e alla dignità di un’intera comunità.
Un gesto ignobile, che lascia senza parole e riempie di rabbia. Una ferita inferta non solo alla famiglia Wongher, ma a tutto il paese. Primo Wmgher non è stato solo un sindaco: è stato un simbolo della rinascita democratica, un uomo delle istituzioni, eletto nel momento più delicato della nostra storia, quando l’Italia cercava di rialzarsi dalle macerie della guerra e del fascismo e Porto Santo Stefano cercava di scrollarsi di dosso le macerie, le ferite ancora aperte, della guerra. Rappresentava l’impegno civile, la responsabilità, la speranza di una comunità che voleva guardare avanti.
Oggi quella memoria è stata calpestata, con una violenza che non può e non deve passare sotto silenzio. Si è profanato un luogo sacro. Si è colpita l’identità storica di Monte Argentario.
È vandalismo, sì. Ma è anche una forma di barbarie morale. E chi ha compiuto questo scempio deve essere identificato, perseguito e punito con il massimo rigore della legge.
Probabile che le telecamere della zona abbiano ripreso tutto, sulla vicenda indagano i carabinieri.
In un momento in cui i valori sembrano smarriti, servono risposte forti. Serve indignarsi, ma anche agire. Serve difendere la memoria, la storia, le radici. Perché chi non rispetta i morti, non ha rispetto neanche per i vivi. Monte Argentario non dimentica. E non accetta in silenzio.




