PIOMBINO. La sentenza del Tar sulla discarica di Rinascenza scatena lo scontro fra Piombino Domani e il sindaco Francesco Ferrari.
Piombino Domani parla di “teatrino” e punge Ferrari, dicendo che la sua è solo una battaglia di facciata. Ricordando che non è la prima volta che il Comune viene sconfitto in sede di giustizia amministrativa.
Ferrari replica, dicendo che è in corso di valutazione un possibile ricorso al Consiglio di Stato. E replica anche sul rigassificatore, chiarendo che la posizione forte del Comune è servita ad ottenere la limitazione a soli tre anni di permanenza.
Piombino Domani: «Il solito teatrino»
«Solo il solito teatrino – dicono -, Ferrari usa i contenziosi solo a scopo dimostrativo e per il suo consenso, utilizzando risorse pubbliche e facendo finta di contrastare processi nel concreto inevitabili».
«Perdere in giudizio per la terza volta e dare la colpa alla Regione – continuano -, facendo la vittima di situazioni create da altri è incommentabile, considerando tra l’altro che la Via è un atto tecnico e non politico».
La critica di Piombino Domani a Ferrari è che questi conduca una narrazione infarcita di contraddizioni e omissioni ingiustificate e non casuali. Un esempio sarebbe il procedimento di Via del 2019.
«Nel 2019, ad esempio, il procedimento di Via con la quale la Regione esprimeva parere positivo di compatibilità ambientale per il progetto di trattamento dei rifiuti da parte di Rimateria all’interno dell’area industriale, con l’apposizione di alcune prescrizioni che imponevano che la discarica LI53 e la nuova discarica di sormonto fossero destinate a ricevere solo rifiuti siderurgici, fu contestata da Ferrari e dall’allora assessore all’ambiente Bezzini, salvo poi dire oggi che va bene».
La sconfitta della Golar Tundra
«Un episodio che rievoca l’altra sonora sconfitta giudiziaria di circa un anno fa, relativa all’ennesimo ricorso intentato dal sindaco, questa volta contro la permanenza della Golar Tundra nel porto di Piombino. Anche in quel caso la sentenza emessa dal Tar del Lazio motivava il proprio rigetto al ricorso del Comune con l’infondatezza, scientifica e non solo, degli argomenti utilizzati dall’amministrazione comunale, condannando oltretutto l’ente al pagamento di 90mila euro di spese legali».
La discarica in mano a soggetti privati e senza controllo pubblico
«Oggi il sindaco afferma, infatti, di voler candidare Rinascenza nei tavoli ministeriali come soggetto privato adatto per le bonifiche, messa in sicurezza e trattamento dei rifiuti siderurgici. In pratica ciò che avrebbe potuto fare Rimateria viene portato avanti da un’azienda privata, Rinascenza Toscana, senza alcun controllo pubblico. Le contraddizioni si evidenziano bene anche leggendo la recente sentenza emessa dal Tar sui ricorsi del Comune».
«La realtà è che oggi, oltre ad aver speso ulteriori risorse pubbliche del tutto inutilmente, abbiamo un privato, Rinascenza Toscana, che agisce con lo stesso piano industriale di Rimateria nello stesso sito di discarica, senza che questo susciti particolari problemi o proteste».
Ferrari: «La discarica deve essere funzionale alle bonifiche e all’acciaio»
«Gli impegni presi con i cittadini per me valgono e valgono tanto – spiega Francesco Ferrari -. Sono diventato sindaco della città di Piombino nel 2019 anche per correggere gli errori madornali di chi mi aveva preceduto e di chi aveva pensato che Piombino dovesse diventare una città dei rifiuti. Allora come oggi, ritengo che la discarica abbia un solo possibile futuro che è quello dell’interesse della città, del risanamento ambientale e della produzione dell’acciaio».
«Mi opposi allora alla concessione della Via da parte della Regione Toscana, una via che fu sì concessa, ma almeno, grazie alle nostre posizioni, fu concessa per volumi inferiori rispetto a quei 2milioni e 850mila, e riconosceva, almeno parzialmente, un vincolo sulla tipologia del rifiuto, che era quello siderurgico e dei cumuli».
«È ovvio che nel momento in cui la Regione Toscana ha deciso di togliere quel vincolo, e consentire, dunque, al privato di conferire nei futuri volumi di discarica qualsiasi tipo di rifiuto, in questo modo, facciamo perdere la potenzialità di quella discarica di aiutare il risanamento e le bonifiche. Ecco perché mi sono opposto a quella modifica della via, nel procedimento amministrativo nella conferenza dei servizi ed ecco perché mi sono opposto anche davanti al Tar e perché stiamo valutando se fare ricorso al Consiglio di Stato».
«Abbiamo impedito che la Golar Tundra restasse 25 anni»
«Oggi rivendico quel ricorso, così come rivendico altre posizioni giudiziarie assunte, come quella contro il rigassificatore. Quella posizione e quella battaglia anche giudiziaria. Altri al posto nostro hanno dimostrato che non l’avrebbero mai fatta, e avrebbero fatto male, perché la città se c’è bisogno si difende anche con un ricorso. E non è stato inutile aver fatto quel ricorso, perché la sentenza del Tar aiuta. Se la città e il suo sindaco non si fossero posti fermamente in modo contrario al rigassificatore, probabilmente sarebbe stata sposata dall’allora Governo la posizione di Giani che aveva candidato Piombino per accogliere per 25 anni la Golar Tundra».
Discarica e controllo: «Niente di nuovo rispetto a prima»
«Lo statuto di Rimateria diceva che anche di fronte alla vendita del 60 per cento a privati, il soggetto pubblico aveva il potere di veto per il cambiamento del piano industriale. Quindi, se si voleva cambiare il piano i soggetti privati avrebbero dovuto avere necessariamente l’approvazione del pubblico. Quindi, in parte è vero. Allora il pubblico aveva un potere di veto e poteva in parte incidere sul piano industriale, ma in realtà non è così per due motivi. Uno, il piano industriale era già quello nefasto del raddoppio dei volumi di discarica con 2 milioni e 850mila metri cubi, quindi il Comune di Piombino non poteva cambiare il piano industriale, poteva solo impedire di cambiarlo ai privati, ma ai privati quel piano industriale andava benissimo».
«Secondo, se anche i privati avessero proposto di modificare il piano industriale, rinunciando al raddoppio dei volumi anche contro il loro interesse e a favore della città, se quella proposta fosse piaciuta al Comune di Piombino sarebbe stata approvata, altrimenti il Comune avrebbe dovuto liquidare i soci privati in base al valore economico delle quote. Cioè, il pubblico avrebbe dovuto pagare una somma che non era in grado di sostenere. Quindi, il controllo pubblico non c’era nemmeno allora. Con il fallimento della società è chiaro che arriva un soggetto privato e interviene, ma non c’è niente di nuovo rispetto a prima».
Autore
-
Collaboratrice di MaremmaOggi.Nel giornalismo non esistono sabati né domeniche, non c'è orario e neppure luogo. C'è passione, c'è talento. Il mio lavoro è il mio sorriso. Da sempre curiosa, amo il sapere: più apprendo più vorrei conoscere. Determinata o testarda? Dipende. Vivo di sogni e li realizzo tutti.
Visualizza tutti gli articoli