GROSSETO. L’avvocatura grossetana si stringe attorno ad Andrea Fabbri, il legale pestato sotto casa dopo aver rimproverato due ragazzi che stavano urinando contro un muro.
Il presidente del consiglio dell’ordine degli avvocati di Grosseto, Alessandro Oneto, ha diffuso una lunga nota per esprimere «piena solidarietà al collega, vittima di un grave episodio di violenza in conseguenza del suo impegno civico volto a stigmatizzare comportamenti illeciti o incivili».
«Ha difeso la libertà, come è compito di ogni avvocato»
Nella nota si sottolinea come l’avvocato Fabbri, anche in questa circostanza, «abbia assunto la posizione che compete ad ogni avvocato: difendere la libertà con ogni propria azione e in ogni sede».
Un principio sancito dal codice deontologico, che comprende «il diritto e la libertà di vivere in un luogo dove le regole di civile convivenza siano patrimonio comune e siano fatte osservare da chi ha il dovere di garantire le prime forme di libertà: l’incolumità personale, la possibilità di vivere tutto il territorio, perseguire il giusto e il bene».
L’intervento chirurgico dopo la frattura dell’orbita
Il collega grossetano, a seguito dell’aggressione, ha riportato la frattura dell’orbita oculare ed è stato sottoposto a un tempestivo intervento chirurgico per evitare di perdere la vista da un occhio.
«Processo giusto, non linciaggio»
Il presidente Oneto ha ribadito che «il responsabile di tale gesto, che non si è saputo prevenire, deve essere processato e non linciato. L’avvocato che lo difenderà avrà il dovere di assicurare il contraddittorio, il giusto processo e la giusta pena».
Allo stesso tempo, «l’avvocato di Andrea Fabbri avrà il dovere di garantirgli dignità e piena difesa, personale e patrimoniale».
«La responsabilità è personale, non dell’etnia»
Nella nota viene poi sottolineato come la responsabilità penale sia «sempre personale, come stabilisce la Costituzione, e non riconducibile all’etnia o alla cittadinanza dell’aggressore».
La responsabilità di evitare e combattere «il degrado umano e civico e l’abbandono del territorio» è invece compito «prima delle istituzioni e poi dei cittadini».
«L’avvocatura non si tirerà indietro»
«L’avvocatura – conclude Oneto – non si tira indietro e mai verrà meno, in ogni sede, alla sua ragione d’essere: difendere la libertà e i valori dell’umanità».
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