Assalto al portavalori, ecco chi sono gli arrestati | MaremmaOggi Skip to content

Assalto al portavalori, ecco chi sono gli arrestati

Per eliminare le prove della rapina, i banditi hanno dato alle fiamme i telefonini: in carcere 11 uomini, tutti sardi, fra 33 e 54 anni. Uno abita in Toscana: ha ospitato la banda arrivata dalla Sardegna
11 arrestati assalto portavalori
11 arrestati assalto portavalori

SAN VINCENZO. 11 arresti per la rapina al portavalori a San Vincenzo. L’operazione è in corso dalla notte di lunedì 19 maggio.

A finire in carcere sono Alberto Mura, 40 anni, di Ottana, Antonio Moni, 46 anni, domiciliato a Castelnuovo Val di Cecina, Francesco Palmas, 45 anni, di Jerzu, Francesco Rocca, 47 anni, di Orotelli, Franco Piras, 46 anni, di Bari Sardo, Giovanni Columbu, 40 anni, di Ollolai, Marco Sulis, 36 anni, domiciliato a Villagrande Strisaili, Nicola Fois, 33 anni, di Girasole, Renzo Cherchi, 39 anni, di Irgoli, Salvatore Campus, 51 anni, di Olzai Salvatore Giovanni Antonio Tilocca, 45 anni, di Ozieri.

Indagato a piede libero Antonio Stochino, 47 anni, di Arzana.

Uno soltanto, quindi, abitava in Toscana. 

Circa 300 i militari in azione, fra i quali i carabinieri del comando provinciale di Livorno, coadiuvati dall’arma territoriale competente e da Ros, Gruppo intervento speciale, 1° reggimento paracadutisti “Tuscania”, squadroni eliportati “Cacciatori Sardegna e Sicilia”, nuclei elicotteri di Pisa ed Elmas, Sos dei battaglioni Toscana e Sardegna, nucleo Cinofili di Firenze.

Arresti a Nuoro, Ogliastra, Pisa e Bologna

Stanno eseguendo dalle prime ore di questa mattina nelle province di Nuoro, nell’Ogliastra, a Pisa e Bologna, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere – emessa dal Gip del Tribunale di Livorno su richiesta della locale Procura della Repubblica – nei confronti di 11 soggetti, tutti di origini sarda e di età compresa tra i 33 e i 54 anni, ritenuti responsabili, a vario titolo ed in concorso tra loro, di rapina pluriaggravata, detenzione e porto in luogo pubblico di diverse armi da guerra, munizioni da guerra, esplosivo ed armi comuni da sparo nonché di furto pluriaggravato e ricettazione.

Indagini accurate e ordinanza

Il provvedimento è stato emesso a seguito di una complessa e tempestiva indagine condotta dal Nucleo Investigativo di Livorno a seguito del cruento assalto a due furgoni portavalori avvenuto il 28 marzo 2025 in pieno giorno sulla SS1 Aurelia nel comune di San Vincenzo, all’esito del quale un “commando” armato composto da soggetti travisati e dall’accento sardo si è impossessato di circa 3.000.000 di euro, dandosi alla fuga.

Le certosine indagini hanno consentito di accertare le relazioni e le rispettive attività svolte dagli indagati (alcuni esecutori materiali ed altri con funzioni di supporto), dimostratisi esperti nell’utilizzo di armi (anche da guerra) ed esplosivi, con attività preparatorie di mesi, la precostituzione di alibi e il reperimento di veicoli, oggetto di furto/rapina, utilizzati per bloccare il transito dei furgoni portavalori. 

Allevatori capaci di maneggiare armi da guerra

I rapinatori avevano rubato, già nel novembre 2024, i due suv Volvo utilizzati per l’assalto, sui quali avevano sostituito le targhe, risultate anche quelle rubate, oltre che con una terza auto rapinata sull’Aurelia, insieme alle armi delle guardie giurate.

Le indagini, sviluppate attraverso intercettazione e appostamenti, oltre che attraverso l’analisi di numerosissime telecamere di videosorveglianza pubblica e privata, hanno consentito di accertare le relazioni tra gli indagati, tutti italiani originari del nuorese di età compresa tra i 33 e i 54 anni, principalmente dediti all’attività di allevatori e coltivatori diretti, in gran parte specializzati nella commissione di rapine e nell’utilizzo di armi da guerra. 

Una banda capace di prepararsi per mesi, di precostituirsi alibi e di trovare i veicoli che sono stati rubati a Siena, utilizzati per bloccare il transito dei furgoni portavalori e dati alle fiamme. 

In pochissimi giorni, sono state recuperate, in zone particolarmente impervie e di difficile accesso della provincia pisana, le 3 autovetture utilizzate per la fuga.

Incastrati dal cellulare senza Internet

Importante è stato anche l’apporto dei militari del Ris. Le indagini hanno infatti consentito di sottoporre a Stub, analizzati dai carabinieri del Raggruppamento investigazioni scientifiche di Cagliari, due indagati, e di perquisire l’abitazione di un terzo indagato permettendo di recuperare, tra ceneri ancora calde di un fuoco, sono stati rinvenuti e repertati i resti di un telefono cellulare, un “burner phone” o “citofono”,  privo di collegamento Internet, risultato, a seguito delle indagini tecniche delegate al Ris di Roma dello stesso modello dei burner phone usati per coordinare l’azione dei rapinatori.

Sulla scorta delle indagini è stato possibile quindi accertare che i rapinatori erano partiti in maniera scaglionata dalla Sardegna, sbarcando in porti differenti nei giorni  prima della rapina ai portavalori, rientrando sull’isola all’indomani dell’evento in diversi scali marittimi. 

L’uomo che invece aveva fatto da palo, era rimasto per più di 3 ore dentro all’auto parcheggiata vicina alla rotonda di accesso all’Aurelia. Nel momento esatto in cui è partito il portavalori, ha avvisato i suoi complici con una telefonata. 

Il 54enne, che abita ormai da anni in provincia di Pisa, ha fornito ospitalità e sostegno logistico al resto della banda, permettendo loro di nascondere le due Volvo, e ospitandoli la notte successiva all’assalto. Poi, per nascondere le prove, aveva appiccato le fiamme

Tutti in carcere: ecco perché

Gli undici indagati per la rapina sono stati portati tutti in carcere. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Livorno ha infatti motivato questa decisione per il pericolo che la banda di rapinatori potesse agire di nuovo. Imponente la disponibilità di armi: la banda criminale è riuscita a mettere fuori gioco le guardie giurate che trasportavano i soldi delle pensioni, nonostante ciascuno di loro fosse armato.  

I banditi hanno anche dimostrato di essere capaci di organizzare un assalto fin nei minimi dettagli. A partire dal furto delle auto e fino all’attivazione delle utenze inserite nei “burner phone” utilizzati, solo per i 4 giorni strettamente a ridosso della rapina, per mantenere in nascosti i contatti in concomitanza con la commissione dei reati e con i numerosi sopralluoghi effettuati da alcuni degli indagati, arrivati dalla Sardegna nei vari mesi, e in diversi gruppi, per precostituirsi un alibi.

Alcuni di loro infatti, si sono fatti vedere in luoghi differenti rispetto alla rapina: ad una fiera in Umbria, ad esempio, o ad acquistare un macchinario agricolo in Emilia Romagna, alibi smentiti dalle indagini. 

Il sindaco Riccucci: «Grazie ai carabinieri»

Il sindaco di San Vincenzo, Paolo Riccucci, ringrazia i carabinieri.

«Ci tengo a ringraziare il comando provinciale dei carabinieri e tutte le forze dell’ordine intervenute, per l’arresto di 11 soggetti coinvolti nell’assalto al portavalori dello scorso 28 marzo a San Vincenzo».

«Il tempismo e l’accuratezza delle indagini, che hanno consentito di individuare in breve tempo i responsabili di quest’atto criminale m, è un segnale forte verso la criminalità organizzata».

«Un giorno drammatico per San Vincenzo, con scene da guerra e colpi di arma da fuoco e al di là del furto in sé la preoccupazione per cittadini e passanti fu enorme. Un giorno in cui la macchina dei soccorsi e dei volontari del paese si mosse con grande efficacia».

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