PIOMBINO. Il clima sul futuro dello stabilimento siderurgico torna a surriscaldarsi. In vista della convocazione al ministero del 24 novembre, il gruppo Camping Cig chiede risposte immediate: JSW deve presentare un piano industriale concreto e sottoscrivere l’Accordo di programma.
Gli attivisti parlano di una situazione «non più accettabile» e lanciano un appello diretto alle istituzioni: «Lo Stato deve riprendersi l’intero stabilimento per rilanciare la produzione di rotaie e non solo».
Camping Cig critica duramente anche la gestione della multinazionale indiana e l’assenza di garanzie sul piano di rilancio proposto da Metinvest, definito «critico» e dalla «realizzazione incerta».
Il fronte ambientale: troppe incognite sulla “36 ettari”
Il cuore delle contestazioni riguarda gli aspetti ambientali legati al progetto Metinvest. In particolare:
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verifica di assoggettabilità alla Via per il nuovo impianto: «Regione e Comune useranno la procedura ordinaria o una scorciatoia?»
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rimozione dei rifiuti Lucchini abbandonati sulla “36 ettari”: fattibile solo con fondi ancora da trovare
Il gruppo chiede chiarezza su decisioni e tempistiche: «Chi garantirà che le risorse necessarie arriveranno davvero?».
Padule da riempire, terre contaminate e rischio falda
Tante le preoccupazioni su impatti e sicurezza del territorio:
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9 ettari di padule da occupare con nuovi impianti e ferrovia
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360.000 metri cubi di materiali di riempimento, pari al volume di una discarica
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utilizzo di terre da scavo e demolizioni: «Saranno davvero idonee?»
Anche la Messa in sicurezza operativa (Miso) viene contestata: «Limitarsi a non aggravare il rischio non basta: bisogna ridurlo».
Il nodo più delicato resta quello delle fondazioni dei nuovi forni elettrici: migliaia di pali che raggiungeranno la falda profonda.
«“Verosimilmente” non significa “certamente” — afferma Camping Cig — e la falda superficiale è già contaminata da arsenico, cadmio, cromo VI e mercurio».
«Troppo pubblico, troppo poco privato»
Secondo il gruppo, gran parte delle operazioni di messa in sicurezza ricadrebbe sul settore pubblico, mentre l’impegno diretto di Metinvest sarebbe «minimo» e orientato a soluzioni come la tombatura delle aree critiche:
«Altro che bonifiche: vogliamo acciaio non per le armi e nel pieno rispetto dell’ambiente!».